Capitolo II

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29 aprile 1820

Henry non poteva credere ai suoi occhi. Anche in quel momento, mentre stringeva tra le sue braccia il corpo ormai senza vita di sua moglie, non poteva credere che tutto quello stesse capitando proprio a lui. Si era tolta la vita. La luce dei suoi occhi, la musa delle sue giornate, la ragione per cui era ancora vivo, si era tolta la vita... La crisi post parto della loro secondo genita, aveva fatto ai suoi nervi l'impensabile. Due gravidanze in un lasso di tempo così breve, avevano segnato la fine della tranquillità mentale, già precaria, della duchessa di Kent.

La sua Georgiana si era tolta la vita. Ancora non riusciva a crederci...

Henry aveva trascorso le ore successive a quella tragica scoperta, rinchiuso nel suo studio, intento ad autocommiserarsi con quel buon whisky che gli era stato regalato qualche mese addietro, sicuramente da qualcuno di importante che voleva entrare nelle sue grazie per raggiungere i favori della corona. Non ne voleva sapere di tornare nella sua camera da letto, quella che fino alla notte prima aveva condiviso con sua moglie. Un conato di vomito gli raggiunse la gola al solo pensiero. Ancora non lo credeva possibile... Dio come poteva farlo? Georgiana si era tolta la vita! Più questa frase rimbombava nella sua mente, più Henry faticava a crederlo possibile. Come aveva potuto permettere che accadesse? Lui che non perdeva di vista mai nulla, si era lasciato ingannare dall'apparente benessere di sua moglie. Non avrebbe mai più creduto alle parole di nessuna donna. Non si sarebbe mai più fidato.

Lo aveva lasciato solo al mondo, con una bambina di due anni e una ancora in fasce, nata solo da qualche settimana. La mente del duca rimbombava continuamente, torturandolo su ciò che avrebbe potuto fare per prevedere quel tragico epilogo. La verità era che lui non avrebbe mai potuto prevedere nulla, avrebbe solo dovuto essere più presente. La vita di sua moglie gli era scivolata tra le mani senza che se ne rendesse conto ed ora, tutto quello che poteva fare per non impazzire era mettersi al lavoro. Avrebbe dovuto assumere immediatamente una balia e una tutrice. Non c'era tempo da perdere. Non più.

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5 maggio 1825

Il signor Payne, avvocato di Henry Windsor da un paio di anni, aveva organizzato per quel pomeriggio un incontro con una rinomata tutrice di Londra. O almeno questo era quanto il signor Payne aveva detto a Sua Grazia il duca. Il duca di Kent viveva ormai nell'angoscia costante da quel lontano giorno di novembre di anni addietro. L'unica gioia era rappresentata dalle sue due bellissime bambine di cinque e sette anni.

«Vostra Grazia è arrivato il signor Payne con un'ospite per voi.» Dawson Bennet era il maggiordomo del duca e uno delle poche persone di cui egli aveva piena e assoluta fiducia. Uno dei pochi eletti che era nelle grazie di quell'uomo misterioso, tenebroso e terribilmente potente.
«Fai accomodare i nostri ospiti nel mio studio Dawson. Io arrivo subito, grazie.» Henry Charles III di Windsor, duca di Kent da decenni, era perso ad osservare i panorama che si estendeva fuori dalla finestra del salottino privato delle sue figlie, immerso come sempre nella miriade di pensieri opprimenti che inondavano la sua mente. La balia, seduta compita accanto alle due pesti, seguiva ogni loro gesto passo passo, aiutandole e consigliandole in modo eccellente. Tuttavia ormai era giunto il momento anche per le piccole di casa Windsor di abbandonare la fanciullezza e iniziare ad apprendere la vita vera.
«Come desiderate, Vostra Grazia.» Il signor Bennet fece esattamente come il suo padrone gli aveva ordinato di fare, facendo accomodare gli ospiti nello studio personale del duca. Qualche attimo più tardi i due ospiti furono raggiunti dal duca in persona.

Entrando nello studio del duca, Annie-Lynn aveva notato subito l'armonia dell'arredo, in perfetta sintonia con lo stile architettonico esterno ed interno, per quel poco che aveva potuto vedere, della dimora. Una delle più grandi passioni della contessina era infatti l'architettura: dai templi dell'antica Grecia a quelli di Roma, dalle case nobili Medievali alle infinite chiese presenti in tutto il mondo. L'architettura l'affascinava e la stregava da che ne aveva memoria, rendendo meraviglioso ai suoi occhi tutto ciò che vi apparteneva.

Milady - Asso di cuoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora