Le Parole Che Non Ti Ho Detto

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Nessuno fa una domanda senza suggerire la risposta che desidera avere

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Nessuno fa una domanda senza suggerire la risposta che desidera avere.
(Jacques Deval)

Esistono giorni che sembrano infiniti.
Giorni dove ogni singolo minuto è composto da interminabili secondi.
Giorni, che vorresti scappare lontano, e prendere il primo aereo per una destinazione a caso.

E poi ci sono quei giorni.

Quei giorni dove vorresti che tutto si fermasse mentre il suo sguardo si posa vorace su di te. Giorni in cui vorresti che lui ti spogliasse con foga e ti sbattesse contro un muro incurante di tutto. Giorni, dove lo avresti supplicato e pregato di scoparti senza fiato nonostante il suo ruolo e il suo comportamento da stronzo.
Comportamento che mi irritava e mi eccitava in egual misura.
Il suo atteggiamento da uomo determinato e senza peli sulla lingua, mi faceva desiderare quella stessa lingua su di me.
Non riuscivo a non guardarlo mentre dispensava consigli a Lorenzo e metteva in mostra le sue braccia piene di tatuaggi e vene. Indossava una camicia bianca arrotolata fino ai gomiti e sbottonata sul colletto quanto bastava da far intravedere un tatuaggio al di sotto. Il suo rolex color argento con quadrante verde brillava, come i suoi occhi color topazio ogni qualvolta spostava la sua attenzione sullo schermo del computer. La sua bellezza sofisticata si abbracciava perfettamente con i jeans chiari slim fit che lasciavano intravedere e immaginare, in tutta la sua prepotenza, un qualcosa che purtroppo potevo solo sognare sulla mia bocca. Strinsi le mie gambe accavallate cercando di contenere quella voglia impellente di lui.
Strinsi le labbra tra di loro determinata a non far trapelare quello che lui stava provocando dentro di me.

« Hai deciso di masturbarti davanti al tuo capo? Guarda, che non sta bene. », ridacchiò Sandra spuntando da dietro. Mi alzai di scatto dalla poltrona in pelle nera ed andai subito a chiudere la porta che era semiaperta sul paradiso.

Mi addossai alla porta colpevole e bagnata. Si, lo ero. « Cazzo, sto sclerando. », ammisi portando le braccia allo sterno dopo aver appoggiato i palmi alla porta assicurandomi che fosse chiusa.

« Tesoro mio, lavoriamo con lui da una settimana, e tutti I santi giorni stai così, sul l'orlo del l'orgasmo. »

« Lo so. », sbuffai allontanandomi dalla porta. « Ma non posso farci niente. Poi lo stronzo, non aiuta per niente. »

« Intendi dire quando ti ha rimproverata dopo che hai lasciato la porta aperta del magazzino o quando gli hai lasciato sulla scrivania i primi bozzetti in ritardo di un minuto? »

« Intendo dire quando mi ha sgridata dopo avergli cancellato "accidentalmente" un file importante sul computer o quando mi aveva chiesto di portargli il caffè che era appena arrivato, buttandolo "accidentalmente" sulla sua ventiquattrore della Louis Vuitton. »

« Direi che tutte queste cose accidentali non ti giovano per niente. », rise lei sedendosi per metà sulla mia scrivania.

« Devo pur difendermi, Sandra. Non fa altro che gridarmi contro. E più mi sgrida e più vorrei strozzarlo o farmi strozzare mentre mi scopa sulla scrivania. »

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