Vivendo in Una Preghiera

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Nelle settimane successive al funerale e all'incontro con il misterioso francesino, tutto tacque

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Nelle settimane successive al funerale e all'incontro con il misterioso francesino, tutto tacque. Nessuna chiamata, nessuna missiva, nessuna email. Passavo le giornate inchiodata al computer in cerca di annunci lavorativi e inviando email a tutte le case editrici esistenti. La mia vita si era trasformata in un grosso interrogativo scritto a lettere cubitali e io avevo un bisogno disperato di risposte. Neanche i miei colleghi e amici avevano ricevuto notizie, il che poteva essere una cosa positiva, ma poteva anche essere il sintomo di un lento e agonizzante declino. L'unica cosa che mi consolava era pensare che non ero sola in quella situazione. Un pensiero egoistico ma che mi faceva stare tranquilla per qualche minuto. Presi un sorso di caffè macchiato ormai freddo che stazionava davanti al computer, e tornai alla mia ricerca spasmodica di un lavoro. Con gli occhi puntati sullo schermo, la mia mega felpa grigia e lo chignon di fortuna assemblato grazie ad una matita, spulciai la pagina che avevo davanti chiedendomi che fine avesse fatto quel ragazzo dagli occhi color topazio. Nelle notti appena trascorse, mi ero immaginata con le sue mani attorno al collo mentre mi scopava senza ritegno. Sogni erotici ad occhi aperti che facevano parte di me, ma che avevano incuriosito più del solito la mia mente. Quel ragazzo era entrato così velocemente nel mio immaginario a luci rosse, che non ebbi il tempo di chiedermi il perché. Cosa c'era stato di diverso tra noi due? Cosa lo aveva reso diverso dagli altri ai miei occhi? Cosa mi stava facendo sbavare come una adolescente davanti al suo ricordo? Mi alzai dalla mia posizione sognante, trovando il palmo della mano bagnata di saliva. Mi misi alibita subito in posizione eretta constatando di avere anche la saliva sul lato sinistro della bocca.

« Non posso crederci. », mi spostai con la sedia girevole dandomi una spinta verso la madia per poi allungarmi verso lo scatolo di kleenex recuperandone un paio. « Sono proprio da ricovero forzato. », borbottai tra me, mentre la mia gattina Luna si strusciava sulla mia gamba destra coperta per metà dal calzettone bianco della nonna che amavo indossare. Di solito non era una gatta dalle mille effusioni, ma sicuramente aveva percepito in me un certo disagio per l'accaduto. L'accarezzai a mia volta, ringraziandola con dei grattini dietro l'orecchio e mostrandomi grata, quando il mio cellulare iniziò a squillare.Tornai davanti alla scrivania spingendomi con i piedi, scoprendo il misterioso mittente della chiamata in entrata.

« Sandra. », risposi distrattamente tornando con gli occhi sullo schermo del PC.

« Ma dove cazzo sei? », la voce squillante mi fece uno strano effetto ma non mo scompose.

« Ma in che senso? »

« Non hai letto la mail? »

« Di quale email stai parlando? »

« Di quella che ci hanno inviato ieri sera dalla casa editrice. »

« Cosa? Ma io non ho ricevuto nessuna email! Perché non mi hai chiamata? », domandai furibonda mentre aprivo la posta elettronica. Non potevo credere di perdere il lavoro per una stupida email.

« Perché stavo facendo la sessantanove con Christopher! », si giustificò lei ridendo.

« Sandra, non c'è un cazzo da ridere! Io non la trovo questa fantomatica email! È mai possibile che non mi abbiano convocata? »

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