Barbie dagli occhi caramello

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Mancavano meno di cinque minuti ed io avevo già terminato, guardai soddisfatta ciò che ero riuscita a fare: il risultato era un quadro sui toni del grigio e del nero che ritraeva un paesaggio boschivo che faceva cornice ad una graziosa donna di spalle, insieme si fondevano creando cosí un effetto che combinava la gonna della figura femminile e uno specchio d'acqua che rifletteva gli alberi e il cielo.
Nel complesso era proprio il risultato che mi ero immaginata ed ero soddisfatta.
<< bene mettete giú i pennelli, pulite la vostra postazione e mettete al loro posto i cavalletti. In ordine alfabetico quando uscite mi mostrerete ciò che avete fatto e vi darò il voto, poi lo potrete portare a casa. >> disse la professoressa autoritaria.
Misi tutto in ordine e andai a cercare Sofia per la classe perché in ordine alfabetico sarebbe stata proprio dietro a me.
Era davanti al lavandino e stava lavando con cura una tavolozza imbrattata di ogni sorta di colore, l'affiancai e cominciai ad aiutarla lavandole dei pennelli.
<< sei soddisfatta del tuo lavoro? >> chiesi curiosa. Secondo me era molto carino: la mia amica in una visione tutta sua di un tramonto romantico aveva affogato un sole rosso e arancio in una distesa frastagliata d'acqua blu colorata dai riflessi della luce e aveva tinto il cielo di tutte le sfumature dell'arcobaleno fino a giungere ad un azzurro scuro ai margini del quadro.
<< nn lo so... Pensavo che sarebbe venuto diversamente,ma nn mi lamento é venuto meglio del solito. Te? L'ultima volta che l'ho guardato era solo una distesa di macchie grigie. >> chiese perplessa.
<< sono felice. É come volevo che venisse. Spero di prendere un buon voto. Mi piace dipingere, anche se preferisco fotografare. >> spiegai.
<< wow, sai anche fare le fotografie? A me vengono sempre tutte mosse, sembra che ogni volta che faccio una fotografia mi venga il morbo di Parkinson. >> disse ridendo, seguendomi verso i nostri quadri.
<< é tutta questione di avere un'appoggio fermo ed una macchinetta professionale, ma nn ti annoierò oltre. Ti piace allora? >> chiesi indicando fiera il mio lavoro.
<< cavolo!! Ma é bellissimo. >> disse a bocca aperta dopo averlo fissato per qualche istante.
<< beh , grazie. >> dissi imbarazzata.
<< sul serio. Quando l'ho guarato l'ultima volta non pensavo minimamente che potesse venire cosí bene! >> affermò.
<< in effetti nemmeno io. Ma diciamo che ero ispirata. >> aggiunsi pensando con nostalgia a chi avrei dedicato il quadro.
<< dai andiamo a metterci in coda voglio vedere il lavoro di quella strega che é Elena. >> disse Sofia con un sorrisetto maligno, distogliendomi dai miei pensieri.
<< ma nn mi avevi detto di lasciarla stare perché é un pesce grosso e bla bla bla. >> chiesi divertita.
<< io posso. E comunque nn ci sente nessuno. >> disse indicando i nostri compagno che chiacchieravano animatamente.
Allungando il collo cercai la figura possente di Enrico che si trovava davanti a me di tre persone con in mano quello strano quadro e parlava con Elena che ammiccava maliziosamente, ormai prossima alla cattedra della professoressa.
<< ma mi ascolti? >> mi chiese Sofi pichiettandomi con il dito sulla spalla.
<< no, stavo pensando... che mi fa ancora un po male la caviglia. >> cercai prontamente una scusa.
<< mh... Devi aver fatto proprio un bel volo é?! >> chiese sogghignando.
<< si, scema. >> risposi dandole una sberla sul braccio.
<< ahi! >> esclamò drammaticamente massaggiandosi il punto in cui l' avevo colpita.
<< ma se nn ti ho neanche toccato?! >> risi.
Continuavamo ad avanzare e, ignorando Sofi che stava bofonchiando qualcosa a bassavoce, guardai verso la professoressa che stava guardando il dipinto di Enrico.
<< Carli, ottimo lavoro, bel ritratto. É riuscito a fare quello che si era immaginato? >> chiese interessata la professoressa.
<< ci puó scommettere! >> disse beffardo.
<< bene, Carli le do un 8. >> disse la donna congedando Enrico, che uscií velocemente dalla porta.
<< cavolo! Ci siamo perse il lavoro della strega, porca la miseria!! >> mi richiamò Sofi.
<< già, ero curiosa. C'é qualcosa in cui nn riesce quella ragazza? >> chiesi sincera.
<< nn saprei. Dove nn riesce lei riescono le sue amichette o il suo secondo ragazzo. >> disse.
<< cosa? Che intendi con "il secondo ragazzo"? >> chiesi interessata controllando la fila, mancavano solo due persone prima di me.
<< oltre al ragazzo con cui sta per fare i suoi "giochetti" e che cambia ogni due giorni, prende un secchione di un' altra classe , lo illude con tante belle parole e lui le fa i compiti e le passa le risposte per le verifiche. >> spiegò.
<< che schifo! É proprio una strega! >> dissi storcendo la bocca come se avessi mangiato qualcosa di aspro e poi tornando seria.
Finalmente era giunto il mio turno, presi in mano il mio quadro e avanzai.
Passai davanti alla cattedra << bene, signorina De Silva. Vediamo cosa é riuscita a fare in due ore. >> detto questo girai il mio lavoro e la professoressa con voce sorpresa affermò << brava, ecco un esempio da seguire. Anche se aveva un ora in meno degli altri ha finito il lavoro e anche meglio. Bene direi che le metto un bel 9. >>
Disse felice la professoressa annotando il voto nel registro.
Prendendo il quadro abbassai il volto e mi spuntò un piccolo sorriso trionfante, uscií e aspettai che Sofi finisse.
Intanto memorizzai il numero di Sofia sul cellulare ripromettendomi di chiederle nel pomeriggio di passarmi i numeri di tutta la classe.
La ragazza nn tardò ad arrivare, aveva un sorriso da orecchio a orecchio.
<< ho preso 7!! Ha detto che sto mogliorando. >> gridò euforica.
<< perché di solito quanto prendevi? >> chiesi curiosa.
<< appena la sufficienza, nn sono molto brava nelle materie artistiche al contrario di te. Io preferisco le materie tipo matematica, scienze e storia. >> spiegò.
<< allora, sbrighiamoci , se no facciamo tardi alla lezione di storia. Prima appoggiamo i lavori? >> chiesi.
<< assolutamente no. Voglio che tutti vedano il mio orgoglio! Tu vai io intanto vado in classe e mi vaneggio un po. >> esclamò convinta saltellando nel corridoio.
Ridacchiando mi avviai verso il mio armadietto e appoggiai i libri che nn mi servivano piú e l'ingombrante quadro che occupava già da solo metà spazio.
Mettendo meglio la tracolla chiusi l'armadietto e mi giraí zoppicando per andare in classe.
<< ciao Aurora. >> sentií dietro di me.
<< hey, ciao Margherita. Anche tu hai appoggiato il lavoro? >> chiesi curiosa sperando che me lo mostrasse.
<< sí, lo vuoi vedere? >> chiese infatti armeggiando per tirarlo fuori.
<< certo. >> risposi.
La ragazza lentamente lo girò verso di me cosí che potessi guardarlo.
Sulla tela si apriva un grande occhio color caramello incorniciato da delle folte ciglia nere. Il resto del dipinto era stato completato con tonalità differenti di grigio facendo cosí spiccare il colore delicato dell'occhio, donandogli piú espressività.
<< che te ne pare? >> chiese reggendo con una mano il quadro e spostando i capelli in un gesto nervoso con l'altra.
<< é davvero bellissimo. Cioé, é pazzesco come sei riuscita a farlo sembrare vero, ad un occhio poco esperto sembrerebbe una fotografia a cui é stato applicato del colore sull'iride, ma dipingendo é davvero difficile riuscire a farlo sembrare vivo come hai fatto tu.>> parlai a raffica tutto d'un fiato.
<< oddio, scusa se ti ho annoiata. >> cercai di porre rimedio, in quel momento mi sentivo a mio agio e le parole mi uscivano a ruota libera dando sfogo ai miei pensieri. Era da tanto tempo che nn lo facevo, di solito nn socializzavo cosí velocemente sopprattutto in una scuola nuova. Anzi cercavo di nn fare amicizia affatto, nn mi interessava e nn lo volevo, perché ad ogni addio sarei tornata a stare male, proprio come quando ero piccola.
<< tranquilla. Sei la prima che a capito il mio reale intento. Sei appassionata d'arte? >> chiese interessata distogliendomi dai miei rimuginamenti.
<< si. Fin da piccola. >> spiegai abbassato lo sguardo imbarazzata.
<< come va la caviglia? >> chiese.
<< oh... meglio. Sto in piedi. >> risposi ovvia diventando ancora piú rossa di prima.
<< meg!! >> ci girammo insieme verso quella voce.
Infondo al corridoio una ragazza mora stava correndo verso di noi.
<< ciao meg. Ti aspettavamo in giardino per fumare. Dove eri finita? >> disse la ragazza buttandole le braccia al collo e abbracciandola con trasporto, senza considerarmi minimamente.
Era una ragazza alta come me ma piú magra, aveva dei grandi occhi color caramello e delle guancie che a me sembravano tanto quello di un criceto. Mentre la stavo squadrando, cercando qualche difetto, le due ragazze stavano parlando.
<< chi sei? >> mi chiese smorfiosa ad un certo punto la nuova arrivata che aveva interrotto la nostra chiacchierata ,rivelando un accento strano, forse era di origini americane. Sembrava la brutta copia di barbie, ma mora.
<< hey,sto parlando con te. >> disse richiamando la mia attenzione.
<< mi chiamo Aurora, De Silva Aurora. >> mi presentai porgendole la mano.
<< anche mia nonna si chiama Aurora. >> disse pavoneggiandosi.
<< Kate, smettila. >>la riprese ridacchiando Margherita.
<< nn fa niente. Comunque devo rientrare in classe. É stato un vero... piacere conoscerti Kate. >> dissi voltandomi infastidita.
Quella ragazza mi aveva davvero rovinato la mattinata. Era cosí sbruffona ed egocentrica, e poi quegli occhi caramello, erano identici a quelli del quadro di Margherita, che strano...  Ah ma cosa vado a pensare , mi schiaffeggai mentalmente entrando nella classe.
Individuai subito il mio posto in fondo alla classe che però era occupato da Enrico. Mio dio quel ragazzo era sempre in mezzo. Ero ancora arrabbiata per prima, ma nn lo avrei fatto vedere ,nn gliela avrei data vinta cosí ,su un piatto d'argento e poi Sofia nn lo doveva sapere o nn mi avrebbe lasciata stare un secondo neanche a pagarla.
Camminai disinvolta, per quanto mi permetteva la caviglia ancora dolorante, cercando di apparire piú sicura di come in realtà nn mi sentissi. Mi trovavo a un metro dal MIO posto, ora occupato da quello smorfioso diciannovenne che saltava addosso a qualsiasi essere femminile dotata di tette e culo.
Tossií leggermente per richiamare la sua attenzione, ora totalmente assorbita dalla mia amica che ammiccava da far schifo.
<< chi si vede... Aurora. Stavamo giusto parlando di te. >> disse il ragazzo facendo l'occhiolino a Sofi. << Hai la tosse Aurora? >> chiese Sofia intrappolando il labbro inferiore fra i denti per nn scoppiarmi a ridere in faccia.
Odiavo quando faceva cosí e odiavo ancora di piú quando arrossivo dall'imbarazzo come in quel momento.
<< no. Volevo riprendermi il MIO posto. >> ringhiai sottolineando la parola mio e fulminando con lo sguardo Enrico che se la rideva tranquillamente come se nn fossi proprio davanti a lui a portata di schiaffo.
Velocemente allungai la mia mano verso la sua faccia per stampargli un ceffone sulla sua guancia e torgliergli quel sorrisetto dalla bocca.
Lui però fu piú veloce di me e la superficie della mia mano non incontrò come avevo immaginato il viso di quell'iodta, infatti si alzò in piedi e strattonò la mia mano con forza verso di lui, facendomi appiccicare ai sui addominali sodi.
<< eh no. Nn si fa. >> disse con gli occhi fissi nei miei e quel sorriso sghembo sul volto. << vedo che hai affilato le unghie da stamattina gattina. >> mi sussurrò all'orecchio lasciandomi lí in piedi con il suo profumo ancora addosso.
Velocemente mi ripresi dallo stordimento e mi sedetti al mio posto, evitando lo sguardo persistente di Sofia.
<< adesso mi devi delle spiegazioni. >> mi disse sicura facendomi girare verso di lei.
Mugolai rumorosamente di disapprovazzione e mi rassegnai alle sue domande.
E che la lotta abbia inizio.

Finita la lezione ero stanca come se avessi fatto una maratona , ed in un certo senso lo sforzo che avevo fatto per schivare e parare tutte le domande di Sofi, era lo stesso.
Nn mi aveva lasciata in pace nemmeno un secondo e a fine lezione era riuscita ad estorcermi con la forza qualcosa, ma ero riuscita a tenermi per me le parti piú piccanti di quella mattinata.
La versione ufficiale era che lui era solo venuto a vedere come stavo e a fare qualche stupida frecciatina, ma nn le avevo detto che per poco nn mi baciava.
<< alla fine ,della tua amata lezione di storia , nn hai ascoltato una sola parola per farmi l'interrogatorio. >> le feci notare ancora piccata, prendendo il mio lavoro d' arte.
<< posso recuperare a casa. >> disse furbamente ,camminandomi di fianco.
<< viene alla festa che dà miss strega per il suo compleanno? >> mi chiese ad un certo punto.
<< nn so, nn mi fanno impazzire le feste. >> risposi sincera.
<< ma dai. Ci sarà tutta la scuola, devi assolutamente venire! >> disse convinta.
<< appunto per quello. >> risposi.
<< dono tua amica. >> affermò con una mano sul cuore. << E come tua amica, devo convincerti con ogni mezzo a partecipare ad almeno qualcuno degli eventi importanti che smuovono un po la noiosa routine scolastica. >> terminò con un sorrisetto.
<< e va bene! quando é? >> mi arresi.
<< venerdi prossimo, di sera. >> spiegò aprendo la porta della scuola.
<< va bene, ci sentiamo oggi pomeriggio. >> le dissi nella confusione di ragazzi.
<< ok. Ciao. >> mi salutò prima di sparire inghiottita dalla folla.

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