𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏𝟖 - 𝐂𝐚𝐬𝐚 𝐑𝐢𝐝𝐝𝐥𝐞

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Tom aveva fatto le sue ricerche e aveva, come al solito, trovato la risposta che cercava. 
Poi aveva controllato e ricontrollato le informazioni, come tendeva a fare in caso di dubbio. 
Alla fine era arrivato alla conclusione di aver effettivamente trovato quello che stava cercando. 
Tuttavia, per la prima volta nella sua vita, non sapeva se era felice di esserci riuscito.

Innanzitutto, nonostante quello che aveva pensato inizialmente, suo padre non era un mago. 
No.
Apparentemente la sua magia proveniva da sua madre che era tra i pochi sopravvissuti della grande stirpe di Salazar Serpeverde. 
Adesso c'erano solo lui e Harry.

Sua madre, la discendente di uno dei più grandi maghi mai vissuti, era morta durante il parto. 
Com'era stato possibile? 
Aveva deciso volontariamente di abbandonarlo? 
Una strega potente sarebbe potuta morire in quel modo solo se avesse voluto, se avesse deciso di non combattere. 
La magia che scorreva in tutti i maghi li proteggeva da molti mali, a meno che il mago in questione non rifiutasse il suo aiuto, scegliendo di lasciare che la vita fosse decisa dal destino e lasciando tutti i poteri al caso e alla fortuna.

Ciò significava che sua madre non aveva ritenuto che la sua semplice esistenza fosse una ragione sufficiente per combattere e sopravvivere? 
Avere un maschietto appena nato non bastava per voler restare in vita? 
Significava così poco per sua madre? 
Questa idea lo aveva spesso portato a dover trattenere le lacrime durante sera, quando era nel suo dormitorio. 
Le sue paure infantili tornarono a perseguitarlo come il primo giorno in cui aveva capito la differenza tra lui e gli altri orfani e bambini normali.

C'era di più. 
Suo padre era ancora vivo. 
Era cresciuto in un orfanotrofio mentre suo padre era ancora vivo! 
Se si era sentito abbandonato, questa osservazione sembrava confermarlo.

Lasciò cadere la testa contro il finestrino ghiacciato del treno, cercando di ancorarsi alla realtà per sfuggire ai suoi pensieri oscuri che, lentamente ma inesorabilmente, lo stavano trascinando in una spirale di sofferenza e angoscia.

Dando uno sguardo allo scompartimento capì che Abraxas, Walburga e Orion erano rimasti in silenzio, lanciandogli un'occhiata di tanto in tanto prima di tornare a giocare o a leggere. 
Il suo cattivo umore evidentemente traspariva e preferirono non attirare la sua ira. 
Un'altra ragione per cui Tom amava la Casa di Serpeverde. 
Rispetto alla maggior parte delle altre Case, i Serpeverde erano intelligenti. 
Sarebbe bastato un goffo Grifondoro o un Tassorosso o anche un fastidioso Corvonero e lui sarebbe stato più che felice di usare la sua bacchetta su quella persona.

All'improvviso un peso si posò su di lui e Tom si voltò per vedere che Harry si era addormentato.  Un piccolo e triste sorriso sostituì il cipiglio sulle sue sopracciglia e mise un braccio attorno al suo amico, assicurandosi che non cadesse e si svegliasse.

La notte scorsa Harry aveva avuto molti problemi a addormentarsi e si era rifugiato nel letto di Tom. 
Non era la prima volta che lo faceva durante l'anno, ma era diventato raro da quando il più giovane si era adattato bene a Hogwarts e i Grifondoro lo avevano lasciato in pace. 
Nonostante ciò, sapeva il motivo per cui la notte precedente era stata dura per il suo amico, in quanto lo era stata anche per lui.

Dopotutto quello era il loro ultimo giorno a Hogwarts. 
Il giorno successivo dovevano tornare all'orfanotrofio per due lunghi mesi, prima di tornare a scuola. 
Aveva sperimentato la stessa cosa l'anno prima, ma il pensiero di rivedere finalmente Harry lo aveva calmato e quasi non vedeva l'ora di andarsene. 
Questa volta, però, il più giovane era già con lui e doveva tornare all'orfanotrofio anche se aveva tutto ciò che desiderava lì nel Mondo Magico: il suo mondo.

Lentamente appoggiò la testa contro quella del suo amico e chiuse gli occhi: se si fosse addormentato, gli altri lo avrebbero svegliato.

***

𝐈𝐥 𝐁𝐚𝐦𝐛𝐢𝐧𝐨 𝐑𝐞𝐭𝐭𝐢𝐥𝐨𝐟𝐨𝐧𝐨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora