𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝟏𝟖

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9 gennaio 2022

VALERIO

L'ultimo giorno delle vacanze natalizie lo avevo passato a dare l'antitarme e lucidare il legno della poltrona che stavo restaurando a tempo perso ormai da qualche mese. Nel frattempo, avevo trovato un elegante tessuto damascato color verde petrolio con decorazioni floreali in oro che si adattava perfettamente al legno chiaro della struttura. Una volta che l'avessi tagliato dandogli la forma della seduta, avrei solo dovuto cucirlo e completare l'opera. Mi venne in mente quando Filippo aveva detto che, almeno una volta, avremmo dovuto scoparci sopra. Per quanto l'avessi rinforzata, però, non credevo che avrebbe resistito a un attacco simile... al massimo, sarebbe stata comoda per un pompino.

Controllai l'ora e vidi che erano già le cinque del pomeriggio. Tra mezz'ora il piccolo demonio sarebbe piombato in casa mia con la minaccia del "dobbiamo parlare" che mi aveva scritto per messaggio ormai una settimana prima, appena tornato dalla sua vacanza sulla neve.

Purtroppo, subito dopo Capodanno, ero andato a rifugiarmi a casa dei miei genitori, che erano stati ben felici di viziarmi e coccolarmi come solo loro sapevano fare, ed ero rientrato a Genova solo la sera prima. In quei giorni passati in paese, mi ero dedicato intensamente allo studio, uscendo solo qualche volta dopo cena per una birra con Camilla e Christian. Cercavo di tenermi costantemente impegnato, perché quando la mia mente si sgomberava viaggiava in un'unica direzione: la discussione con Samu a casa di Luca.

Speravo che il fatto di non averlo più né visto né sentito da quella sera, avrebbe attenuato quelle nuove sensazioni contrastanti che erano nate dentro di me, ma la verità era che, al contrario, sembravano rafforzarsi ogni giorno di più. Quando ero uscito dalla stanza, dopo che lui aveva avuto l'ultima parola, avevo scoperto che aveva lasciato la festa senza quasi salutare nessuno, a parte Daniela con la quale si era raccomandato di accompagnare a casa una Margherita sbronza e ancora incazzata.

Doveva essersi astenuto dal raccontarle quello che era successo tra di noi, perché non mi aveva fatto alcuna domanda che mi avrebbe senz'altro messo in difficolta. Perché cosa era successo esattamente? Mi aveva fatto la ramanzina dandomi del vigliacco, mentre io bramavo solo di atterrarlo sul materasso e baciarlo ovunque. Cosa aveva innescato quel desiderio improvviso? Era successo nel momento in cui lo avevo placcato contro la porta. Il mio corpo aveva appena sfiorato il suo e avevo potuto vedere la pelle d'oca rizzargli i peli del collo. Com'era stato il suo respiro in quel breve istante? Regolare? Accelerato? E il battito del suo cuore? Avrei tanto voluto saperlo.

"Io non sono confuso... Non sarò l'ennesima tacca sulla tua cintura..."

Le sue parole mi risuonarono nella mente.

Perché avrebbe dovuto preoccuparsi di questo se fosse stato davvero etero? Eppure, la sua religione non accettava l'omosessualità, e lui era molto credente.

Troppe domande, nessuna risposta. Da una parte avrei desiderato avere la possibilità di torchiarlo ancora, ma dall'altra ero frenato dal mio stupido orgoglio. Forse, però, avrei potuto sfruttare qualcuno di più vicino a lui per scoprire cosa stesse passando per quella sua bella testolina.

***

«Dobbiamo parlare»

«Almeno un ciao potresti dirmelo. Non ci vediamo da quasi un mese.»

«Ciao, Vale. Dobbiamo parlare. Meglio così?»

«Sì, mi pare un po' più da persona educata. Entra dai.»

Quando aprii la porta, trovai un Fil che sembrava più nervoso del solito. Se ne stava dritto come un soldatino e con le mani che sfregavano l'una sull'altra come a volerle scaldare. Era avvolto in uno sciarpone a righe e aveva un cappellino di lana che gli lasciavano scoperti solo i suoi bellissimi occhi verdi e una spruzzata di lentiggini.

Sunrise (You're my... vol. 1 - BoyXBoy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora