Facciamolo

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Noah
Dopo essere usciti dal bar seguii Kyle verso casa sua, in silenzio. Non ebbi la minima idea del perché volesse proprio andare a casa sua, ma lo seguii ugualmente. D'altronde non avevo di meglio da fare.

Camminammo finché non giungemmo dinanzi la sua abitazione e vi entrammo.

Di rado avevo visto casa sua, se non in videochiamata o per qualche festino organizzato contro la volontà dei suoi genitori, quando non c'erano.

A proposito dei suoi: non erano a casa.

« Fa troppo caldo in sti giorni, ma almeno non c'è scuola. Quindi non mi lamento » lo osservai mentre si tolse la maglietta, rimanendo solo coi pantaloncini lunghi fin sopra le ginocchia.

« Infatti, concordo con te » dissi semplicemente, ordinando a Leo di accucciarsi vicino al divano con un gesto. Luì obbedì coricandosi a ciambella senza porre resistenza.

« Gli diamo una ciotola d'acqua? Di sicuro anche lui starà soffocando, poverino » riflesse Kyle, che guardava Leo con le mani appoggiate ai fianchi.

« Se non è un problema, mi faresti un favore. Dato che è a pelo lungo il caldo lo soffre il triplo » lo ringraziai, tirandomi sù e attendendo che Kyle riempisse la ciotola di acqua fresca.

Una volta tornato nella mia direzione, la poggiò per terra, davanti al muso di Leo, e gli diede una carezza lungo tutto il corpo.

« Che poi, tu non avevi anche un gatto un tempo? » sorrisi corrugando la fronte, captando le sue parole dopo qualche secondo. Nemmeno Axel credo si ricordasse di Lala.

« Com'è che si chiamava? Lala, Lola, Lulu? » parlò lui, tornando ancora una volta alla mia altezza. Annuii « Lala, ma come fai a ricordartelo? Ne è passato di tempo! » risi.

Nel frattempo Leo continuava rumorosamente a bere dalla ciotola, provocando qualche schizzo che sguazzava sul pavimento.

Kyle scosse le spalle « Ho una buona memoria » si giustificò alzando le mani, sorridendo a sua volta.

Il fatto che non avesse contemplato e non avesse fatto nessun tipo di storia su ciò che successe con Axel mi sorprese, e non poco.

« Resti a mangiare qua? » mi domandò d'acchito. Sbattei un paio di volte le palpebre, incredulo. Era seriamente Kyle colui che avevo di fronte?

« Ah, umh. Sì, va bene. I tuoi non tornano a casa? »
« No, stanno fuori fino a domani » disse noncurante lui, iniziando a camminare ancora una volta in cucina.

Osservai Kyle camminare verso l'altra stanza da dietro. Sebbene fosse leggermente più basso di me, manteneva a pennello il fisico tonico, alla perfezione. Non era molto attento a come tenere i capelli, invece. Essendo mossi le varie punte gli andavano a destra e a manca liberamente. Aveva le mani con le dita lunghe e vari anelli, i bicipiti parlavano soli.

« Che preparo? » chiese.

Mi accorsi che, come un deficiente, lo stessi guardando immobile senza dire nulla. Come un maniaco.

Sentii l'imbarazzo crescere ad una velocità estrema « E-Eh non so, qualsiasi cosa mi va bene » risposi grattandomi la nuca.

Ci accordammo per un panino a testa e, prima di sederci a mangiare, avvisai i miei genitori che sarei rimasto a pranzo da un amico.

Una volta seduti a tavola domandai nuovamente scettico il motivo di quell'invito improvviso.

« Mi andava. Non potevamo di certo rimanere ognuno per i cazzi nostri e con il broncio perché non avete le palle di farvi avanti e risolvere » rispose lui con una scrollata di spalle, in cambio gli diedi un calcio da sotto il tavolo, guardandolo male.

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