Capitolo 2: My Tears Ricochet

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L'estate prima del quinto anno

Hermione si trovava davanti al cancello di casa sua sotto il caldo sole pomeridiano, con un sorriso divertito sul volto mentre assisteva a qualcosa che non aveva mai visto prima: Draco Malfoy nervoso.
Stava di fronte a lei, armeggiando maniacalmente con i gemelli e raddrizzando la cravatta per la settima volta da quando lo aveva incontrato sul marciapiede tre minuti prima.
Presa da compassione, fece un passo avanti e pose le mani sulle sue. «Draco, fai un respiro profondo. Se stringi ancora la cravatta ti si interromperà la circolazione.» Gli rivolse un sorriso rassicurante quando i suoi occhi, ancora frenetici, si posarono su di lei.

«Come fai a non essere nervosa in questo momento, Hermione?» Poteva sentire quanto velocemente il cuore di lui batteva sotto le sue dita sul suo petto.
Fece scorrere le mani sulle sue spalle e lungo le braccia prima di stringere entrambe le mani di lui nelle sue.

«Non lo sono perché non c'è nulla di cui essere nervosi. Ti adoreranno.»

Quando lui le rivolse un'occhiata incredula, lei lo fissò con uno sguardo deciso. «Draco, se l'unica e sola Narcissa Malfoy, matriarca della famiglia purosangue più famosa della Gran Bretagna, madre dell'unico erede delle Sacre Ventotto Famiglie purosangue, può accettare che suo figlio frequenti una nata babbana– e Grifondoro– non abbiamo nulla di cui preoccuparci.» Strizzò la sua mano e gli sorrise mentre Draco appoggiava la fronte contro la sua.

«È perché sei tu, Hermione. Sei perfetta. È ovvio che mia madre ti ami.»

«E tu sei...cosa? Un demonio senza cervello?» Lo stuzzicò lei, cercando di alleggerire l'atmosfera.

Draco chiuse gli occhi e prese un respiro profondo.

«Non ho mai incontrato dei babbani prima, Hermione,» ammise in un sussurro, «tanto meno i genitori della mia ragazza. Non voglio rovinare tutto.» Le lasciò le mani e gliene posò una sulla guancia, strofinando delicatamente il pollice lungo la linea della mascella.

Gli occhi di Hermione si addolcirono.

«Non rovinerai niente, Draco. Sanno quello che provo per te, e ti giuro che non sono tipi da interrogatorio. Mio papà ti chiederà com'è stato crescere sapendo di essere un mago e qual è la tua materia preferita a scuola. E mia mamma ti chiederà dei tuoi libri preferiti cercando di non emozionarsi al pensiero che finalmente qualcuno si sia preso una cotta per la sua unica figlia.»

Finalmente, anche lui le sorrise.

«Ho preso più che una cotta per te, Hermione.»

Lei arrossì e appoggiò il viso sulla mano di lui prima di sussurrargli, «Anche tu mi piaci molto, Draco.»

Entrambi arrossirono e sorrisero timidamente per alcuni secondi, prima che Hermione tornasse in sé.

«Giusto! Allora andiamo avanti, si?»

Si riabbassò e intrecciò le loro dita prima di voltarsi per accompagnarli verso la porta d'ingresso.

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Natale, 2001

Hermione inciampò, mezza cieca, fuori dalla Metropolvere. Guardandosi intorno, si rese conto di non essere tornata nel suo appartamento. Da qualche parte, nel profondo del suo subconscio, sapeva che non sarebbe tornata lì, che sarebbe stata seguita troppo facilmente, e si era invece ritrovata nel salotto vuoto della casa dei suoi genitori.

Beh, tecnicamente ora era casa sua.

Non l'aveva mai venduta né aveva cambiato l'atto di proprietà dopo aver obliato e spedito i suoi genitori in Australia durante la guerra, e dopo che erano morti in un incidente d'auto – un maledetto incidente d'auto, tra l'altro – meno di un anno dopo la battaglia di Hogwarts, il loro testamento aveva stabilito che la casa passasse a Hermione.

Amor Vincit Omnia | Traduzione in ITALIANODove le storie prendono vita. Scoprilo ora