23//don't say goodbye (c.s + j.wy)

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Era arrivato il giorno in cui avrebbero dovuto scegliere: la vita o il sacrificio.
Avevano passato giorni interi a scappare, trovare un nascondiglio dopo l'altro perché succedeva che venivano scovati e dunque si ritrovavano punto e a capo.
Hongjoong, il leader, si scervellava in ogni momento tranquillo che riusciva ad avere pur di mettere in atto un piano che salvasse la vita a lui ed ai suoi sette compagni, ma sembrava un obiettivo impossibile da raggiungere, il governo era sempre un passo avanti ed ogni qualvolta che lui e San - il suo braccio destro - riuscivano a trovare una svolta, ecco che venivano travolti dall'ennesimo attacco.
Ne avevano abbastanza di vivere per sopravvivere.
Dicevano che la speranza fosse l'ultima a morire ma forse era giunto anche il suo momento, almeno nel caso in cui neanche il piano di quella sera fosse andato in porto.
Hongjoong e San li avevano radunati tutti nella stanza centrale del nascondiglio in cui si rifugiavano dal mattino del giorno stesso per poter spiegare al resto del gruppo il piano che sarebbe stato messo in atto alla prossima alba.
I due stavano al centro, gli altri sei li contornavano. Tutti avevano le braccia conserte a parte uno, che batteva ripetutamente un piede a terra e si torturava insistentemente le dita delle mani, le une con le altre.
Non smetteva di tenere gli occhi fissi su San, le sue sopracciglia erano piegate, la mascella contratta, il suo cuore batteva forte, la sua espressione chiaramente preoccupata.
Wooyoung probabilmente possedeva il dono del sesto senso perché quella sera, mentre veniva convocato, percepì fin dall'inizio che qualcosa, in quel nuovo piano, non gli sarebbe piaciuto.

"D'accordo, come previsto io e San abbiamo avuto un nuovo piano. Abbiamo studiato la pianta di questo posto e sembrerebbe esserci un percorso sotterraneo. L'idea sarebbe passare da lì per uscire da qui, in modo che quando ci raggiungeranno, se lo faranno quando saremo ancora qui, non ci troveranno."

Quando Hongjoong cominciò a spiegare il piano sembrò ottimo e Yeosang, seduto tra Wooyoung e Mingi, confermò quanto costatato.

"Possiamo usarlo come diversivo, loro perderanno tempo e noi procederemo verso la sede del governo, sembra perfetto."

Ma subito la voce di Wooyoung intervenne, parlando sopra al compagno.

"E dove sta il tranello?"

Tutti si voltarono verso di lui ma il ragazzo aveva occhi solo per San - qualche volta anche per il leader - che, alle parole del moro il suo volto si incupì.
Wooyoung provò un improvviso magone alla bocca dello stomaco nel notare la sua espressione.

"Beh?"
"Woo, non deve per forza esserci un lato negativo" provò a rassicurarlo Yunho ma il più piccolo aspettava solo di sapere ciò che li attendeva veramente.
Si ricordava come ad ogni fuga uno dei suoi compagni era rimasto ferito o qualcuno aveva dovuto fare da esca per dissuadere il nemico.
Non voleva succedesse per l'ennesima volta, non voleva rischiare di vedere gli altri per l'ultima volta, non voleva dover dire addio al ragazzo di cui, durante quella guerra, si era innamorato.
Ciò che Wooyoung desiderava era essere felice insieme al suo gruppo, la sua unica e vera famiglia.

"La porta del passaggio sotterraneo rimane aperta una volta premuto il pulsante e dobbiamo assicurarci che poi venga richiusa, così che i soldati non si accorgano di niente" spiegò Hongjoong dopo qualche minuti di silenzio. Non aveva ancora detto esplicitamente in cosa consistesse il lato brutto del piano ma quella spiegazione fu così tanto ovvio che a Wooyoung venne quasi da vomitare oltre al fatto che venne investito da una grande voglia di piangere mista a rabbia.

"Cioè? Qualcuno deve rimanere qui dentro per assicurarsi che le porte si aprono e si chiudono al momento giusto?" Domandò Jongho, che fino a poco prima, come Seonghwa, era rimasto in silenzio.
Hongjoong annuì e fu Mingi a porre la fatidica domanda: "e chi si sacrificherà per gli altri?"

Wooyoung ebbe voglia di urlare.
Sapeva quanto San fosse bravo con i computer, al liceo lo chiamavano nere e prima della guerra lavorava come tecnico informatico in un negozio di elettronica, addirittura una volta era riuscito ad hackerare i computer della scuola.
Era ovvio che fosse lui, non aveva alcun dubbio e il "no!" urlato che si fece scappare dalle labbra appena San mormorò un "io" ne fu la prova: si era preparato precedentemente.
Tutti gli occhi si puntarono di nuovo su di lui, nessuno però osò aprire bocca.
San sosteneva il suo sguardo e cercava qualcosa da dire per farlo tranquillizzare ma vederlo sconvolto e soprattutto con la consapevolezza che quella probabilmente sarebbe stata la loro ultima sera insieme gli fece bloccare le parole in gola.

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