𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝟑𝟔

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15 luglio 2022

SAMUELE

Alla fine, continuavo a essere in punizione.

Per ovvie ragioni, non volevo dire ai miei genitori chi stessi frequentando ma allo stesso tempo non volevo più mentirgli cercando una ragazza di copertura solo per poter continuare a uscire. Ero sicuro che Daniela mi avrebbe retto il gioco – a Margherita non avrei mai osato chiederlo – ma sarei stato un ipocrita a comportarmi nella stessa maniera che avevo sempre rinfacciato a Valerio. La storia di lui e Benny, alla fine, era servita solo a incasinargli ulteriormente la vita e non aveva portato a nessun vantaggio.

Il problema, però, era che di conseguenza non vedevo Vale da due settimane e chissà per quanto tempo ancora sarebbe andata avanti così. Non ero recluso in casa, ma avevo il permesso di uscire solo per questioni necessarie, tipo lavorare, il volontariato e gli allenamenti di tennis. Studiavo a casa da solo, collegandomi via Teams con i ragazzi che si riunivano in università, e avrei avuto l'ultimo esame della sessione solo a fine mese. Era una situazione ridicola, neanche a dodici anni i miei mi avevano mai messo in castigo e trovavo assurdo che lo facessero adesso che ne avevo venti. Ma come dicevano sempre "finché vivrete sotto questo tetto, dovrete rispettare le regole della casa". Anche quelle senza senso.

Per fortuna, io e Vale ci scrivevamo e chiamavamo tutti i giorni o sarei impazzito senza sentire almeno la sua voce.

Mi mancava come l'aria.

Mi ero abituato a respirare il suo odore che riempiva i miei polmoni come se fosse ossigeno.

Mi ero abituato ad avere almeno un lembo della sua pelle sempre a contatto con la mia, e quando non c'era sentivo un prurito come se fosse un arto fantasma.

Valerio stava diventando un'estensione di me, ma non potevo permettermi di stare così male in sua assenza, non era sano, indipendentemente dal fatto che quello fosse un allontanamento forzato. E poi stavamo parlando di appena un paio di settimane! Come avrei fatto quando...

«Samu! Muoviti, dobbiamo andare!»

Michele spalancò la porta di camera nostra con una furia che mi fece sobbalzare dal letto per lo spavento.

«Ma sei matto per caso? Mi hai fatto prendere un colpo.»

«Ti ho chiamato tre volte, sei sordo? Io sono pronto, intanto vado a tirare fuori la macchina, ma guidi tu.»

Quel giorno, avevo capito che possedere una sola macchina in una famiglia da otto si era rivelata una strategia fallimentare. Mio fratello Gabriele, infatti, sarebbe dovuto tornare ieri con un volo su Genova, mentre Ari ed Ema tornavano oggi arrivando, però, a Malpensa. Solo che il volo del mio fratello maggiore era stato cancellato e lo avevano spostato al giorno successivo, così, alla fine, i miei avevano preso in prestito la macchina dei vicini e con Rachele erano partiti in mattinata per recuperare i gemelli, mentre io e Mic saremmo andati a prendere Gabri.

Mi vestii di corsa e scesi in strada ricordandomi a malapena di chiudere casa. La macchina era già in moto, lasciata in folle da mio fratello che si era seduto dal lato passeggero.

Mentre guidavo, tornai a perdermi nei miei pensieri ma Michele, purtroppo, era uno a cui il silenzio non piaceva proprio.

«Ti manca?»

Ecco che riattacca.

«La tua ragazza, intendo.»

Sbuffai spazientito perché sapevo che avrebbe continuato così fino all'aeroporto, ma cercai di non cedere.

«Perché non vuoi dirmi chi sia? Capisco tu lo tenga nascosto a mamma e papà... ma io pensavo di meritare la tua fiducia.»

«È complicato.» Borbottai.

Sunrise (You're my... vol. 1 - BoyXBoy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora