Ovviamente non è la prima volta che in sei anni Mimmo vede una coppia gay — o che una coppia gay entra in libreria. Eppure questi due si ritrova a fissarli. Uno è basso, ha i capelli decolorati e gli orecchini a cerchio. Indossa una giacca di pelle marrone, vintage, e sotto un cardigan — un abbinamento che Mimmo non si sarebbe mai sognato, eppure su di lui funziona. Ha i jeans scoloriti, o forse sono fatti apposta così. Non è molto aggiornato sulle mode del momento.
L'altro è alto, magro, con il naso lungo e i capelli scuri — a Mimmo ricorda quell'attore che fa Doctor Who, come si chiama, quello bono? — e sta sorridendo mentre il primo gli parla di qualcosa.
La prima cosa che Mimmo nota di loro come coppia è che sono disinvolti, che si muovono uno a passo dell'altro, come se lo facessero da sempre, o come se non ci fossero persone intorno. Gli ricordano lui e Simone nei pochi giorni che avevano avuto a disposizione, anche se poi era andato tutto male. Eppure anche solo baciarlo in mezzo a Roma era stato facile.
"Non fissare, è maleducazione," gli arriva la voce di Tancredi alle sue spalle, in un sussurro stizzito.
Mimmo sussulta e distoglie lo sguardo. "Non stavo fissando," lascia che gli occhi gli cadano sulla cassa.
"Sì, invece." Una pausa. "A parte che passi per omofobo."
"Non sono omofobo."
"Vorrei vedere."
Mimmo lo guarda. "Stavo pensando a una cosa. Non c'entra che sono gay."
Tancredi lo guarda, pure, come se aspettasse che finisse la frase. "Beh? Che cosa?"
"Che quello sembra — quell'attore di Doctor Who, hai presente?"
"Eh, quale, son tanti." Tancredi sbuffa, scocciato, quando capisce che gli tocca girarsi a guardare. Osserva i tipi per un po', poi indica il bruno, che per fortuna è di spalle. Maleducazione, appunto. "Coso, lì, Tennant," conclude.
"Tennant! Bravo." Mimmo lo indica. Forse questa è la sua occasione. "Bono," commenta. Quando l'aveva visto la prima volta gli aveva ricordato Simone. Soprattutto gli occhi, enormi e dolci, della stessa sfumatura di marrone. "No?"
Tancredi immediatamente si irrigidisce. "Che ne so," dichiara, perentorio.
"Come che ne sai," Mimmo non sa se sta cercando di fare coming out o sta cercando di farlo fare a Tancredi. "A me piaceva."
"E che vuoi da me?"
"Niente." Che palle.
La conversazione sembra finita lì. Tancredi torna ai conti, Mimmo al catalogo. Poi, dal niente, "ma stai bene?"
Mimmo alza lo sguardo e gira la testa in modo robotico. "Io? Io sì, benissimo."
"Dai."
"Che è."
Tancredi chiude il libro dei conti. Brutto segno. "Sei strano."
"Perché ho detto che Tennant è bono?"
"No." Far capire le battute a Tancredi, anzi, fargli capire che sono battute, è più difficile di fare il postino per Molosso. "Vabbè, se c'è — cioè, se hai — qualcosa, me lo puoi dire."
"Non c'ho niente. Volevo —" Mimmo si rigira le dita. Si appoggia col gomito alla cassa e poi alza una spalla. Non riesce a finire la frase perché non sa neanche lui cosa vuole: vorrebbe parlare di questa cosa di Simone — di quanto è bello che si sono ritrovati, che lo vuole vedere sempre, che sta sempre a controllare se gli scrive e ora finalmente può vedergli le storie dal suo profilo e non da siti strani. "Parlare," butta fuori alla fine.
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Il fato ci ha fatto (r)incontrare - Mimmo & Simone
Teen Fiction"Mi aspetti?" Simone non ha fatto altro.