Capitolo XIV

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Annie-Lynn Sarah Cavendish non era mai stata una donna impulsiva, o meglio, non lo era più da diversi anni, eppure mai prima di quel momento si era sentita così irrequieta dal non far niente. Da più di un'ora non sapeva cosa diavolo stava succedendo dentro a quella stanza e sentiva che presto sarebbe impazzita. Lei doveva sapere. Doveva sapere come stava Henry, non poteva perdere anche lui. Non poteva.

«Si può sapere cosa sta succedendo lì dentro? Nessuno mi ha ancora informato!» Berciò contro la porta chiusa dello studio personale del duca. Il medico di Sua Grazia era stato chiamato nel momento in cui Henry aveva messo piede a Windsor House e da più di tre ore era chiuso nelle sue stanze private al piano terra. Nessuno si era degnato di dare informazioni a Lady Lynn, nonostante la perseverante e caparbia insistenza della donna. Anche lei era stata medicata e la sua ferita alla tempia era stata suturata e disinfettata dall'infermiera che era giunta insieme al medico di Sua Grazia, per poi sparire anche lei all'interno dello studio del duca senza più uscire da un'ora a quella parte. I peggiori pensieri si erano annidati nella mente di Annie-Lynn e oramai non riusciva più a fare altro che non fosse pensare al peggio. Le bambine, grazie al cielo, erano con la bambinaia in giardino prima ancora che loro rientrassero con il signor Cross e, per ora, non si erano ancora fatte vedere. Probabilmente, la buona anima del signor Bennet, aveva già avvisato tutta la servitù e allertato le giuste orecchie affinché le bambine stessero il più lontano possibile dalla casa, almeno per qualche ora.

«Cosa sta succedendo?» Il signor Murphy, oramai, compariva sempre nei momenti meno opportuni, Lady Lynn ne era più che certa. Con un abito da giorno e un sorriso sardonico in volto, pareva il ritratto della pace nel mondo.
«Hanno ferito il duca, ecco cosa sta succedendo! Ma voi dove siete stato fino ad ora?!» Berciò di nuovo la donna, sbottando dopo il lungo periodo di silenzio e muta osservazione che si era presa prima di aprire bocca. Pure la servitù si era dileguata in fretta, tanto era pericoloso stare accanto alla contessa in quel momento. La frenesia del non sapere, la stava logorando istante dopo istante, senza darle tregua. L'espressione sul viso del signor Murphy cambiò in un secondo.
«Henry mi aveva pregato di tenere un profilo basso e così ho fatto. » Si scusò prontamente Thomas, sentendosi colpevole più del dovuto, mentre si accingeva ad accomodarsi nella poltrona di fronte a quella in cui già sedeva compita Lynn.

La contessa alzò gli occhi al cielo a quella risposta e fulminò il suo interlocutore senza troppe cerimonie. Era oltremodo ovvio che il signor Murphy non fosse in grado di tenere un profilo basso se lasciato completamente libero al suo stato brado, per cui era ovvio che sotto vi fosse dell'altro.
«Ero rinchiuso nel terzo piano dall'ala ovest della casa, Milady. Ci sono moltissime stanze lì con cui intrattenersi...» Thomas si corresse in fretta, lasciando però la frase in sospeso. Lo sguardo della contessa non gli era piaciuto affatto, si era sentito tremendamente in colpa. 
«Non voglio sapere altro.» Lynn avrebbe preferito di gran lunga rimanere all'oscuro di determinati dettagli in quel momento, aveva ben altro a cui pensare. La sua irritazione era così alta che avrebbe potuto commettere una strage.
«E voi cosa vi siete fatta?» Lo sguardo curioso del signor Murphy era diretto alla medicazione che la contessa aveva sulla tempia.

Ad interromperli ci pensò un trambusto improvviso, proveniente direttamente dall'ingresso della dimora che era a qualche stanza di distanza dal signor Murphy e lady Lynn, ma che fu sufficientemente alto per essere sentito in tutto il pian terreno.
«Cosa sta succedendo qui? Perché mi avete fatto chiamare?» La voce squillante e melodiosa che nessuno avrebbe mai potuto eguagliare del contabile e avvocato della famiglia, irruppe nella quiete domestica. Lady Lynn scattò di nuovo in piedi e caracollò all'ingresso dal nuovo ospite.
«Signor Payne cosa ci fate qui pure voi?» L'accoglienza di certo non era stata delle migliori, ma dallo sguardo della contessa il signor Payne parve capire più di quanto era stato detto, complice anche la fasciatura che la donna aveva in bella vista.
«Mi è giunta una lettera da parte del maggiordomo personale di Sua Grazia, mi chiedeva di presentarmi subito qui.» Il signor Payne porse alla contessa suddetta lettera, mentre uno strano intorpidimento lo avvolgeva. Sperava proprio che non si trattasse di nulla di grave, anche se la speranza stava iniziando a scemare repentinamente.

Milady - Asso di cuoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora