𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝟐 - 𝒑𝒂𝒓𝒕𝒆 𝟏

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29 settembre 2021

VALERIO

Ero sceso giù in piazzetta per fare colazione insieme a Lucia e Benedetta, due mie compagne di corso che non vedevo dall'ultimo esame dato quest'estate.  Il secondo modulo di scienze delle costruzioni era stato davvero un macigno e me lo stavo trascinando dal secondo anno. Al quarto tentativo, avevo iniziato ad avere i nervi a fior di pelle ma per fortuna le ragazze mi avevano dato una mano pazzesca nello studio. Quando il prof aveva pronunciato "ventuno", avevo esultato come fosse stato un trenta all'ultimo esame prima della laurea.

Lucia era una ragazza secca e dal viso affilato. Aveva i capelli castani dritti come spaghetti, che teneva legati in una coda di cavallo, e due occhi azzurri troppo grandi per il suo volto. Era graziosa ma troppo spigolosa per i miei gusti.
Preferivo le ragazze un po' più morbide e con le curve nei punti giusti, come Benedetta, con la quale infatti scambiavo occasionalmente una sveltina senza impegno, apprezzando che riuscissimo a tener separata la nostra amicizia da quello che facevamo in intimità.

Erano due ragazze simpatiche e sempre disponibili per un'uscita organizzata all'ultimo momento. Entrambe erano studentesse fuoricorso e condividevano un piccolo bilocale nella zona della Foce. Lucia si era trasferita a Genova da Taranto, mentre Benedetta era di La Spezia, che per noi genovesi faceva già parte della Toscana.

«Ma che fai? Inzuppi la focaccia nel cappuccino? Guarda quanto unto che galleggia in quella tazza!» Lucia aveva un'aria schifata e si meritò una mia occhiataccia, perché non era possibile che dopo quasi quattro anni in questa città non avesse ancora capito che quella era la tipica colazione genovese. E non c'era proprio niente da discutere.

«Belin! Tu sei proprio la classica foresta [1] che parla senza sapere. Prova questa delizia una volta per tutte e vedremo se continuerai a fare quella faccia disgustata.»

Le allungai la mia tazza, ma lei continuava a guardarla con sospetto e non sembrava molto tentata di accettare l'offerta.

«Luci, se vuoi avere la minima chance di portarti a letto Valerio, devi superare tutti i test del buon genovese. E vedi di fare pure un'espressione entusiasta, o non la farai franca» la sfidò Benny.

Lucia arrossì indispettita per essere stata messa in imbarazzo dall'amica, anche se non ci voleva un genio per capire che si sarebbe fatta volentieri un giretto su di me. Purtroppo per lei, però, non mi sarei infilato tra le sue gambe manco avesse decantato la focaccia nel cappuccio sulle note di De André.

Senza farsi intimidire, prese coraggiosamente il pezzo di focaccia e lo pucciò [2] nella tazza, lo portò alle labbra con un gesto che nella sua testa voleva essere seducente e lo assaggiò.

«Cazzo, ma è squisita! – ammise - Non ci avrei scommesso un centesimo.»

«Io invece ne avrei scommessi mille sapendo di vincere – ribattei - e sapete che noi genovesi giochiamo solo sulle partite sicure».
Me lo menavano sempre con questa storia che avevamo il braccino corto ed eravamo tirchi. Era un luogo comune ma, come tutti, aveva un fondo di verità. Senza dubbio, non ci piaceva sprecare palanche [3] inutilmente e, personalmente, tenevo bene i conti mensili per essere sicuro di non sforare i vari budget che mi ero imposto.

Per smentire la diceria, offrii la colazione e le salutai. Parevano deluse perché speravano facessi una passeggiata con loro, ma volevo trascorrere il pomeriggio a imbastire il restauro di una vecchia poltroncina che avevo acquistato in un negozio dell'antiquariato qua nei caruggi e non potevo perdere troppo tempo. Nel pomeriggio avrei avuto il mio appuntamento con Filippo ed ero impaziente di rincontrarlo dopo tanto tempo.

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FILIPPO

Sunrise (You're my... vol. 1 - BoyXBoy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora