Prologo

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5 maggio 1825

Era solo l'alba quando la giovane lady Annie Lynn Sarah Cavendish si destò dal sonno. Aveva passato una notte burrascosa a causa dei suoi frequenti incubi. Sebbene la tisana rilassante che la cuoca Margaret le aveva preparato avesse dato i suoi risultati, il sonno aveva comunque tardato ad arrivare, rendendola ancora più irrequieta del dovuto.

Annie Lynn si alzò dal letto, scostando delicatamente le lenzuola di lino bianco. Faceva caldo, pur essendo solo ai primi maggio. La campagna inglese, fuori dalla finestra della sua camera da notte, splendeva verdeggiante, illuminata dai primi raggi rossastri di sole mattutino. Indossò la vestaglia da camera e si accinse ad uscire dalla stanza per chiamare la sua dama di compagnia. Aveva bisogno di Beth per vestirsi, da sola non sarebbe riuscita ad indossare quell'odioso e pomposo abito che la stava aspettando alla toeletta, almeno dalla sera prima.

Annie Lynn, per tutti i suoi cari solo Lynn, aveva venticinque anni ed era considerata dalla società londinese come una delle zitelle più rinomate e impertinenti di tutta la città, nonché un esempio da non seguire mai in fatto di matrimonio, ma una vera leggenda in fatto di moda. La sua lingua lunga, aveva ricevuto la lode di gentiluomini, anche nei dibattiti meno opportuni per il gentil sesso. Benché il suo titolo nobiliare di nascita e il suo cognome importante le permettessero di infischiarsene delle regole, la giovane Lynn aveva compreso da poco che non sempre si può fare davvero ciò che si vuole nella vita.

Era sola al mondo già da due anni ormai. I suoi amati genitori erano stati trovati morti nella loro camera da letto, alla veneranda età di settant'anni suo padre e di cinquantatré anni sua madre. Il motivo della loro dipartita era ancora ignoto. Avevano sempre fatto tutto insieme Carl e Rose Cavendish. Erano conti, eppure alla loro morte, Lynn era ancora la contessina. Titolo nobiliare, denaro, maestose ville o meno, lei era sempre e solo stata una lady, come tante altre donne prima di lei dopotutto. Senza un uomo al suo fianco che avrebbe potuto governare le proprietà, lei rimaneva solo una donna dal sangue nobile, con possedimenti e dote, come molte altre sue coetanee.

Beth raggiunse la camera da letto della sua signora, ancor prima che questa mettesse un piede fuori dalla sua stanza. Del resto ella conosceva la sua lady meglio di quanto la diretta interessata pensasse.
«Milady buongiorno.» Elizabeth, per la padrona di casa Beth, era quanto di più simile ad un'amica Lynn avesse mai avuto. Sempre composta e con mai un ciuffo fuori posto, Beth era l'ombra vivente della contessa Annie Lynn.
«Buongiorno Beth. Avete dormito bene?» Da quanto il conte e la contessa erano deceduti, tutti gli amici di famiglia si erano velocemente dissolti nell'aria, lasciando la giovane rampolla senza una mano amica ad aiutarla. Era sola al mondo, ad esclusione della servitù della sua casa.

L'aristocrazia aveva così guadagnato un posto davvero basso nell'animo della giovane Lynn. Seppur inferiore per rango, la servitù della enorme casa di campagna, appena fuori Londra, dei Cavendish era diventata la nuova famiglia di Annie Lynn. Per una donna che come lei mai prima aveva dovuto occuparsi di finanze, conti, numeri e quant'altro, la morte di entrambi i genitori aveva provocato un grande cambiamento nella vita della piccola Cavendish. Abituata a trascorrere le giornate a studiare l'arte, la musica, il cucito, la storia e la poesia, si era ritrovata in poco tempo ad occuparsi di finanza, economia e politica, argomenti che fin dalla sua nascita le avevano detto non si addicessero alla mente poco sagace di una donna.
«Non troppo milady. Voi?» Beth sorrise alla sua signora, prima di chiudersi alle spalle la porta della camera da letto della contessina.
«Anche io non troppo bene.» Il sorriso appena accennato che comparve sulle labbra della lady, fece capire alla dama di compagnia che quella conversazione era terminata. Meglio mettersi al lavoro.

Pettinò con cura la lunga chioma castana di Lynn, senza tralasciare neanche una ciocca. Quei capelli lunghi, leggermente mossi e setosi erano l'orgoglio personale di Beth. Grazie a lei e alle sue cure premurose erano sempre lucenti e morbidi. Erano di un castano scuro, tendente però al mogano se illuminato dal sole. Un colore piuttosto singolare di quei tempi. Intrecciò la chioma in una lunga treccia, per poi acconciarla e creare un gioco di intrecci e ciocche ribelli qua e là, affinché gli occhi rari color pervinca della sua signora fossero messi in risalto. Passò poi alla cura del viso della contessina, pizzicando le guance e cancellando le occhiaie con la sua preziosa cipria, proveniente dalla bella Italia. Elizabeth fece poi alzare la sua signora e l'aiutò ad indossare l'abito che aveva preparato per lei la sera precedente. Aveva lo stesso colore dei suoi occhi.

Milady - Asso di cuoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora