19//pizza (c.jh + k.ys)

554 44 2
                                        

Jongho lo avevo conosciuto una sera del tutto casuale, quando avevo ordinato per la prima volta su just eat del sushi, e lui si era presentato con un dolce sorriso davanti la porta di casa mia, mi aveva consegnato il mio ordine e si era preso i soldi, gli avevo detto di tenersi la mancia e lui aveva rifiutato, sostenendo che non avrebbe potuto approfittarsi dei clienti.
Era così che poi Jongho ogni sera in cui avevo ordinato, si era presentato a casa mia ed io avevo trovato strano il fatto che tutte le volte fosse lui a portarmi la cena, sembrava quasi essere il mio fattorino personale.
Però lo trovavo carino in ogni caso e quando sorrideva nel dolce modo che sapeva fare solo lui, mi faceva sciogliere completamente.
Così era nata la mia assurda cotta per un ragazzo sconosciuto che quasi ogni sera vedevo per non più di un minuto, e mi sentivo uno scemo ad essermi preso una sbandata in questo modo perché andiamo, queste cose succedevano solo nei film e io non potevo pretendere che anche lui avesse iniziato a provare qualcosa per me.
Poi però avevo pensato che per colpa dei miei problemi, come avrei potuto innamorarmi di qualcuno conosciuto fuori casa? La mia ansia sociale mi impediva di uscire, infatti ogni volta ringraziavo il cielo d'esser riuscito a trovare un lavoro in smart working. Comunque il punto era un altro e Jongho mi piaceva davvero, anche se non sapevo niente di lui, se non il nome, che lavorava come fattorino e che aveva un sorriso che poteva benissimo esser dichiarato come l'ottava meraviglia del mondo.
Certe volte, ingenuamente avevo controllato sullo scontrino se mi avesse lasciato il suo numero di telefono, ed altre invece avevo pensato di scrivergli il mio su una banconota oppure su un foglietto che avrei nascosto tra i soldi, ma poi mi ero fatto passare l'idea perché ero fin troppo timido ed insicuro per fare una cosa simile e dal momento che neanche lui mi aveva mai lasciato il suo numero significava che non gli interessavo.
Anche quella sera comunque avevo ordinato su just eat, dato che era sabato avevo preso una pizza leggera e adesso il mio cuore stava battendo all'impazzata nel pensare che di lì a poco lo avrei visto di nuovo. Mi sarei fatto bastare quel breve minuto in cui ci saremmo scambiati due timidi sorrisi, l'ordine e i soldi, poi tutto sarebbe finito di nuovo ed avrei dovuto aspettare la sera successiva, per rivederlo.
Nonostante quella mia cotta non mi stesse portando a niente, sentivo che provare quelle emozioni per una persona mi rendeva felice, mi faceva sentire come un adolescente alle prime armi con l'amore ed era una sensazione strana ma piacevole.
A quanto pare però quella volta Jongho non era di turno, o forse aveva cambiato la zona da servire, perché quando sentii il campanello suonare mi precipitai velocemente alla porta e quando l'aprii incontrai gli occhi di un ragazzo all'apperanza molto poi grande di lui - anche più alto - e sulle sue labbra non c'era neanche un accenno del sorriso che portava sempre l'altro.
Mi sentii improvvisamente triste e il mio umore fu proprio come una montagna russa: andò giù di schianto che quasi non me ne accorsi neanche. E la mia espressione probabilmente divenne confusa perché il fattorino davanti a me alzò le sopracciglia, poi parlò.

"Ho sbagliato indirizzo? Non sei tu Kang Yeosang?"

Mi affrettai ad annuire e mentre mi sporgevo per prendere i soldi dal tavolino accanto all'entrata, premetti le labbra in una linea sottile per trattenermi dal piangere.
Mi sentii l'idiota più totale in quel momento; perché piangere per un fattorino che neanche conoscevo? Eppure mi sentii così vulnerabile quella sera nel non vederlo, che quando il ragazzo se ne andò dopo aver preso i soldi ed avermi lasciato la mia pizza, mi lasciai scivolare una lacrima sullo zigomo destro.
Sapevo che non era colpa sua, insomma perché avrebbe dovuto? Forse aveva trovato un buon lavoro e dunque aveva mollato quello per avere un futuro migliore, eppure io speravo che avesse solo avuto una sera libera e che da quella successiva lo avrei rivisto di nuovo.
Appoggiai la pizza sul tavolo in cucina e mi tirai uno schiaffo sulla guancia mentre borbottavo un "quanto sei scemo" in modo che così probabilmente mi sarei ripreso e sì, mi sentii così stupido che mi venne anche da ridere, ma l'attimo dopo avevo di nuovo un'aria apatica dipinta in volto.
Quasi mi passò anche la fame ma non potevo lasciare che quella pizza si freddasse, poi avrebbe fatto schifo e non avevo intenzione di buttarla via in primis perché il cibo non si sprecava e poi comunque l'avevo pagata.
Perché mi sentivo così vuoto per non aver visto Jongho, quella sera? Forse il suo cuore apparteneva già ad una persona ed io pensando a lui mi rendevo ancora più ridicolo, ma cosa avrei potuto fare?
Avrei potuto innamorarmi solo in quel modo probabilmente, se non mi fossi fatto coraggio ed avrei abbattuto l'ansia che provavo ad uscire di casa.
Aprii la scatola della pizza e la guardai ma più che venirmi fame mi fece provare un senso di scombussolamento allo stomaco che mi portò semplicemente a sospirare e a richiudere il contenitore in cartone, decidendo così di riporla all'interno del forno. Magari l'avrei mangiata in un altro momento se mi fosse venuta fame, anche se dubitavo potesse succedere.
Mi buttai sul divano ma non accesi neanche la TV, semplicemente rimasi a fissare il soffitto per qualche istante, prima di chiudere gli occhi nel momento in cui li sentii frizzate a causa delle lacrime.
Era così strano, non avrei mai pensato di provare quell'improvviso cambio di umore a causa di un ragazzo per di più sconosciuto.
Non riuscivo a capacitarmi di ciò che mi era successo, come avevo potuto innamorarmi di qualcuno visto solo per un minuto a sera? Non ero innamorato, era impossibile innamorarsi di qualcuno che non si conosceva, però mi piaceva e questo ormai era approvato, quindi il fatto di non averlo visto quella sera, sapendo che era quello l'unico modo per poter interagire con lui anche solo attraverso uno sguardo e un sorriso, mi rattristò parecchio e mi fece sentire ancora più solo di quanto non fossi già.
Era così impossibile la mia vita, certe volte pensavo anche di essere l'unico al mondo ad averne una così triste e monotona. Mi chiedevo come ancora non fossi caduto in uno stato di depressione e stupidamente mi convinsi che fosse stato merito proprio di Jongho e della cotta che mi ero preso per lui.
Quando arrivò la mezzanotte me ne accorsi perché aprii gli occhi e bruciavano, ma non per le lacrime, bensì per il sonno. Anche il collo doleva a causa della posizione in cui mi ero addormentato ma adesso la cosa che mi dava più fastidio addosso era proprio il buco allo stomaco che non riuscivo a sopportare. Adesso avevo fame e per questo mi misi a cenare a mezzanotte inoltrata con una pizza ormai gommosa e fredda, ma mi andò bene così anzi, meglio di rimanere a stomaco vuoto fino al mattino successivo.
Per mia grande sorpresa, quando finii l'ultimo pezzo della mia cena sentii il campanello di casa suonare, così alzai le sorpacciglia con aria confusa e non potei negare di sentirmi leggermente agitato. Chi era a quell'ora della notte? E soprattutto cosa voleva da me? Io che non conoscevo nessuno e non avevo neanche un amico.
Non me la sentivo di andare ad aprire, magari era qualcuno che mi stava facendo uno scherzo, o forse qualche malintenzionato, insomma... chi diamine poteva essere a mezzanotte?
Solo nei film horror suonavano il campanello di notte per far morire di paura il protagonista e creare ancora più suspence nello spettatore.
Ma quando dalla finestra vicino alla porta vidi una sagoma sventolare una mano mi accorsi - grazie alla luce dei lampioni che illuminava perfettamente la via di casa - che non era una figura sconosciuta e io non conoscevo nessun altro in quella città, se non Jongho.
Mi avvicinai alla finestra per potermi accertare con sicurezza che fosse lui, e quasi non scoppiai a piangere quando sollevai la tenda dalla finestra per poter scorgere il dolce sorriso che lo caratterizzava.
Non ci pensai due volte ad aprire la porta e lui in poco tempo fu di nuovo davanti ad essa, ma adesso non era vestito da fattorino, bensì indossava una camicia bianca e un paio di pantaloni neri eleganti, non aveva in mano nessuna pizza o sacchetto con cibo d'asporto all'interno e dietro di lui non c'era nessun motorino elettrico che lo aspettava anzi, reggeva fra le mani una rosa.
Tremai a quella vista, anche perché pure Jongho sembrava a dir poco imbarazzato, io invece continuavo ad essere confuso, seppur in maniera del tutto positiva.

os || ateezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora