Prologo

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Yuki

«Pronta per controllare i risultati?» la signorina Sato mi era vicina all'apertura della lettere da parte della U.A. Ero molto emozionata, devo ammetterlo. Se mi avessero accettato allora avrei avuto un futuro prospero davanti agli occhi.

Non sarei stata solo un'orfanella sfigata, quella che si era legata più alle suore che al resto dei miei compagni, che non era riuscita a farsi adottare e che non aveva altro che la sua determinazione.

Sarei diventata qualcuno, i bulletti dell'orfanotrofio avrebbero smesso di prendermi in giro e magari avrei potuto firmare un autografo al figlio di uno di loro e far finta di non averlo riconosciuto.

«Sono entusiasta» esultai, afferrai la busta e la fissai, non ero mai stata tanto eccitata. I bambini piccoli si erano riuniti attorno a me, la signorina Sato mi teneva le spalle e fissava con me la busta.

I ragazzi più grandi mi guardavano fieri, quelli erano l'unica famiglia che avessi mai avuto, i ragazzi della mia età, invece, si fecero scappare battutine e risolini, ma a me non avrebbero taccato le loro battute. Ne avevano fatte a migliaia, però io sapevo che la loro era solo frustrazione.

Le mani tremavano, non mi era mai capitato, l'ansia iniziò a salire come non aveva mai fatto. Ero sempre stata un soggetto ansiogeno, ma mai come in quel momento. Sentii il respiro mozzarmisi in gola e gli occhi pizzicare.

Tuttavia aprii la lettera, avevo dato la mia intera estate per quegli esami, sia scritti che fisici. 
Apparve la figura di All Might, iniziò ad elencare alcuni dei miei traguardi raggiunti durante le prove, la mia bravura. Però alla fine, ci fu un intoppo, la sua espressione cambiò e il sorriso scomparve: «Tuttavia non c'è più posto nelle nostre classi, può, però, accettare l'offerta di entrare nella sezione di supporto»

I compagni della mia età iniziarono a ridere, la signorina Sato mi strinse le spalle e i miei compagni più grandi mi guardavano impietositi. Ma non mi scomposi, mi svincolai dalla presa della suora alle mia spalle, feci un respiro profondo e poi lanciai a terra la lettera.

Corsi via, fino al semiinterrato, il mio luogo sicuro. Mi chiusi la porta alle spalle e inizia ad assestare diversi pugni al sacco da boxe appeso al soffitto. D'improvviso il sacco da boxe divenne il viso di All Might e mi lasciai andare a colpi più forti.

Il mio non era un quirk importante, mi permetteva di scoprire che quirk avesse il mio avversario e di scoprirne i punti deboli. Però, avevo una resistenza fisica impressionante e la boxe fu l'ausilio più importante per questo.

Continuai a dare pugni su pugni al sacco, le nocche perdevano sangue e la mia rabbia non cessava.

Di quella notte ricordo la delusione e la me che mi lasciai alle spalle. Ricordo il giuramento che mi feci: sarei cambiata e non avrei permesso più a me stessa di avere sogni che non avrei potuto realizzare, mi sarei adattata al mondo e non avrei creato fastidi.


Non mi presentai mai alla U.A e dall'ora il viso di All Might, per me, non era più il simbolo di pace e serenità, ma la certezza che fossi in fallimento.

Qualcuno (Bakugo x Oc)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora