chapter fifteen [Percy]

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15. ANDIAMO ALL'INFERNO

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Eravamo usciti dal negozio di Crusty sani e salvi, fortunatamente. Selene era svenuta ma grazie al cielo si era ripresa nel giro di mezz'ora.

Non la sopportavo ma non posso negare di aver avuto il fiato sospeso quando l'ho vista stare così male, forse non la odiavo così tanto come credevo, o forse ero semplicemente preoccupato per una compagna di impresa che avevo scelto io.
Appena ci fummo allontanati dal negozio di materassi ci dirigemmo in fretta verso la nuova tappa della missione, l'ingresso degli inferi.

Stavamo all'ombra di Valencia Boulevard a contemplare le lettere dorate che dicevano "STUDI DI REGISTRAZIONE R.I.P."

Sotto, sulle porte di vetro, c'era stampato: NO VENDITORI, NO PERDITEMPO, NO VIVI...molto rassicurante considerato che eravamo tutti e quattro vivi e vegeti. Nonostante fosse mezzanotte dentro sembrava essere tutto acceso e funzionante; dopo aver ripassato il piano mi rigirai le perle tra le dita, stavo per entrare nel mondo dei morti e dovevo pensare positivo o non ne sarei uscito mai più.

Selene sembrava piuttosto impaziente di entrare, come se l'idea di andare all'inferno la esaltasse per qualche strano e inspiegabile motivo. Annabeth si rigirava la collana con le perle tra le dita e Grover belava nervosamente; riguardai di nuovo le perle...non erano molto come piano di riserva effettivamente. Stavamo per andare all'inferno a conoscere il Dio dei morti e la nostra unica speranza di salvarci la pelle erano quattro perline ricevute da una strana creatura marina incontrata nell'acqua lurida del molo di Santa Monica...ottimo piano.

Aprimmo la porta ed entrammo uno alla volta, prima Selene e poi io, dietro di me Annabeth e infine Grover che era visibilmente terrorizzato. Avrei tanto voluto chiedere a Selene cosa ci fosse di così eccitante nell'andare all'inferno ma quello non era davvero il momento di litigare, ormai avrete capito che anche la minima cosa che dico potrebbe innescare una sua reazione non molto...positiva.

Inizialmente l'entrata sembrava una normale porta di vetro, di quelle che non vedi finché non ci sbatti la faccia contro rovinandoti gli incisivi, eppure appena misi piede dentro l'edificio -per così dire- l'atmosfera sembrò cambiare, diventando subito più cupa, puzzava di morte.

«questo posto è tremendo» commentò Grover

«hai ragione, ma dobbiamo continuare»

«in ogni caso abbiamo fallito. Il solstizio d'estate è già passato» commentò Selene

«ma tu devi sempre essere così negativa?» sbuffai

«se essere realisti per te è essere negativi, beh, mi dispiace. È la verità che vuoi che ti dica? Il ventuno giugno è già passato da un pezzo e la scadenza che giorno era? Guarda un po'! Il ventuno giugno!» ribatté lei

«non è essere realisti il problema. Il problema è che tu sei dannatamente priva di empatia o di qualsiasi altra emozione che non siano rabbia e disgusto» sputai in un fiato

«può essere. Non è stata l' empatia a salvarmi la vita quando vagavo per le strade di New York» detto questo si girò e proseguì per la strada. Avevo l'impressione che non avremmo più parlato per un bel po'

Proseguimmo tutti e quattro senza proferire parola, finché non arrivammo in un antro buio e abbastanza spettrale, l'unica luce presente era quella emanata dalle fiamme che ardevano le torce appese ai muri. Una luce che sapeva di morte, quella giusta da mettere nei film horror, poco prima che qualcuno venga sventrato.

Dusk Til Dawn | Percy Jackson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora