VIII

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Yuki

«Non mi pare di averti dato il permesso di chiudere così la concersazione» saltai dallo spavento.

«Cristo» mi tenni la mano sul petto per regolare il battito.
Cioè fatemi capire bene, questo tipo si era intrufolato in camera mia perché io avevo chiuso la conversazione? Un pazzo, uno stalker pazzo.

Nel caso mi uccidesse lascio tutti i miei beni terreni alla signorina Sato.

«Tu mi ucciderai» borbottai sedendomi a terra e riaccendendo il lettore VHS. Non ebbi idea di come fossero riusciti a trovarne uno a basso costo nel 2024, ma sapevo perfettamente che qualunque prezzo sarebbe valso per delle notti insonni a vedere Rocky e cantare a squarciagola Eye Of The Tiger.

Bakugo non proferì parola, si sedette vicino a me e guardò il film.

«Io col pugilato volevo solo dimostrare che non ero una merda, che avevo la stoffa per diventare un professionista» disse Rocky in televisione affiancato da Adriana, sulla pista di pattinaggio.

«E non hai mai avuto l'occasione?» chiese Adriana.
«Si ma... Non ci soffro mica»

«E tu ci soffri» mi chiese Bakugo al mio fianco, lo guardai. Il suo profilo illuminato dalla della televisione era ancora più bello.
L'espressione seria, rilassata, mo provocò nuovamente quella strana sensazione alla bocca dello stomaco.

«Non ho mai voluto fare carriera» biascicai intenta a guardare il film e disinteressata alla sue domande inutili.

«Perché?» sbuffai e lo guardai, non so perché ma il mio sguardo fece rompere qualcosa nel suo. Il suo pomo d'Adamo salì e scese quando inghiottì la sua stessa saliva «Cosa ti è successo?» domandò.

«Assolutamente nulla, ora, vuoi andartene? Ho di meglio da fare» inidicai il televisore. Ormai Adriana e Rocky erano nell'appartamento di lui.

Lui le era vicino, le tolse gli occhiali e il capello, poi le disse: «Ho voglia di baciarti, tu puoi anche non ricambiare se non vuoi...» e poi la baciò.

«Hai un evidente problema» commentò accasciandosi sul pavimento e guardando la TV «Insomma, quel tipo è uno stupido»

Mi alzai di scatto e lo incenerii con lo sguardo «Sarà anche uno stupido, ma almeno è romantico. Forza, alzati e vattene» gli indicai la porta con il braccio.

«Ma ora che ho fatto?» disse alzandosi e facendo un passo avanti, i nostri visi erano a pochi centimetri l'uno dall'altro e ci guardavamo in modo omicida.
«Hai rotto il cazzo» sibilai.

Se c'era una persona a cui volevo bene era Rocky.
E voi mi direte: ma come fai a voler bene a qualcuno che non esistite? Be' ve lo spiego in modo semplice: quando ero all'orfanotrofio più volte le parole di Sylvester Stallone mi avevano spinta a non cedere.

«Non importa quanto sei forte, ma come resisti ed incassi i colpi della vita»

Mi avevano spinta a continuare a lottare, sempre. Perché l'importante, quando ti batti con qualcuno più forte di te, non è vincere ma resistere.

E l'ultima cosa che quel biondino che mi conosceva da poco meno di un giorno avrebbe potuto dire era che Rocky era uno stupido.
Forse lo era, ma lui mi aveva tirato su quando ne avevo bisogno.

«Kamitsu la cena è... Oddio ho interrotto qualcosa?» Mi girai e Bakugo guardò oltre di me, Kaminari ci guardava stupito.

Cazzo e questo mo che va a pensare... Dio.

«Stavo solo per scannarla» mi superò con una spallata e si avviò per i corridoi.
«Io non mangio» borbottai, Kaminari mi sorrise nervosamente e si chiuse la porta alle spalle.

«Cazzo!» gridai dando un pugno al sacco.

****

Il giorno seguente fu sicuramente il giorno peggiore della mia esistenza.
Kaminari aveva detto a tutti che io e Bakugo eravamo soli in camera mia, molto vicini.

Ora tutti credevano che fossi una puttana, ovviamente non m'importava molto. Ma Yaoyorozu aveva obbligato Bakugo e sedersi vicino a lei perché non si fidava ed io ero finita vicino il capoclasse, non avevo capito bene il nome, forse Ia? No... Lia? No.. Iida? Sì, Iida.

«Ciao Kamitsu» mi disse sorridente, io grugnii in risposta e mi guardai le mani doloranti. Se avessi stretto di più i pugni probabilmente le croste si sarebbero rotte e avrebbero ripreso a sanguinare, ma ciò significava non poter scrivere.

«Tu fumi, Kamitsu?» mi domandò, grugnii ancora senza guardarlo «Gradirei che non gettassi i mozziconi nei corridoi, l'altro giorno non ho avuto la possibilità di dirtelo ma da oggi vorrei che...»

«Come vuoi» lo liquidai.
Non mi piaceva parlare di prima mattina, soprattutto se doveva farmi la paternale uno stupido ragazzino viziato e perfezionista.

Ectoplasm entrò in classe con dei fogli in mano e, poiché ero dotato anch'io di intelligenza, capii che si trattava di dei compiti. C'era solo da capire se erano da fare o da correggere.

«Bene ragazzi, compito a sorpresa» tutti sbuffarono ed io sentii un brivido percorrermi la spina dorsale.

«Cazzo» mormorai e Iida mi guardò di sottecchi, le mie mani cominciarono a tremare, inizi a sudare e le gambe erano molli.
Mi alzai non so come e corsi in bagno con una forza che pensavo fosse scomparsa.

Feci respiri pesanti e nella mia testa delle immagini iniziarono a farsi largo. Non era un attacco di panico, c'era qualcosa che mi dava il tormento.

Sentii voci che non erano la mia, immagini orribili, sentii sensazioni che non avrei voluto sentire e una voglia innata di scappare dalla crosta terreste mi invase completamente.

«Cazzo» sussurrai, «Cazzo» dissi, «CAZZO» urlai e, non so perché, ma una forza innaturale mi portò a dare una testata al muro, poi dei pugni e dei calci. Il dolore era lancinante ma anche... Piacevole...?

Sentii delle braccia avvolgermi da dietro, «Kamitsu calmati!» ma questo mi portò a piangere e fu una sensazione piacevole.

Erano anni che non piangevo, da molto prima del rifiuto della U.A, da ancora prima.
Ma in quel momento mi sentii talmente fuori di me, da non riuscire più a contenermi.

«Lasciami, lasciami, LASCIAMI» piasi dimenandomi nella sue braccia.
Ma la domanda che s'impossessò di quel briciolo di coscienza che mi rimaneva, era: Perché? Cosa mi stava succedendo, cazzo.

Qualcuno (Bakugo x Oc)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora