Capitolo V

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28 maggio 1825

L'ansia per ciò che quell'uomo, comparso dal nulla, aveva rivelato così su due piedi, si era palesata più di una volta nel quieto animo della contessina di casa Cavendish da quel giorno. Non c'era che dire, da quando aveva iniziato il suo impiego come tutrice per le due future duchesse, la sua vita aveva subito un drastico cambiamento a cui lei, suo malgrado, non era affatto preparata. Anche se, dopo tutto quel trambusto, non poteva dire che le dispiacesse in realtà quello stravolgimento del tutto inaspettato.

«Milady volete che vi faccia preparare nuovamente un tè?» Beth era stata attenta a ogni minimo movimento compiuto quella mattina dalla padrona di casa, allertata dallo strano temperamento che ella aveva mostrato sin da quando si era svegliata quella mattina. Era accaduto nuovamente qualcosa, ne era certa, nulla sfuggiva al suo occhi attento ed esperto!
«No Beth, va bene così. Grazie.» Lynn si limitò a parlare, senza lasciare che ciò che aveva detto raggiungesse anche il suo viso, come era solita fare.
«Ma, mia signora, è freddo oramai...» A quelle parole la contessina alzò il viso di scatto, puntando i suoi occhi pervinca, del tutto confusi e sorpresi, sulla figura della sua fidata Beth.
«Oh... Che sbadata, non me ne ero resa conto Beth...» Mormorò con un tono di voce che, in tutti quegli anni di ligio servizio, Elizabeth non aveva mai sentito uscire dalla bocca della contessina Cavendish.
«Fa lo stesso mia cara, non ti crucciare. Non ne ho più voglia oramai.» Notando il silenzio prolungato della sua dama di compagnia, Annie-Lynn agitò un poco la mano in aria, come a voler scacciare una mosca inesistente. Era la seconda volta in pochi minuti che evitava lo sguardo di Beth.

Con passo lento e tremolante, la padrona di casa si ritirò nella sua camera da notte, senza avvisare e senza richiedere l'aiuto di Beth, come era invece solita fare. La dama di compagnia restò spiazzata da quel comportamento e, nonostante provasse emozioni contrastanti, si decise a lasciare da sola la contessa. Forse aveva solo bisogno di riflettere un poco in solitudine e nella tranquillità della sua camera da letto. D'altro canto nessuno tranne la diretta interessata poteva sapere che da quando aveva lasciato l'abitazione di Sua Grazia il duca di Kent, la contessina aveva avuto un brutto presentimento a farle da compagnia. Nonostante fossero già passati diversi giorni dalla prima visita del signor Murphy, l'animo della donna non riusciva a darsi pace, anche dopo aver rivisto il signor Murphy per la seconda e la terza volta nel giro di pochi giorni. Annie-Lynn infatti sentiva dentro di sé che qualcosa, in tutta quella scabrosa faccenda, non quadrava. Il signor Murphy si era presentato in modo educato e a tratti impeccabile, considerati i trascorsi con il duca, forse era lecito dire addirittura fin troppo bene. Tuttavia, ogni cosa era ben presto mutata. Le si era gelato il sangue nelle vene quando aveva udito la parola omicidio e, da quel momento in poi, non era più riuscita a non pensarci. Come poteva un uomo per bene come le era apparso essere il signor Murphy essere finito in un così brutto pasticcio?

Annie-Lynn non riusciva a prendere sonno, tanti erano i pensieri che le vorticavano per la mente. Quella mattina era infatti tornato a fare visita a Sua Grazia il duca, proprio il signor Murphy per la quarta volta e qualcosa si era mosso nell'animo della contessina. La sua indole era dedita ai pettegolezzi, per cui le sue orecchie erano sempre state ben vigili a captare qualsiasi tipo di informazione e non le era mai giunta notizia di un gesto simile, compiuto da un uomo della nobiltà. O forse il misfatto in questione era accaduto dopo che il signor Murphy aveva perso il suo titolo nobiliare? Vi erano così tante domande, forse addirittura troppe e la contessa non riusciva a trovare un modo per sistemare il garbuglio che era divenuta la sua mente. Solo dopo una buona mezz'ora passata a riflettere, si costrinse a chiudere gli occhi e cercare di prendere sonno. Aveva bisogno di riposare, altrimenti il giorno seguente non sarebbe stata in grado di gestire al meglio le figlie del duca.

Era ormai notte fonda quando lady Annie-Lynn sentì suonare bruscamente al portone principale della sua casa. I passi frettolosi del signor White arrivarono subito dopo, così come un leggero vociare che la spinse a destarsi del tutto dal sonno leggero in cui si era assopita a fatica poco prima. Un rapido e leggero bussare alla porta della sua camera, fu il segnale definitivo che qualcosa di grave era appena successo.
«Vieni pure Beth.» La dama di compagnia della contessa, entrò alla velocità della luce nella stanza, lasciando vagare lo sguardo ovunque tranne che sulla padrona di casa.
«Milady sono costernata per aver interrotto il vostro riposo.» Furono le prime parole di Beth, miste a una leggera ansia che Annie-Lynn captò immediatamente e a un pronunciato affanno dovuto alla corsa fatta, seguite subito da un profondo inchino.
«Beth finiscila, ci conosciamo da anni e lo so perfettamente che tu non mi disturbi mai senza un valido motivo. Per cui parla pure liberamente.» Lynn indossò la vestaglia da notte, poi si avvicinò all'unica persona che poteva definire anche amica e le prese le mani tra le sue, per farla alzare dal suo inchino. Le due donne si guardarono per qualche istante negli occhi, fino a quando quella di rango inferiore non si decise a prendere nuovamente parola.
«Sua Grazia il duca è qui e desidera parlare urgentemente con voi.» Beth era certa che qualunque fosse l'argomento in questione, la sua padrona avrebbe fatto tutto il possibile per aiutare il duca. Lo sapeva lei e lo sapeva anche la contessa di casa Cavendish. Non appena aveva visto il duca di Kent, aveva capito che anche lui era afflitto dallo stesso tormento che aveva perseguitato la sua padrona nelle settimane precedenti.

Milady - Asso di cuoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora