Sei Ore - Seconda Parte

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Ero una sognatrice

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Ero una sognatrice.
Una inguaribile sognatrice.
Una di quelle che sognava una storia ottocentesca e la metteva nero su bianco.
Non importava se fosse una storia con un buon finale, l'importante era trascrivere tutto su un quaderno o su un foglio.
Sognavo di correre tra i prati inglesi come una dama dell'ottocento con uno di quei vestiti con le camicette a palloncino, o di leggere un libro sotto un salice piangente mentre pensavo allo stalliere e al nostro amore contrastato dalle nostre famiglie. Ricordavo ancora il calore della sua pelle sulla mia e la luce fioca del lumino all'interno di quella stalla per cavalli dove avevamo dato sfogo ai nostri istinti.

Un'altra epoca.
Un'altra storia
Un'altra vita.

Era quello che mi ripetevo ogni volta che provavo a trascrivere quella storia di una donna che aveva provato il tutto per tutto pur di ricongiungersi al suo amato. Una storia che mi frullava in testa ma che non aveva avuto il modo di uscire fuori dalla mia mente. Un po 'per paura, un po' per pignoleria, un po 'perché quella storia era il mio tallone d'achille. Un tallone che, se fosse stato anche solo sfiorato, avrebbe creato danni alla mia autostima e al mio essere. Eppure, in barba a tutto quello che avevo sperimentato, quella storia era tornata nella mia mente la notte in cui ero  stata con Etienne. Come se il sapore dei baci e della pelle di Etienne avesse azionato una sorta di meccanismo dentro al mio subconscio. Una scarica elettrica devastante ma che aveva riportato a galla quella storia mai scritta. La mattina che ne seguì, fui invasa da percezioni sensoriali che non avevo mai provato, portandomi in una situazione di incredulità. Incredulità, che provocò strane risatine mentre tiravo il lenzuolo bianco verso il mio sterno nudo. Avevo passato una delle notti più incredibilmente eccitanti della mia vita. Un appagamento di sensi e di desideri nascosti di cui non ero a conoscenza ma che erano stati la nota agrumata della notte. Lui, nonostante fossi inesperta su alcune posizioni e pratiche, era stato perfetto. C'era stata una  sintonia di corpi e di movimenti così impeccabile, che non avevo proprio voglia di staccarmi da lui. Etienne, era un uomo incredibile sotto le lenzuola, ridicolizzando tutti quei ragazzi e rapporti sessuali insulsi che avevo avuto fino a quel momento e che mi erano sembrati tanto soddisfacenti fino a quel momento. Era stato quel suo essere così eccitante e appagante a convincermi ad esplorare anche altre zone del mio corpo. Lui aveva la conoscenza adatta e la giusta passione per quella parte di me che non avevo concesso a nessuno. Non mi stavo conservando per qualcuno in particolare, solo, non vedevo negli uomini con cui ero stata, l'esperienza e le capacità necessarie per farmi provare una piacevole scopata. Etienne era riuscito con quella richiesta velata da una pronta sottomissione, a farmi tremare le gambe. Un tremolio che aveva subito lasciato spazio ad una esperienza sensoriale che andava ben oltre la mia immaginazione. Poi, come se fosse la cosa più normale di questo mondo, ci eravamo addormentati. Lui si era addormentato accanto a me senza problemi lasciandomi lì da sola a fissarlo. Per un breve tempo, prima di cadere anch'io in un sonno profondo, mi soffermai sui suoi lineamenti perfetti. Nonché volessi rimanere lì come una liceale alla sua prima volta, ma fui catturata dalla naturalezza e dalla sua bellezza. Osservai con cura e per la prima volta, quel tatuaggio che avevo visto tante volte sotto la sua camicia. Un edera dai toni scuri, nasceva sul collo appena sotto l'orecchio e scendeva lungo il suo corpo soffermandosi e accentuandosi lungo l’addome sulla parte destra. Notai tre profonde cicatrici sotto di essa, prima di ramificarsi, infine, sopra il pube. Mi domandai che tipo di cicatrici potevano essere e come poteva aversele provocate, nell'esatto momento in cui si voltò di schiena verso il lato opposto del letto. La delusione per non aver dato la giusta attenzione al tatuaggio fu compensata bene dal suo magnifico fondoschiena che sembrava di marmo. Mi voltai anch'io dalla parte opposta sorridendo come una stupida e immaginandolo ancora una volta dentro di me. Non volevo essere la sua fidanzata, ma la donna con cui si poteva sentire libero di sperimentare. Una donna che lo avrebbe fatto impazzire e che sarebbe impazzita con lui.

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