IX

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Kirishima

Stavo andando in bagno, un brutto virus intestinale mi aveva colpito e non stavo frequentando le lezioni, tuttavia Bakugo mi aveva informato che “La strana ragazza pugile si era unita alla nostra classe.

Detto francamente a me stava simpatica, si vedeva lontano un miglio che faceva l'esattrice perché non sapeva che altro fare per mantenersi.

Ad un tratto, mentre tornavo dalla mia liberatoria cacata, sentii delle urla provenire dal bagno delle donne.

E, quando parli del diavolo, Kamitsu stava letteralmente facendo la pazza nel bagno. Prendeva a pugni e testate il muro, il respiro non era regolare e spuntava sangue, anche sta volta letteralmente.

L'afferrai per le braccia e dissi: «Kamitsu calmati!» ma lei continuò a dimenarsi fra le mie braccia, talmente forte che portò a far cadere entrambi.

Si calmò quando iniziai a sussurrarle nell'orecchio: «Va tutto bene, calma, piano» le posai una mano sul petto e la portai a respirare piano, come me.

Si girò e mi guardò spaventata.
«Va tutto bene» sussurrai ancora. Lei, tremante, scosse il capo. La mia non era una domanda, ma lei comunque si sentì in dovere di dirmi la verità.

Mi guardava in cerca di aiuto, come se io fossi la chiave per capire e stare meglio.
Mi sentii lusingato, ma non era il momento di autocompiacersi.
«Cosa senti?»

Tremava e qualcosa nel suo sguardo mi spaventò, sembrava davvero una pazza. Qualcuno sa rinchiudere.
«Il dolore... piacevole» mormorò, si leccò le labbra insanguinate, poi guardò le bende della mani, ormai colorate di un rosso acceso «Perché non si può provare dolore? Cosa c'è di male»

Incrociò le gambe e si guardò le mani incatenate alle caviglie.
«No... Perché» ma con chi stava parlando?

Sta delirando...

«Kamitsu» la chiamai e cercai di toccarla, ma lei si ritrasse immediatamente e indietreggiò chiedendosi in un angolo della stanza.
«Lontano... Stammi lontano»

Sarei dovuto andare via, ma se l'avessi lasciata da sola avrebbe potuto volere altro dolore.

Però, se chiamassi Bakugo...

Afferrai il telefono dalla tasca e composi il numero del mio amico.
Fece cinque squilli, poi mi rispose.

«Amico, corri nel bagno delle donne. Ora» ma la voce che rispose non era quella del mio amico, ma quella profonda di Ectoplasm.
«Che sta succedendo nel bagno delle donne?»

Se glielo dicessi caccerebbero Kamitsu e se la cacciassero non avrebbe una casa in cui stare, almeno così mi ha detto Bakugo.
Forse è meglio che menta...

«C-c'è scritto che Bakugo ha un membro genitale enorme» Kamitsu rise e non aveva più l'espressione pazza di prima, la sua risata fu spontanea, genuina.

«Per caso c'è la signorina Kamitsu insieme alla scritta sul pisellone di Bakugo?» sentii la classe ridere e Bakugo gridare che dovevano farsi i cazzi loro.

«L'ho incontrata, ha detto che si è sentita male e che doveva prendere un antidolorifico per... sa le cose femminili» Ectoplasm fece un rumore d'assenzo e chiuse la chiamata.

«Va meglio?» le domandai riponendo il telefono in tasca, lei annuì, si morse il labbro per nascondere un sorriso.

Allora mi avvicinai a lei e abbassai scherzosamente il capello sugli occhi.
«Andiamo, rosso, non sei simpatico» ridacchiò rialzandosi il capello.

«Mi chiamo Eijiro Kirishima, ma gli amici mi chiamano Kiri, o Capelli di Merda, lo fa solo Bakugo in realtà... Però...»

«Non hai dei capelli di merda, forse un po' a petardo»
Ridacchiai ed annuii «Li chiama anche così» rise e fu il suono più bello e dolce che avessi mai sentito fino a quel momento.

«Che ti è preso» domandai sedendomi al suo fianco. Avvinghiai un braccio intorno alle sua spalle e lei abbassò lo sguardo, così mi concessi di osservarla.

Aveva lunghi capelli neri assolutamente poco curati, non erano lucenti e profumati come quelli delle mie compagne, ma erano pieni di doppie punte e puzzavano di smog e sudore ed erano coperti da un maltenuto capello nero anch'esso puzzolente.

Sul viso, oltre che un livido all'altezza dell'occhio destro e un taglio sul sopracciglio sinistro, c'erano delle lentiggini che le coprivano gran parte degli zigomi e il naso.

Le labbra erano piene e rosee, invitanti, rotte per via dei morsi e dei colpi che aveano dovuto subire, ma comunque invitanti.

Al collo portava una collanina con appeso un ciondolo a forma di guantone da boxe, sembrava di oro puro.

Aveva la divisa scolastica, ma al posto della giacca delle U.A portava un lungo, largo e malfamato cappotto nero e di pelle. Le tasche erano bucherellate e non sembrava scaldare.

E poi c'erano quegli occhi, di un colore smeraldino, bellissimo, invitante. Ci si sarebbe potuti insediare in quegli occhi, crearci un mondo. Erano una prateria vuota, bellissimi.

«Ho avuto paura» sussurrò e le mani continuarono a tremare, allora le afferrai e le sorrisi.
«Ci sono io, non dire nulla a nessuno. Potrebbero dirlo ad Aizawa e... Be' finirebbe male. Risolveremo questa cosa insieme»

«Perché?» lo chiese come se fosse anormale che si preoccupassero per lei, Bakugo aveva accennato al fatto che fosse stata abbandonata da bambina, ma non credevo che questo avesse influenzato la sua fiducia negli altri. Come se fossimo stati tutti pezzi di merda.

Be', cara Yuki, non è così. Io ci tengo alle persone.

«Perché... Credo che tu abbia bisogno di aiuto ed io sono un futuro hero e il nostro compito è quello di aiutare i bisognosi, che lo chiedano o meno. Non ho bisogno che mi ringrazi, solo lascia che ti aiuti»

I suoi grandi occhi verdi si riempirono di lacrime.
«Un giorno ti ringrazierò, Eijiro. Promesso» mi porse il mignolo ed io lo afferrai con il mio.

Poi le posai una mano sulla guancia sinistra e le spinsi la testa sulla mia spalla.
«Rilassati» chiuse gli occhi e si addormentò poco dopo.

Non ero mai stato un tipo restio, che aveva bisogno di tempo per fidarsi delle persone o per farci amicizia. Ma mai mi era capitato di dormire con una ragazza, in un bagno, senza prima scoparci.

E fu come avverare la più malsana delle fantasie. Fu eccitante e estremamente rilassante.

Qualcuno (Bakugo x Oc)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora