𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟐 - 𝐏𝐫𝐢𝐦𝐞 𝐥𝐞𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢

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Il seguente giorno Harry si svegliò e sbatté lentamente le palpebre.
La piccola stanza era illuminata dalla debole luce dell'alba. 
Il suo letto non era molto comodo, ma ci era abituato e perciò non aveva avuto problemi a dormire.
Le lenzuola grigie erano rovinate e molto sottili, dunque poteva sentire le molle del materasso contro la schiena ogni qualvolta che ci sdraiava sopra.

Il corvino si sedette sul letto, strofinandosi dagli occhi. 
Il letto di Tom era a pochi passi dal suo, eppure erano accostati su pareti opposte della stanza. 
La finestra che lasciava entrare la luce era situata tra i due letti e il loro unico armadio nero era accanto alla porta. 
La stanza era grigia e, con il passare del tempo, la vernice a scrostarsi.

Harry vide il suo compagno di stanza iniziare a muoversi tra le coperte prima che anche lui aprisse gli occhi. 
Quando i loro sguardi si incrociarono, Tom gli rivolse la parola.

"Sei sveglio da molto?"

Harry scosse la testa e poi pensò a ciò che l'altro gli aveva promesso. Avrebbe imparato a leggere e scrivere! 
Si chiese se avrebbero cominciato proprio quel giorno.

Tom spinse indietro le coperte, prima di posare i piedi sul freddo pavimento di legno.

"Facciamo il letto. Se siamo i primi a scendere, potremo mangiare di più."

Harry annuì e si buttò sul letto. 
Emise solo un leggero suono e rabbrividì quando percepì il freddo sulla sua pelle nuda. 
Tirò indietro le coperte proprio come aveva fatto Tom.
Quest'ultimo lo osservava con la coda dell'occhio. 
A quanto pareva stava facendo bene, visto che lo aveva lasciato fare senza intervenire.
Dopo essersi vestiti, andarono silenziosamente alla mensa mentre gli altri bambini dormivano ancora.

Dopo aver essersi ben serviti, Harry e Tom si sedettero in disparte.
Nonostante non ci fossero gli altri bambini, non erano comunque soli visto che c'era anche un impiegato dell'orfanotrofio che li controllava. 
Finirono di mangiare non appena la sala iniziò a riempirsi. 
Tom tirò a sé Harry in modo che nessuno potesse avvicinarsi a lui. 
Successivamente lo portò fuori a godersi l'aria fresca di inizio novembre senza che dovessero sentire le grida degli altri bambini che giocavano a rincorrersi e ne approfittarono per sedersi sulle uniche due altalene che c'erano.

Harry iniziò poi a dondolarsi in modo da essere sempre più vicino al cielo e Tom lo imitò. 
Il corvino sorrise, mentre cercava di sorpassare Tom, anche se quest'ultimo lo raggiungeva sempre, con un sorriso sul volto. 
Tom si guardò intorno e poi si rivolse al più giovane.

"Chiudi gli occhi."

Facendo come gli era stato detto, Harry chiuse gli occhi. 
Non vedeva più nulla e percepiva solo il vento sul viso.

"Lasciati andare, non muoverti."

Harry smise di spingere in avanti e in quel momento ebbe l'impression che se stesse volando come un uccello. 
Il vento gli fischiava nelle orecchie e gli accarezzava il viso. 
Continuò così fino a quando l'altalena non si rallentò e aprì gli occhi solamente quando i suoi piedi quasi toccarono terra. 
Guardò Tom, anche lui era fermo, e gli sorrise, con gli occhi che brillavano. 
L'altro ricambio il sorriso e lo aiutò a alzarsi in piedi quando gli altri bambini li raggiunsero in quel posto.

"Dai, rientriamo. Se rimaniamo troppo a lungo qua fuori, potremmo prenderci un raffreddore."

Harry seguì Tom come se fosse la sua ombra. 
Il più grande decise di andare a bussare alla porta della direttrice prima che iniziassero le lezioni.

"Avanti."

"Salve, signora. Mi chiedevo se potevo essere esentato dalle lezioni per poter insegnare a Harry a leggere e scrivere. 
Sono notevolmente più in avanti degli altri e ho pensato che a Harry non farebbe male se gli venisse insegnato qualcosa."

𝐈𝐥 𝐁𝐚𝐦𝐛𝐢𝐧𝐨 𝐑𝐞𝐭𝐭𝐢𝐥𝐨𝐟𝐨𝐧𝐨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora