XI

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Yuki

A cena io e Kirishima ci sedemmo vicini, parlammo e fu davvero divertente passare del tempo con lui.

Tuttavia sentii per tutto il tempo, per l'intera durata della cena, gli occhi rossi ed ingombranti di Bakugo su di me.

Seguiva ogni mio movimento e quando stavo per cadere dalla sedia dal ridere tenne lo schienale per evitarmi un imbarazzantissima figura di merda.

Lo guardai e lui si voltò immediatamente, senza mai togliere la mano dallo schienale della sedia. Mai, non si alzò, non utilizzò mai il braccio sinistro, né per bere, per mettere un po' di sale. Era lì, incatenato alla mia sedia.

«Vediamo, oggi lavare i piatti tocca a Bakugo e alla nuova arrivata» disse un ragazzo dalla faccia ad uccello.

«E da quando, scusa?» chiesi leggermente piccata. Ma Kirishima mi guardò e bastò quello sguardo per tranquillizzarmi «Va bene, ma per forza con lui devo pulire?»

«A meno che tu non voglia fare scambio con Mineta ma...»
«Il biondino va benissimo» ricordavo il nome di pochi, e quello di Mineta era stampato nella mia memoria per il semplice fatto che l'avevo beccato mentre si arrampicava con le palle appiccicose che aveva in testa sul muro che portava alla finestra di camera mia mentre mi facevo la doccia.

Alias voleva vedermi nuda, alias era un fottuto pervertito, alias non volevo averci niente a che fare.

I nostri compagni andarono via ed io mi diressi in cucina.
C'erano tutte le pentole sporche ed erano troppe per solo un po' di soba.
«Si può sapere chi è che ha cucinato? Cazzo hanno fatto della soba» mormorai pulendo le pentole.

«Il progetto iniziale era una pizza ma... Kaminari non è molto bravo» sentii la sua voce profonda e roca alle mie spalle che lasciava i piatti nel lavello.
«E poi perché vi potete permettere delle televisioni enormi e non una cazzo di lavastoviglie?»

«Be' in realtà...»
«Io li odio gli hero, fate tutto pro-ambiente, le manifestazioni pubbliche, tagliate nastri e partecipate ad inaugurazioni e poi nelle vostre cucine manca la lavastoviglie che consuma molto meno di questo cazzo di lavandino che non fa nemmeno acqua calda»

«In realtà...» ridacchiò Bakugo ma ormai ero nel mio mood sfuriata quindi, per parlare, avrebbe dovuto aspettare e non poco.
«E tu, invece di stare lì impalato a guardarmi e a dire "in realtà" diventa utile e vai a sparecchiare»

Annuì ridacchiando e poi borbottò qualcosa mentre andava via.
«Cosa? Che hai detto? Abbi il coraggio di dirmelo in faccia»

Mi guardò e mi si avvicinò, i nostri respiri divennero un tutt'uno.
«Si lavora e si produce per Yuki nostra duce» scoppiai a ridere.
Certo, mi aveva appena paragonata a qualcuno di estremamente orribile che non sarebbe nemmeno dovuto essere considerato un essere umano, tuttavia mi fece ridere, perché non era il primo a considerarmi una dittatrice.

Mi afferrò il mento per guardarlo negli occhi. La sua non era un'espressione divertita, ma seria e persa.
«La tua risata ha un suono... bellissimo»

In quel momento mi resi conto della posizione in cui mi aveva rinchiusa: era intrappolata fra lui e il lavandino. E lui era davvero molto vicino.

Così lo scostai con uno spintone e con un'occhiata gli indicai la sala da pranzo. Ma prima che potesse andare, mi fece fare qualche passo di lato e aprì lo sportello che avevo coperto fino a quel momento, rivelando...
«ALLORA C'È UNA LAVASTOVIGLIE» ridacchiò annuendo e andò via mentre io mi prestai a mettere tutto all'interno del macchinario.

«Se non mi avessi interrotto più volte, prima» mi disse dall'altra parte della stanza. Sbuffai mentre inserivo il sapone nell'apposito contenitore.

«Questo dovrebbe essere tutto» disse portando una pila di piatti.
«Mi sa che c'è da fare più di un giro» poi mi avvicinai al balcone e uscii fuori, sentii la presenza di Bakugo seguirmi, tuttavia non me ne importai, mi accesi una sigaretta e mi appoggiai alla ringhiera per fumare.

«Ogni momento è buono, eh?» mi si avvicinò ma stavolta riuscii ad allontanarmi prima che potesse togliermi la sigaretta dalla labbra.
«Non ti azzardare» sbilai tendomi stretta l'unica fonte di felicità che avessi mai avuto.

Non ricordo un momento in cui non fumavo. Avevo iniziato troppo presto e non avevo intenzione di smettere.
«Mi dici perché vuoi ucciderti?» sibilò facendo un passo verso di me. Allora io indietreggiai.

«Anche fare l'hero è un lavoro che ti porta il 99% delle volte alla morte, perché lo fai?» mi intrappolò fra sé e la ringhiera. Sentii il suo respiro solcarmi il viso e la sua mano afferrare la sigaretta intrappolata fra le mie labbra.

La gettò giù ed lo guardai male.
«È totalmente diverso»
«Dio ci ha dato il libero arbitrio, pertanto io pretendo di fumare in pace»
«Se il tuo Dio ci ha dato il libero arbitrio di cui straparli, allora anche io ho il diritto di dirti di non fumare»

«La mia libertà finisce dove inizia la tua» sibilai e mi sentii cento volte più piccola in confronto al suo fisico marmoreo.
«Fumando inquini la mia aria, non parlare di libertà altrui»

Lo spintonai ed entrai dentro.
«Ti odio» borbottai mentre riponevo i piatti puliti dentro lo scaffale e facevo ripartire la lavastoviglie.

«A chi lo dici» uscì dalla cucina e sentii un peso che mi si toglieva dal petto.

****

«Ci credi quando ti dico che odio Katsuki Bakugo?» dissi entrando in camera di Kirishima, purtroppo nel momento in cui c'era anche il biondo ciclato.

«Ci credo, sì» mi disse Bakugo facendomi l'occhiolino, poi mosse le dita sul joystick e Kirishima si alzò sconfitto.
«Possibile sia sempre tu a vincere?» il biondo lo guardò con supponenza e poi uscì fuori dalla camera, dandomi una spallata.

«Non sarebbe male avere un pianoforte» borbottai
«Un cosa?» chiese Kirishima.
«Ah no, nulla» gli sorrisi e mi sedetti al suo fianco.
La sua stanza mi trasmetteva tante sensazioni positive e la sua compagnia era rilassante.

«Bakugo è così, se entri nella sua lista nera te lo fa pesare»
«Me ne sono resa conto, grazie»

Qualcuno (Bakugo x Oc)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora