Uno

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Simone è bello. Mimmo già lo sa — da quando è venuto in possesso di un telefono, e poi un computer, non ha fatto altro che osservare Simone. Su Instagram, perché è l'unico social dove l'ha trovato. Sa che le persone della loro età Facebook non lo usano, ma si è trovato parecchie volte a cercarlo anche lì. Solo perché è più — interattivo. Magari Simone posta qualcosa di più che una foto di un paesaggio o di un graffito in romanaccio. Qualcosa che faccia capire a Mimmo come sta, per esempio. Ma non l'ha mai trovato, quindi ha imparato ad accontentarsi. E Dante Facebook lo usa, e ogni tanto tra qualche massima e qualche citazione posta delle foto fatte un po' a caso del figlio che studia, che Mimmo custodisce gelosamente in una cartella fatta apposta per lui.

Le foto delle lauree gli hanno provocato una gioia imparagonabile, seguita dallo sconforto di non poter essere lì, insieme a lui. Di non poter neanche mandargli un messaggio, anche solo per congratularsi. Simone ha preso 110 e lode tutte e due le volte, e sembrava felicissimo, stretto ai suoi genitori e ai suoi amici — qualcuno che Mimmo conosce e ricorda dalla scuola, altri nuovi. Mimmo si è sentito come quando è entrato nella sua stanza la prima volta. Costretto a osservare la vita di Simone da lontano, ma consapevole di doverla lasciare in quel modo lì: preziosa, felice — e per questo inattaccabile, almeno da lui. Così doveva rimanere, e se il prezzo da pagare era non interferire, allora Mimmo l'avrebbe felicemente pagato tutta la vita. Va bene così , si è ripetuto sempre. Almeno finché Simone è tranquillo, va bene così.

Nel frattempo Simone è cresciuto, e l'ha fatto senza Mimmo: dal vivo ha la barba più lunga dall'ultima foto che ha postato — una storia su un treno, in cui la faccia si vede solo per metà. Ora Mimmo sa dove era diretto — da lui . Nella sua stessa città. E ci rimarrà.

"Tancrè," sussurra Mimmo quando torna alla cassa. Posa il libro. Simone è rimasto in un angolo, a guardarsi intorno, e il cuore gli sta battendo a mille. "Ma quanto dura un dottorato?"

Tancredi alza le sopracciglia. Ignora la sua domanda. "Chi è quello lì?"

Mimmo è colto alla sprovvista. Deglutisce. "Uno."

" Uno ."

"Uno che conosco. Uno — di quando stavo a Roma." Tecnicamente non è una bugia, ma a Mimmo sembra che lo sia: Simone non può essere definito in quel modo, non può essere ridotto a quello e basta. Simone non è uno , Simone, se dovesse essere definito da una parte grammaticale, sarebbe l'articolo determinativo.

Tancredi sa poco o niente della sua vita di prima: sa che si chiama Nico -– Nico e basta — Chiari. Sa che è di una provincia napoletana indefinita. Sa che è stato in IPM a Napoli, e che per qualche mese l'avevano trasferito a Roma, e che lavorava nella biblioteca di una scuola e quando è uscito per buona condotta sapeva che voleva rimanere in mezzo ai libri. Non sa come si permette il monolocale in cui abita — e soprattutto come se l'è permesso prima di iniziare a lavorare — ma non gliel'ha mai chiesto. Non sa perché Mimmo non parla mai col professore di cui invece parla un sacco. Non sa perché si rabbuia ogni volta che Tancredi gli chiede perché non scende una volta a trovarlo. Gli farebbe piacere. O quando gli ha suggerito di invitarlo per il diploma.

Quando mi metto i soldi da parte, ha risposto Mimmo, anche se i Flixbus a volte costano anche meno di dieci euro. E poi che lo invito a fa', a festeggià che ho preso il diploma a ventidue anni?

Tancredi lo studia, poco convinto. Ogni volta che lo guarda così a Mimmo scende un brivido lungo la schiena. Non ha mai avuto un padre, ma immagina che ci si senta così quando fai le marachelle e non devi essere scoperto. "Dipende. Tre, quattro anni."

Tre, quattro anni. E Simone l'aveva appena iniziato. Quindi — se Simone voleva — Mimmo si è perso le prime due lauree, ma può esserci alla terza. Forse nelle foto no. Deve chiedere. Non in quelle che Simone pubblicherà, ma — comunque può tenersene una Mimmo, se a Simone non dà fastidio. Metterla da qualche parte in casa. Sul comodino, vicino al letto. Si accorge che non ha risposto, e che Tancredi lo sta ancora fissando. "Faccio io in cassa mo'. Grazie."

Il fato ci ha fatto (r)incontrare - Mimmo & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora