𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏𝟗 - 𝐁𝐫𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐢𝐧𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨

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Tom seguì lentamente la donna all'interno della casa. 
Harry era a un passo dietro di lui, avanzando silenziosamente e seguendolo. Solo vedere le spalle tese della signora sapevano che non era contenta della loro presenza, ma Tom non se ne sarebbe andato senza avere delle risposte alle sue domande.

Harry guardò l'arredamento mentre passava, impressionato dal lusso che traspariva anche nei più piccoli dettagli. Nonostante tutto, il suo sguardo si posò soprattutto sull'amico, per il quale era preoccupato. 
Conosceva le sue paure.
Sapeva che lui temeva di essere stato abbandonato da suo padre fin da quando aveva scoperto che quest'ultimo ancora vivo. Aveva provato a rassicurarlo, ma vedendo l'atteggiamento della donna, che pensava fosse forse la nonna del suo amico, temeva che Tom avesse ragione.

"Sedetevi."

Il tono brusco della signora fece venire voglia ad Harry di alzarsi, solo per infastidirla, ma non voleva dare al suo amico più problemi di quelli che già aveva. Così seguì l'esempio del più grande, sedendosi accanto a lui.

"Come vi chiamate?"

"Il mio nome è Tom e lui è Harry."

"Tom… ha osato, quella stronza. E cosa lui cosa ci fa qui? Non dirmi che ha avuto due gemelli."

"No. È mio amico e le chiedo di fare attenzione a come si rivolge a lui o a me."

Il tono del suo amico si era calmato. 
Se fosse stato lui il bersaglio, sarebbe scoppiato a sudare freddo. La donna sembrò rendersi conto che stava ballando sul bordo del burrone e decise di lasciare la stanza, affermando che avrebbe preparato il tè.

I due ragazzi rimasero seduti, in silenzio, visto che era troppo rischioso parlare il Serpentese quando lei poteva tornare da un momento all'altro. 
I pugni di Tom erano così serrati che le sue nocche diventarono bianche.

Aveva dato della stronza a sua madre. 
Qualunque cosa fosse accaduta prima della sua nascita, la famiglia di suo padre la odiava.

Quando la donna tornò, portando con sé l'assortimento di tè come promesso, nessuno dei due si era mosso di un centimetro. Era ovvio che lei avrebbe preferito che sparissero come un brutto sogno non appena le avessero voltato le spalle. Il tè così cortesemente offerto era probabilmente solo un'abitudine che avevano le persone della sua classe sociale e un modo di tenete occupate le mani e la mente. 
Tutto sicuramente per evitare di incontrare lo sguardo di Tom. 
La donna sembrava singolarmente indisposta alla sua vista.
Era la prima volta che Harry vedeva quel tipo di comportamento nei confronti del suo amico. 
Il resto del tempo era stato esattamente il contrario. 

"È sola?"

Tom odiava l'attesa e sembrava che ci volesse molto tempo prima che la donna rispondesse.

"Sì. Sono andati un po' a caccia, dovrebbe tornare più tardi. Posso lasciare loro un messaggio."

Ne dubitava e se sperava che se ne andasse senza poter parlare con suo padre si sbagliava di grosso.

"Non ce n'è bisogno. Aspetterò il loro ritorno. Voglio parlare con loro."

La signora sembrò riprendere un po' di coraggio, senza dubbio aiutata dalla rabbia, e, con il viso leggermente arrossato, si infuriò.

"Mio figlio, grazie al cielo, è riuscito a vivere una vita tranquilla dopo che questa... questa strega ha finalmente lasciato la sua vita per sempre. Vorrei che te ne andassi e gli lasciassi vivere una vita tranquilla."

"Ha ancora un figlio illegittimo. Vorrei ricordarle che non devo preoccuparmi della mia reputazione qui."

Grazie a Harry sapeva dove premere per farli sussultare. 
Il sussulto che animava la donna e il contrarre della sua bocca erano tutte prove del suo successo.

𝐈𝐥 𝐁𝐚𝐦𝐛𝐢𝐧𝐨 𝐑𝐞𝐭𝐭𝐢𝐥𝐨𝐟𝐨𝐧𝐨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora