XV

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Yuki

Io? Bisogno d'amore?
Io non avevo bisogno delle sciocchezze da cliché che credeva quel biondino.

L'amore era per chi non riusciva a stare bene con se stesso.
Io amavo me stessa... Credo.

«Non dire sciocchezze» gli voltai le spalle, con l'intento di fuggire via da quella situazione, ma fu una stronzata, perché il biondo mi afferrò per il polso e mi riportò al posto di prima.

«Non ho detto che puoi andare via» mi svincolai dalla sua presa e lo trucidai con lo sguardo.
Non poteva parlarmi in quel modo, toccarmi o fare qualsiasi altra cosa avrebbe voluto farmi.

«Non hai nessun diritto di dirmi cosa posso fare» sibilai. Le persone che mi dicevano cosa fare mi davano sui nervi. Perché era come se fossero state migliori di me, ma cosa ne sapeva quella gente di cosa io avessi dovuto affrontare? Cosa ne sapeva lui di quello che la vita mi aveva messo davanti?

«Credi che me ne importi? Senti, io voglio solo che un talento come il tuo non sia buttato nel cesso e tu me lo stai rendendo difficile»

«Ah io te lo starei rendendo difficile?» gridai, Bakugo mi si avvicinò, infuriato.
«Certo! Cosa credi, che era nei piani la tua malattia? O che diventassi amica di capelli di merda o che ti facessi male piacchiando un sacco?» gridò a sua volta.

Le nostre anime lottavano per quella che avrebbe vinto quella discussione. Si picchiavano con le parole, si graffiavano con gli insulti, si spuntavano contro come cane e gatto, e più si colpivano più si avvicinavano.

«Oh allora secondo te lo faccio apposta!» mi allontanai portandomi le mani sugli occhi «Credi che sia pazza per scelta?! Credi che non abbia sentimenti o roba del genere, giusto? Che io goda nel dolore!»

Bakugo mi si avvicinò e mi prese le guance con la mano, portandomi a chiudere la bocca.
«No, non è il dolore a farti godere, ma il fatto che vedendoti soffrire il mondo ti giri intorno» soffiò a pochi centimetri dal mio viso.

Iniziava a straparlare, come se avessi voluto che il mondo mi girasse intorno, come se fossi una cazzo di narcisista. Io. Io che avrei preferito tutto piuttosto che continuare ad avere gli occhi addosso delle ragazze che credevano che ci fosse una tresca fra me e Kirishima e che intanto ci provavo con Bakugo.

Quelle ragazze che non capivano un cazzo, che quei due mi si avvicinavano per loro volere e che poi uno dei due faceva di tutto pur di vedermi perdere le staffe.

Oppure fa di tutto pur di vedermi piangere, peccato che io non lo farò mai

«A me non importa un cazzo degli altri» sibilai e Bakugo si premette ancora di più contro di me.
«Non importa quello che dici ma quello che fai» sussurrò e mi sentii persa, perché c'era così tanta tensione e vicinanza? Non potevamo continuare a gridarci contro?

«Credimi, farei di tutto pur di cambiare cervello» lo dissi guardandolo negli occhi, quegli occhi cremisi e sembrò spezzarsi qualcosa nelle sue membra.

«Ci credo, Tigrotta, ci credo eccome. Ma non penso che non ti piaccia che io e Kirishima ti giriamo intorno come moscerini» sbuffai e lo spintonai lontano.

«Non sono così narcisista» sbuffai, la rabbia si era pacata, ma sentivo ancora ribbolirmi il sangue nelle vene.

«Tu dici?» come non detto, la rabbia si stava impossessando di me, ancora.
Non ero tipa da gridare in faccia alla gente o che comunque si metteva in mezzo ai guai, ma quel ragazzo faceva di tutto pur di farmi incazzare.

«Cazzo, Bakugo, capisco che mi odi, ma smettila di sputaresentenze. Il vero narcisista, qui, sei tu» abbassò il capo, non permettendomi di guardarlo nei suoi occhi color cremisi, che mi portavano a strade sconfinate.

Avrei potuto fare il giro del mondo solo guardarlo negli occhi.

«Chiudi il becco» mormorò.
«Nessuno ti ha chiesto di entrare nella mia vita, nessuno ti ha chiesto di portarmi da Shinso o...»
«Yuki» cercò di fermarmi trucidandomi con lo sguardo.

«Di aiutarmi con le mani. Sono anni che mi prendo cura di me stessa da sola, nessuno si è mai importanto di me e non mi piace che mi giri intorno come un moscerino, perché sono davvero confusa. Se solo tu...»

Eliminò le distanze fra di noi con un paio di falcate, ora mi era di fronte e s'impossessava del mio intero campo visivo «Sta zitta cinque secondi»

«No! Non ne posso più di te, ci conosciamo da... Tre giorni? Forse qualcosa di più. Ma non hai nessun diritto di...» e poi le parole mi morirono in bocca.

Non sentii più nulla, come se mille proiettili si fossero schiantati improvvisamente sul mio petto. Sentii qualcosa di soffice ed affamato impossessarsi delle mie labbra.

Bakugo era lì, che mi premeva contro il muro e mi baciava. Lo stava facendo con una fame, una lussuria, non poco indifferente.

E mentirei se non dicessi che ho ricambiato, subito. Che incatenai le mia braccia attorno al suo collo e che lui mi afferrò per la vita così da far incastrare i nostri bacini.

E mentirei ancora se dicessi che non mi lasciai scappare un sospiro a quel contatto.

Approfondì il bacio e la sua lingua scivolò, esperta, fra le mie labbra. Un fremito mi attraversò, le sue mani si spostarono sul mio sedere e le mie sul suo petto.

Mi sarei dovuta allontanare, avrei dovuto dire basta a quel biondino fastidioso, sarei dovuta correre via e non parlargli più. Fare finta che quel momento, il momento migliore della mia vita, il più eccitante, non fosse mai accaduto.

Che quel gazebo avrebbe visto quella scena ed in silenzio l'avrebbe conservata, quando le nostre memorie l'avrebbero cancellata.

Mi allontanai da lui, entrambi avevano ancora gli occhi chiusi, sentii il suo respiro pesante sul viso, il suo odore che sapeva di caramello e nitroglicerina era in contrasto con il mio al sapore di menta e tabbacco.

Fui la prima ad aprire gli occhi e a correre via, stordita, confusa.

Qualcuno (Bakugo x Oc)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora