Capitolo XII

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Su di lui e sul suo passato si sapeva poco e niente, in giro per Londra, ma il Signor Cross aveva un compito importante da svolgere e lo avrebbe portato a termine come sempre. Scoprire quanto più possibile sull'uomo peggiore che aveva mai incontrato era ormai una questione estremamente personale.

Il marchese di Greenwald era livido dalla rabbia quel giorno. Il suo piano che credeva essere oltremodo perfetto, era crollato a picco in uno schiocco di dita e lo aveva fatto nel peggiore dei modi. Si era sgretolato sotto ai suoi occhi, rivelando l'essenza delle sua fragilità, per di più senza che lui se ne rendesse conto. Tutto per colpa di quella donna testarda come un mulo!

Lui aveva sempre ottenuto tutto ciò desiderava nella su vita e, in un modo o in un altro, avrebbe anche ottenuto la mano di Lady Annie-Lynn Cavendish. Ci sarebbe voluto altro tempo, era ovvio, ma ci sarebbe riuscito. Si era spinto fin troppo oltre per avere solo per sé quella donna, per potersi fermare ora. Nemmeno la morte dei conti consorti Cavendish aveva fatto ricredere la contessina dall'accettare la sua mano. Era risaputo in tutta Londra quanto furba fosse lady Lynn, nessuno tuttavia sapeva anche quanto fosse tremendamente testarda. Aveva ucciso per lei e lo avrebbe rifatto eccome, se ciò avesse significato avere la sua mano! Era troppo bella, troppo intelligente, troppo succulenta per non averla. Doveva essere sua! Sua soltanto!

L'occhio del signor Cross raramente sbagliava e, in quel preciso istante, era più che certo che stesse osservando un qualcosa di completamente esagerato e ripugnante anche per i suoi standard. Per anni era stato agli ordini di quel viscido topo di fogna, ma non gli era mai piaciuto davvero il motivo per cui gli chiedeva di fare ciò che gli chiedeva di fare. Eppure, finché il marchese aveva sborsato fior di quattrini per fargli commettere tutti quei reati a lui era andato più che bene, la sua coscienza era rimasta sempre intatta. Il gioco aveva iniziato a non piacergli più come un tempo quando, il signor Cross, aveva avuto l'occasione e l'immenso piacere di conoscere di persona Lady Cavendish. I modi, l'eleganza, lo sguardo dritto all'anima e le parole che ella aveva avuto nel rivolgersi a lui, avevano destabilizzato quella cieca obbedienza che il signor Cross aveva avuto, fino a quel momento, nei confronti del Marchese di Greenwald. Perché accanirsi così tanto verso una donna come lei? Perché volerla ad ogni costo?

«Mio signore temo che non sia più vivo.» Un servitore si azzardò a parlare, gelando completamente gli animi degli altri servi presenti. Il Marchese di Greenwald era una persona particolare, sinistra, se non addirittura inquietante, una di quelle che in un gergo meno dedito all'etichetta si definiva addirittura sadica.
«Taci cane!» Berciò il marchese, trucidando con lo sguardo il servo che aveva osato parlare. L'uomo che il marchese stava seviziando e torturando da almeno una settimana non aveva mai aperto bocca, non si era mai lasciato sfuggire alcuna informazione, provocando solo il malumore del suo carnefice. La cieca devozione che il signor Cross aveva letto negli occhi dell'uomo nei confronti della contessa Cavendish, andava ben oltre ciò che il marchese poteva infliggergli.

«Ha ragione. Il tuo prezioso prigioniero è morto Greenwald. Non hai più nessuno da poter ricattare per avere altre informazioni su di lei.» La lingua del signor Cross fu lesta a parlare, ancor più di quanto egli stesso pensava. Quel povero uomo meritava una sepoltura dignitosa e lui gliel'avrebbe data.
«Dovrai trovarmi un altro servitore da torturare. Io devo sapere cosa nasconde quella donna.» Il marchese di Greenwald non si scompose più di tanto all'accusa esplicita del suo fedele mercenario, non sapeva infatti ancora fino a che punto egli si sarebbe spinto.
«Io non ti troverò più nessuno.» Il signor Cross inchiodò il marchese con lo sguardo. Non era da lui prendere iniziative così importanti da un momento all'altro, ma si era stancato. Lo sguardo scettico e svogliato del marchese fece innervosire ancora di più il signor Cross.
«Prego?» Il viso prima scocciato e severo, ma rilassato divenne in un lampo livido di rabbia. Il marchese non era abituato a sentirsi dire di no, soprattutto da un suo sottoposto, ma a tutto c'è sempre una prima volta ed era quindi quello il suo turno.
«Ho chiuso con questa roba. Tu sei un pazzo e un malato di mente se pensi che quella donna debba nascondere qualcosa di losco per non volerti al suo fianco.» Era veleno puro ciò che arricchiva quelle spietate e vere parole, ma non era ancora abbastanza. Il signor Cross sapeva che lo squilibrato dinnanzi a lui non si sarebbe arreso, senza prima avanzare potenti minacce, anche nei suoi confronti.

Milady - Asso di cuoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora