Yuki
«Hey ma dove vai?» gridò alle mie spalle la signora, ma io non mi voltai, corsi via senza importarmene.Ma poi fui fermata da una mano possente e venosa.
Mi voltai e mi ritrovai la peggiore delle sorprese.«Tu?» mi domandò il biondo, non era vestito come quella mattina, aveva una maschera nera che gli copriva la parte superiore degli occhi, una tuta stretta e nera e dei guantoni enormi.
«Tu?!» domandai a mia volta, le mie mani tornarono a tremare come ogni volta che andavo nel pallone e all'improvviso il viso del ragazzo divenne quello di All Might.
Gli lanciai un pugno e il ragazzo si tenne il naso.
«Ma si può sapere che hai?» mi disse mentre si contorceva per il dolore.«Gesù, scusa» dissi accasciandomi verso di lui, si ricompose e scrollò il capo.
«Tu non facevi l'esattrice?» annuii non capendo «Perché hai appena fatto quello che avremmo dovuto fare noi» disse con supponenza indicando i suoi compagni che si occupavano di spegnere il fuoco e di rassicurare i superstiti.
«Be'... Il bambino stava per morire ed io... Ma che vuoi? Lasciami andare, ho da fare» mi toccai la testa in cerca del mio cappello, l'unico ricordo che avessi di mio padre.
Mi guardai intorno e poi l'edificio ormai crollato.
«Cerchi questo?» mi mostrò il capello appeso sul suo dito indice.Qualcosa mi si accese negli occhi e mi sporsi per affermarlo, ma il biondo tirò indietro il braccio.
Mi squadrò con i suoi occhi color cremisi, fece scorrere lo sguardo sul pantalone sgangherato, il cappotto da buttare, il pullover grigio sporco e bucato leggermente sulla spalla, la collanina d'oro che mi aveva lasciato mia madre, i pugni chiusi e fasciati dai guanti, il sopracciglio sinistro coperto da un taglio sopra cui era poggiato un cerotto bianco e sulla testa scoperta, in cerca del cappello.
Erano poche le cose che mi erano rimaste dei miei genitori, mi avevano abbandonata d'appena nata, la signorina Sato mi raccontò che quando mi trovarono dinnanzi la cappella dell'ospedale ero avvolta dal cappotto nero, il viso era coperto dal cappello che all'epoca mi andava enorme e, attorcigliata sul mio polso, c'era una catenina d'oro puro il cui ciondolo era un guantone da boxe.
Tenevo a quei ricordi più di me stessa, così attivai il mio quirk e guardai il suo quirk: esplotion, il suo sudore era composto da nitroglicerina che scoppiava al contatto con l'aria, di conseguenza l'acqua era il suo punto debole.
Appuntai quell'informazione nella mia mente.
Poi lo guardai arrabbiata e feci un altro passo avanti, ma il biondo schivò ancora il mio tocco.«Dammi il mio cappello» ruggii, mi guardò canzonatorio.
«Ridai i soldi a Kaminari» mi ricattò.Mi gettai contro di lui ma mi schivò anche questa volta.
Non avrei potuto ridar loro i soldi: in primo luogo li aveva per la maggior parte Masaki, in secondo luogo, anche se li avessi avuti, non glieli avrei dati per rispetto al mio capo.«Sai che c'è? Tienitelo, ho da fare» gli voltai le spalle e mi avviai verso la palestra in cui era programmato il mio nuovo incontro.
«Aspetta...» mi fermò di nuovo, mi girai ancora, totalmente incazzata «Il mio capo vuole parlarti, dice che ha una proposta per te»
Alzai gli occhi al cielo, sapevo quali erano le proposte di gente come la loro e non le volevo, avrei dormito in qualche biblioteca e non mi avrebbero fermato degli stupidi eroi.
Non accettavo l'elemosina di nessuno, avevo un orgoglio pari a pochi. Non sapevo quante volte me l'avevano detto, ma purtroppo era parte del mio carattere.
«Di' al tuo capo che ho da fare» gli voltai le spalle riprendendo a camminare.
«Che idiota» lo sentii borbottare, sbuffò e tornò dai suoi amici «Andiamo Capelli di Merda, puoi fare di meglio con quell'estintore»
Lasciò a terra il mio capello lanciandomi un'ultima occhiata e correndo dai suoi amici, più aggressivo che mai.
Afferrai il cappello e corsi dal lato opposto, verso la palestra.
****
«Benvenuti, signore e signori» iniziò il presentatore, io mi agitai al mio angolo, saltellando come un canguro «Siamo qui riuniti per uno scontro fra pesi leggeri, alla mia sinistra Yuki Kamitsu, alla mia destra, Kuma Natsuyo»
Il ragazzo davanti ai miei occhi era più possente di me, ero una delle poche pugili che accettava incontri con degli uomini. In realtà era spaventoso, i loro colpi erano cento volte più forti. Ma con una buona tattica, avrei potuto vincere.
«Su, avvicinatevi» ci incitò, il ragazzo aveva i capelli neri, un occhio era finto, le orecchie spappolate, il naso non aveva più una forma precisa, la stazza era ancora più possente quando mi avvicinai.
Sono fottuta
I nostri guantoni scontrarono.
Il pubblico esultò il mio nome e mi sentii più rassicurata.Poi la campana suonò, iniziò con un uno due al viso, in seguito tentò un gancio destro ma io lo schivai.
Una voce, nella mia testa, mi disse: «Al corpo! Al corpo»Gli assestai alcuni colpi al corpo, poi dei diretti al naso.
Il combattimento durò ben tre match, mi ci era voluto un match intero per capire la sua tattica, al secondo avevo dovuto capire i suoi punti deboli e al terzo gli assestai un potente colpo alla schiena che lo mise knockout.
La folla esultò, io ritornai al mio angolo, bevvi un po' d'acqua, la sputai, mi misi l'asciugamano sulle spalle e andai verso gli spogliatoi.
L'organizzatore arrivò da me ed il mio avversario, diede ben venti dollari alla sottoscritta e undici all'altro.
Ci lasciò subito dopo aver detto: «Il dottore sta arrivando»Purtroppo arrivò prima qualcun altro del dottore, due persone. Il biondo di poco prima ed un uomo.
Alto, moro. Sembrava un tossicodipendente in astinenza da una settimana, occhiaie profonde, barba incolta.
Uno scappato di casa, potrei essere io.
«Ho un fanclub?» mormorai asciugandomi il sudore.
Il mio avversario mi diede una leggera gomitata «Che sei pazza? Quello è l'hero numero tre ed il ragazzo è Katsuki Bakugo, ha vinto due festival sportivi della U.A» sussurrò.Ciao, numero tre e Katsuki Bakugo.
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Qualcuno (Bakugo x Oc)
Fanfiction"Scusa, se ti dico certe cose, ma a qualcuno devo dirle e l'unico qualcuno che conosco sei tu" Yuki non ha mai avuto paura ed è convinta di non riuscire a provarla, inoltre è convinta che nulla possa essere peggio di quello che ha passato. Quando la...