Capitolo 13

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Arrivammo a Los Angeles in anticipo e Axel era lì che ci aspettava con la sua auto.

Quella di Sebastian era già lì dato che l'aveva lasciata in aereoporto prima di partire.

«Ci vediamo domani, riposati» disse Grace dandomi un bacio sulla fronte.

«Riposati anche tu»
«Sisi» disse sventolando una mano in aria e poi salimmo tutti in macchina.

Appena arrivammo a casa, non ebbi neanche il tempo di aprire la porta che Matt mi saltò addosso.

«MAMMINA!» lo abbracciai forte e mi venne da piangere.

Gli poggiai le mani sul viso
«Come stai piccolino» mi sorrise e poi si scostò.

«Guarda cos'ho fatto» corse a prendere qualcosa sul tavolo e poi me lo portò.

Erano disegni
«Ma che belli»
«Guarda questo» aveva disegnato noi due insieme e aveva anche scritto il mio nome.

Da quando sapeva scrivere?
«Ma sei stato bravissimo piccolo» gli strobicciai i capelli
«Mi sei mancata» tornò ad abbracciarmi e ricambiai la stretta chiudendo gli occhi.

Non sapevo quello che aveva visto quel giorno, dato che Ava stava leggermente davanti a me, non sapevo se aveva avuto paura, ma sicuramente, l'importante era che ora stava bene.

«E a papà non lo saluti?» si voltò verso Liam e scosse la testa.

«Voglio a mamma» disse imbronciato
«Ma tu guarda» rispose Liam e risi.

Più tardi, andammo tutti a riposare, anche perché mia madre l'indomani sarebbe dovuta tornare in Irlanda.

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Pov ~Liam~
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«Sto arrivando dammi un attimo» dissi a telefono mentre Denise non mi diede un attimo di tregua.

Approfittai che in casa stessero tutti dormendo per andare al casinò.

Odiavo quel posto, odiavo quella donna e odiavo le persone che frequentavano quel posto.

Ma non potevo farci nulla, in realtà non era neanche compito mio fare quello che stavo facendo, ma erano arrivati a me e dovevo proteggere la mia famiglia.

Dopo la morte di Amelia, rimasero tutti i suoi debiti che avrebbe dovuto pagare ma passarono ai suoi genitori, dopo il decesso di codesti, non sapendo più a chi si dovessero riferire, venni contattato io e non potei tirarmi indietro.

Appena arrivai, scesi dall'auto e mi diressi nell'ufficio di Denise.

«Finalmente, ce n'è hai messo di tempo» sospirai
«Questi sono i soldi che vi doveva, niente di più e niente di meno, adesso non rompetemi più il cazzo» dissi poggiando la busta con i soldi sul suo tavolo.

Lei l'aprì e iniziò a contarli.

«Hai fretta?» chiese notando il mio nervosismo
«Si»
«Allora mi dispiace per te» sospirai e aspettai che finisse di contare.

«Non è la somma giusta, era più alta Carter, dovresti saperlo»
«Che cazzo stai dicendo, erano 3500, riconta bene ti sarai sbagliata» rise
«Ti sbagli, erano 4500, lo sai che più tempo passa, più il debito da saldare diventa alto?» strinsi un pugno.

Era sempre così, ogni volta aggiungeva qualcosa, ogni santissima volta, il circolo non finiva più
«Pensi di fregarmi facendo così vero? Dovevo portarti il resto dei soldi entro un mese, altrimenti il debito sarebbe salito, ne sono benissimamente a conoscenza, ma non è ancora passato un mese e sono perfettamente in tempo» lei contrasse la mascella.

Avevo ragione io.

«Liam, non puoi manipolare un manipolatore, lo sai» lo sapevo benissimo.

«Non ti sto affatto manipolando, è la verità, se non ci credi, ho la registrazione, data, orario e consegna» dissi afferrando il registratore dalla tasca.

Avevo imparato dalla ricciolina ormai.

Gli feci sentire tutte le nostre conversazioni e sgranò gli occhi.

«Con questo potrei anche andare dalla polizia e denunciarti, ma non lo farò, a patto che tu non mi rompa più il cazzo con i tuoi stupidi giochetti» deglutì.

«Sai chi è passato di qui qualche settimana fa...» aggrottai la fronte
«Grace Davis, il nome ti è familiare?» sgranai gli occhi.

Grace? Come poteva lei frequentare quel posto, certo, una volta lo faceva, ma adesso...

«Stai bleffando»
«Nono, ho anch'io la registrazione se non mi credi eh» e che cazzo ci era stata a fare lì.

«È molto simpatica devo dire» si leccò le labbra e aggrottai la fronte
«Che vorresti dire»
«Mi seccherebbe rovinargli la reputazione facendo circolare dei suoi video in giro... Capisci a me quali» ghignò ed io la fissai con astio
«Dove vuoi andare a parare ora»
«Portami altri 1000 Carter, entro una settimana ed io eliminerò tutto davanti a te, oltre a lasciarti in pace. Che dici, si può fare?» mi aveva fregato di nuovo.

«Chi mi dice che tu abbia dei video su di lei» sarebbe stata capace di fregarmi, quindi sarebbe stato meglio accertarmi che effettivamente li avesse quei video
«Ah, non mi credi quindi, bene» tornò a sedersi dietro la scrivania e accese il pc.

Mi mostrò tutto e c'ero anch'io.

Ma erano filmati vecchi, anche nel privé del night club dove lavorava, ma chi ci aveva messo quelle telecamere, io mi ricordavo di spegnerle ogni volta.

E soprattutto solo tre di noi sapevano di quel posto.

«Chiudi non voglio vedere un cazzo» dissi sbattendo un pugno sulla scrivania.

Quello stronzo di Cameron, ero sicuro che fosse stata tutta opera sua.

«1000 Denise, gli ultimi soldi che vedrai cacciare dalle mie tasche in vita tua» li cacciai direttamente dal portafoglio sbattendoli sulla scrivania e lei mi guardò sbalordita.

«Abbiamo chiuso in fretta vedo»
«Ora elimina, immediatamente, così non avrai il tempo di farne delle copie, no?» rise, avevo capito il suo gioco.

Mi aveva dato una settimana di tempo semplicemente per salvare i video in una cartella e cancellare una falsa davanti a me, adesso non avrebbe potuto più farlo.

«D'accordo hai vinto Carter» li cancellò tutti, uno ad uno.

«A mai più Ramos» dissi uscendo e sbattendo la porta.

Non avevo neanche intenzione di parlare con Cameron, non avrei più voluto rivedere quel figlio di puttana.

Tornai in auto e tirai un respiro di sollievo.

Dovevo parlarne con Grace però, prima o poi.

Accelerai per le strade di Los Angeles e alzai il volume della musica.

Il telefono squillò e lo afferrai.

Era Grace, decisi di non rispondere, nessuno sapeva che ero uscito e neanche lei avrebbe dovuto saperlo.

Appena arrivai, trovai Charlotte fuori a fumare.

Cazzo.

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𝐃𝐨𝐧'𝐭 𝐲𝐨𝐮 𝐥𝐨𝐯𝐞 𝐝𝐚𝐧𝐠𝐞𝐫? 𝐈 𝐲𝐚𝐬 (𝑺𝑬𝑸𝑼𝑬𝑳)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora