CAPITOLO 32

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SPAZIO AUTRICE: per farmi perdonare della mia lunga assenza, oggi doppio!

Passarono diversi giorni e il lavoro chiamò nuovamente.
Jenna ed Emma sarebbero dovute andare negli studi di Los Angeles insieme al resto del cast per girare delle scene in green screen, per poi volare nuovamente in Europa, Irlanda, per il termine della serie.

<<Fate attenzione mi raccomando, chiamate quando arrivate.>> raccomandò Natalie con fare materno alle due prima di entrare in macchina.

Quando uscirono dalla proprietà, Emma si girò verso la sua amata, la quale era girata verso il finestrino, persa nel vuoto.

<<Tutto bene?>> le chiese stringendole la mano. L'altra annuì.
<<Fa sempre uno strano effetto lasciare casa.>> confessò. La più grande le sorrise e allargò un braccio intorno alle sue spalle, stringendola a sé.
<<È l'ultima trance, dobbiamo tenere duro. Stai facendo un ottimo lavoro ed io sono fiera di te.>>
Jenna si crogiolò in quell'abbraccio.

Dopo qualche minuto di viaggio la loro attenzione si posò su un trillio di notifica. La più piccola prese il telefono dalla sua borsa: Lisa le aveva inoltrato una richiesta di Tim via email di arrivare a Los Angeles il prima possibile.
<<Non so tesoro, cercate di prendere i primi voli disponibili. Cerco di prendere qualche altra informazione. Voi fate attenzione.>> le disse la manager al telefono.

All'aeroporto le attendeva un agente di scorta della polizia. Si avviarono agli sportelli di prenotazione voli per cambiare il proprio che sarebbe partito 4 ore più tardi.
<<Li cambi con il primo volo per Los Angeles in prima classe per favore.>> chiese Jenna.
<<Signorina il primo volo è tra 45 minuti, ma sfortunatamente non ci sono posti in prima classe disponibili, solo uno in business class.>> comunicò la signorina allo sportello sulla quarantina.
<<Maledizione...>> mormorò la mora.
<<Non possiamo farvi andare in altre classi, se la gente dovesse riconoscervi sarebbe troppo rischioso. >> intervenne l'agente Scott, incaricato di scortarle fino all'aereo.

Emma si guardò intorno per qualche secondo, fino a quando non capì che l'unica cosa da fare era partire più tardi, usando il suo biglietto aereo.
<<No.>> provò a contestare Jenna.
<<È l'unica soluzione. Tim vuole vedere te e devi andare. Aspetterò, sono solo un paio di ore e per domattina saremo insieme in hotel di nuovo. >> la interruppe Emma tranquillizzandola con un sorriso.

Avrebbe voluto baciarla, dirle che sarebbe andato tutto bene, ma in quel momento troppi occhi si stavano puntando su di loro e dei gruppi di ragazzi stavano iniziando a cacciare fuori i loro cellulari per fare delle foto. La più piccola sospirò quasi affranta. <<Mi dia quel biglietto.>>

Dopo essersi salutate con un semplice abbraccio, Emma stava aspettando nella vip hall della compagnia aerea. Jenna venne scortata fino all'aereo e dopo aver registrato le anagrafiche dei passeggeri con un permesso speciale, l'agente Scott tornò in aeroporto e quando fu il momento di partire eseguì la stessa procedura con lei.

<<Le arriverà una mail una volta atterrata con i dettagli da seguire per arrivare in hotel. Un mio collega sarà lì ad aspettarla fuori dal gate, non si fidi di altri. Quando sarà atterrata lo comunichi alla sua manager e le inoltri i dettagli della mail.>>
Emma annuì e appuntò tutto mentalmente. Qualche minuto dopo l'aereo era in pista e prima di decollare scrisse a Jenna, probabilmente in dirittura d'arrivo.

"Sto arrivando da te, amore mio."

Quando Emma arrivò a Los Angeles erano quasi le 10 di sera. Il tempo non era dei migliori e fuori infervorava un temporale. Come detto dall'agente le arrivò una mail, mandò i dettagli a Camille e si fiondò alle uscite. In quel momento ricevette una telefonata.  Il numero non era registrato, ma il prefisso era americano.
<<Pronto?>>
<<Signorina Myers?>> una voce quasi familiare femminile le rispose. <<Sono l'agente Stone, la sto aspettando all'uscita 16C, nella west area.>>
<<Il suo collega mi aveva detto che l'avrei trovata all'uscita dei gate, non dell'aeroporto.>>
<<Ha ragione, ma per motivi di sicurezza devo chiederle di raggiungermi in questa posizione.>> l'altra voce risposte in modo fermo ed in quel momento Emma ricevette una posizione gps. Non volle fare troppe domande, così seguì le istruzioni della poliziotta.

Uscì dall'aeroporto stringendosi nella sua felpa per proteggersi dalla pioggia. Aumentò il passo ed entrò in un vicolo dietro un parcheggio di taxi, si guardava intorno fino a quando la sua attenzione non venne attirata su un suv nero dai vetri scuri.
<<Mi ha trovata signorina, venga pure.>> disse la voce dall'altro lato del telefono.
La pioggia continuava a cadere senza pietà ed oramai Emma era completamente zuppa.

Aprì la porta dell'auto e si fiondò dentro.
<<Grazie agente.>> disse riferendosi alla figura minuta davanti a sé al posto del guidatore, che chiuse le porte e si girò, tenendo il volto sotto la visiera del berretto.
<<Come sei dolce, Emma, ma devo dire che sei anche molto stupida.>>

Un ghigno malefico si palesò, ed Emma riconobbe subito la persona davanti ai suoi occhi, la quale ebbe la velocità e la scaltrezza di colpirle la tempia con il manico di un coltello, che le fece perdere instantaneamente i sensi.

I WISH I HAVE YOU - Jenna and EmmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora