Kyle

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Noah
Rimasi lì impalato a fissare la porta dopo che Axel la chiuse, taciturno.

Avevo quel briciolo di speranza che tornasse indietro, che avremmo parlato e chiarito...ma avevo decisamente combinato un guaio.

Il dolore emotivo si trasformò lentamente in fisico, il petto cominciò ad avere delle scosse e la gola mi si chiuse completamente.

Feci un grande respiro e riposi tutte le schifezze, che stavamo mangiando qualche secondo prima, al loro posto. Tirai su il pacco di patatine, le bevande che Kyle stava bevendo e scostai le briciole giù dal divano.

« Che cos'ho combinato...» parlai tra me e me tenendomi la testa fra le mani e lasciandomi andare sullo schienale.

Alzai lo sguardo e iniziai a cercare qualcosa da fare per intrattenermi e non lasciare che la malinconia del momento prendesse la palla al balzo.

Axel...non ha nemmeno capito lo sapessi che fosse sveglio quando lo baciai.

Non ne potevo più, portai questa cotta sulle spalle per troppo tempo e...avevo decisamente la necessità di sputarla fuori una volta per tutte. Ma non in questo modo.

Presi il cellulare che giaceva accanto a me. Lo sbloccai e presi il numero di Axel...
No, il numero di Kyle.

Come un colpo di fulmine il volto di Kyle mi passò in testa. L'espressione che fece quando dissi ad Axel che mi piacesse era tutt'altro differente da quella che aveva quando lo insultavo.

Accennai un leggero ghigno ricordandomi di tutte le volte che mi prese in giro per i miei insulti nei suoi confronti...

Ma non potevo telefonarlo così dal nulla dopo sta sera. Nemmeno ad Axel.

Piuttosto andai sulla galleria e iniziai a scorrere tutte le nostre foto insieme, poste in un album ben preciso.
Al mare, a scuola, al bar, nella vecchia casa di Axel...quella casa...

Mi tornò in mente "l'incidente" di suo padre, povero uomo. Ma chi vogliono prendere in giro? Will aveva avuto vari problemi, sì, ma non sarebbe mai stato in grado di fare una cosa del genere.

I miei pensieri si interruppero quando qualcuno aprì la porta di casa e Leo, il nostro golden retriever, entrò scodinzolando saltandomi addosso e leccandomi il viso.

I miei genitori entrarono dopo di lui e iniziarono a sistemare la spesa sul tavolo.
« Axel è già andato via? » mi domandò improvvisamente mia madre.
Deglutì difficilmente rispondendo con un calmo "si".

Mi persi per qualche secondo nel vuoto finché la voce di mio padre non risuonò nella stanza come un eco: « Noah? Ci sei? Ti ho chiesto di apparecchiare la tavola » disse.

Sbattei le palpebre un paio di volte prima di alzarmi completamente dal divano e fare come richiesto da mio padre.

Qualche ora dopo era notte fonda e stavo ancora rimuginando su cos'era successo quel giorno.

Guardai nuovamente il telefono che giaceva quietamente sul comò ma non ebbi più la forza neanche di toccarlo.

Presi il cuscino e ci affondai il viso gettando un urlo liberatorio contro di esso. lo strinsi così forte che le nocche divennero bianche e il respiro finì per mancarmi del tutto.

Alzai la testa e la prima cosa che vidi furono le foto della polaroid appese ad un filo attaccato al muro.

Mi alzai nervosamente e tirai giù tutto il filo. Gettai per terra i regali che ci regalammo a Natale, i quadretti con le foto stampate...

Avevo perso il controllo, di nuovo.
Mi resi conto di ciò che feci solo dopo qualche secondo, quando tutto era per terra e le lacrime mi bagnavano il viso silenziosamente.

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