Epilogo

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Da quando lo conosce, a Tancredi Mimmo è sempre sembrato una persona felice a comando. Socialmente, ecco. Se non è preoccupato o gli stai dicendo qualcosa di brutto, quando parla ha sempre un sorrisetto furbo sulle labbra. La battuta pronta. Ride facilmente, e fa anche ridere facilmente gli altri.

Non sorride se non interpellato, però. Quando nessuno lo guarda, e lui non guarda nessuno, si rabbuia, come se tirasse giù le persiane sugli occhi.

Questo di solito. Da quando è tornato Domenico Bruni, invece, è felice a tempo pieno. Gli entra sempre luce. Anche quando è per conto suo, e non sta succedendo nulla, sembra sempre che abbia appena ricevuto una bella notizia.

Sono passati sei mesi precisi da quella bella notizia — Tancredi si chiede se Mimmo stia contando, lui sì — e ancora sta così, quindi dev'essere cambiato qualcosa di fondamentale. Forse questo è il Mimmo vero, e Tancredi semplicemente non lo sapeva. Il pensiero è destabilizzante. Non dovrebbe esserlo — d'altronde, falsa identità o no, non è che Tancredi ci sia sempre stato. Però sapere che non avrebbe mai potuto provocargli lui quel tipo di felicità, nemmeno provandoci, rimane strano.

Sono passati sei mesi, comunque, e lui non è ancora riuscito a chiedere a Mimmo quello che deve chiedergli.

Deve non è la parola adatta. Vuole.

Vuole, anche se probabilmente farà la figura di merda più grande della tua vita, una di quelle dopo cui ti devi ritirare a vita privata.

Ci pensa da più di sei mesi, in realtà non sa nemmeno lui da quanto, ma avrebbe voluto aspettare che Mimmo finisse l'università. Avrebbe avuto più senso, Mimmo avrebbe potuto prendere una decisione più oculata, e soprattutto se la sarebbe potuta subito dare a gambe, se la risposta fosse stata il no che sicuramente sarà.

E Tancredi avrebbe avuto altri due anni. Magari qualcosa in più.

Ma Tancredi ha paura. Ci ha messo un po' ad ammetterlo anche a se stesso, ma ha paura che Mimmo se ne vada prima del tempo. L'ha visto, prima e dopo che è andato a Roma, e ha sentito i discorsi che fa con Simone, e a trasferire tre esami alla Sapienza non ci vuole nulla.

Se deve andare così, Tancredi deve strappare il cerotto. Non vuole lunghi discorsi e giustificazioni, né che Mimmo si senta in colpa. Soprattutto quello — non vuole che Mimmo stia male per colpa sua.

Ci ha pensato tutto il weekend, e ci ha provato lunedì. Mimmo l'ha anticipato, mostrandogli subito degli annunci di case in affitto. Ne sta cercando una con Simone, adesso che non è più nel programma.

Ti piace questa? Sta vicino all'università.

È piccola e un po' buia — non si capisce molto, ci sono poche foto. Non è male.

Ha detto Dante che quando ce ne piace una sale pure lui a vedere. Troppo bello se lo conosci.

Tancredi lunedì non gliel'ha più detto.

Poi in pausa pranzo è andato a vedere la casa lui. Non va bene, ci sono delle macchie inequivocabili di umidità sui muri che danno all'esterno, e comunque fanno solo il 4+4. Quando lo dice a Mimmo omette quest'ultimo dettaglio, per non parlare di quanto lungo vuole l'affitto.

Martedì ci ha riprovato.

Certo che — è stupido, è troppo ovvio, si farà scoprire — certo che, pensavo, in Una vita come tante...

Eh?

No, dico, è proprio un peccato. No? L'aveva pure — quello lì, Harold — si poteva rifare una vita, no? Jude. Nuovo cognome, la casa, la famiglia...

Il fato ci ha fatto (r)incontrare - Mimmo & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora