Cinque anni prima
Alla fine di quell'anno, quando Mimmo si accorge che Tancredi ha girato la pagina del calendario e Dicembre è arrivato di nuovo, deve solo tirare un sospiro di sollievo. Avrebbe dovuto notare che stava arrivando Natale dalla ghirlanda che Tancredi ha appeso fuori, ma non ci ha fatto caso. Il processo è finito — lui si è dovuto prendere dei giorni per testimoniare — e le vacanze stanno arrivando. È il 13 e non ha fatto neanche l'albero: d'altronde, non ha regali da metterci sotto. Ma non vede l'ora di starsene al caldo, rannicchiato sul divano. I termosifoni in libreria si sono rotti la settimana scorsa e il tecnico deve ancora venirne a capo: Mimmo ha sempre freddo ed è costretto a tenersi il cappotto anche dentro. Si è comprato anche un paio di guanti.
Non sa come passa il Natale Tancredi. Sta cercando di evitare l'argomento: per quanto ironico, ha scoperto che gli viene difficile dirgli bugie, mentirgli spudoratamente. È stato un casino ogni volta che doveva andare a testimoniare. Non vuole fargli pena, ma non crede di essere in grado di orchestrare una bugia che stia in piedi. Tancredi lo sa che è solo.
Quel giorno sta facendo l'inventario per ordinare i nuovi libri a gennaio e Tancredi non smette di girargli intorno. Mimmo alza lo sguardo quando gli passa dietro per l'ennesima volta. "Ma che tieni oggi?"
"Io?"
"No, il fantasma formaggino."
Tancredi lo ignora. Sbircia il foglio che ha in mano e gli fa un'altra passeggiatina intorno. Poi, "che fai a Natale?"
Oilloc. Mimmo lo guarda in faccia per un attimo e deve dichiarare resa. Alza le spalle. "Niente."
"Come niente?" Ma dalla voce non sembra sorpreso.
Mimmo fa un mezzo sorriso. "E che devo fa', devo anda' a festeggia' in prigione co' mia mamma?"
"In effetti."
"Poi mi compro un pandoro."
"Un pandoro?"
"Eh, così sento l'atmosfera."
"Mmh," fa Tancredi, scettico. "Preferisco il panettone."
Mimmo fa una risatina. "Non ti facevo tipo da uvetta."
"La tolgo."
"Giusto." Ma Tancredi rimane là. "Posso continuare, hai finito?"
"Come sei sgarbato."
"Non voglio battere la fiacca," lo cita, imitando un po' l'accento milanese.
"Bravo, stai imparando." Tancredi se ne va. Passa qualche minuto, e dallo scaffale dietro, Mimmo lo sente dire, "comunque se vuoi puoi venire con me."
Questo Mimmo non se l'era aspettato. Alza la testa dal foglio e la gira verso di lui. Non lo sta guardando, come se non avesse detto nulla. "Dove."
Tancredi alza le spalle. "A Milano."
"Vai a Milano?"
"Sì. Dai miei."
"Ah." Mimmo è colto alla sprovvista. Sa che Tancredi ha due fratelli, e che quello maschio ha due figli piccoli. Si immagina il trambusto, ma anche tutta una famiglia che non si vede da tanto tempo, e lui lì, in mezzo a loro. Fuori posto. Lui che non c'entra niente, il commesso diciannovenne strano senza famiglia e senza amici che lo zio si è portato appresso 'sto Natale per fare un'opera di bene. "No, ma io — io che c'entro?"
Tancredi farfuglia qualcosa senza senso e fa un gesto vago con la mano verso di lui. "Tu — mi aiuti."
"Ti aiuto." Ripete lui. Non sta capendo.
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Il fato ci ha fatto (r)incontrare - Mimmo & Simone
Teen Fiction"Mi aspetti?" Simone non ha fatto altro.