I raggi del sole che filtrano dalla finestra mi illuminano il viso e svogliatamente mi giro dall'altra parte tentando di riaddormentarmi, prima però mi colpisce un pensiero. Subito mi volto verso la sveglia che segna le 7.30 e mi fiondo letteralmente fuori dal letto quasi inciampando nel libro che deve essere caduto per terra ieri sera quando mi sono addormentata. Lo sposto e lo ripongo sul comodino e vado in bagno per fare ina doccia velocissoma.
Mi trucco leggermente, mi vesto e scendo in cucina dove mio papà sta bevendo comadamente seduto il suo caffé, prendo al volo un croissant alla marmellata e lo saluto mentrei affretto ad uscire.
Monto sulla bicicletta metto la borsa nel cestino e guardo l'orologio, 7.50, comincio a pedalare piú veloce che posso per trntare di rimediare al mio ritardo spaventoso.Sono quasi arrivata, ma sembra proprio che il destino mi odii visto che ho trovato quasi tutti i semafori rossi. Ancora qualche minuto e potrei entrare a scuola in orario , ma proprio quando penso che potrei farcela una moto nera mi taglia la strada e mi fa cadere.
Mi fa male tutto e la borsa si e aperta rovesciando gran parte del contenuto nel cestino e sull'asfalto, dolorante cerco di alzarmi buttando le cose in borsa un po alla meglio e vado verso la scuola a mettere giú la bici.
Proprio nel cortile mi ritrovo la stessa moto che poco fa mi ha tagliato la strada e il guidatore sta scendendo e si toglie il casco, rivelando il volto di quell'antipatico di Enrico.
Ad un primo sguardo come ragazzo era davvero un gran figo, certo escludendo però la sua antipatia tagliente. Era alto e muscoloso, aveva occhi azzurri e capelli biondi corti. Inoltre aveva due anni in piú di me perché era stato bocciato , ovvero 19 anni.
Dopo aver sistemato la moto si girò verso di me e mi guardo come una mucca guarderebbe un cellulare.
<< ma nn mi chiedi neanche scusa? Dico, ma ci fai o ci sei ? Mi hai tagliato la strada, sono caduta e mi sono fatta male, sono in ritardo e nn mi chiedi neanche se mi sono fatta male? >> conlusi arrabbiata.
Il ragazzo mi guardò per un secondo e poi proruppe in una forte risata.
<< senti scusa se ti ho tagliato la strada, nn mi ero neanche accorto che fossi caduta e sono anche io in ritardo se nn lo avessi notato. Comunque ne hai di carattere eh? Sei un bel peperino. >> affermò dopo aver smesso di ridere.
<< comunque fossi in te a quest'ora smetterei di urlarmi contro e entrerei se nn vuoi restare tutto il giorno qui. Andiamo? >> detto questo si girò e si avviò velocemente verso la porta lasciandomi di pochi passi dietro a lui un po stupita da quel suo strano comportamento.
Guardai l'orologio un'ultima volta per poi correre dietro Enrico che si era già rapidamente allontanato da dove eravamo.
Lo raggiunsi appena prima che entrasse in classe e vedendomi mi tenne aperta la porta facendomi entrare prima di lui. Quando entrammo l 'insegnante per fortuna nn era ancora entrato in classe, ma tutti i miei compagni si fecero tutt'untratto piú silenziosi e a tratti qualcuno bisbigliava con il vicino di banco.
Notai mentre avanzavo pet andarmi a sedere vicino a Sofia che una ragazza in fondo all'aula, che doveva chiamarsi Elena, continuava a guardarmi, aparlare con in gruppetto di ragazze e a ridere.
Ma prima che potessi dire qualcosa Sofia mi avvertí che stava entrando la professoressa d'italiano dovetti lasciar perdere e sedermi.
Mentre stavo tirando fuori il libro di testo Sofia mi lanciò un bigliettino.Ma cosa ci facevi insieme a Enrico?
Lessi in fretta il bigliettino cercando di nn farmi vedere e gli passai la risposta nn appena la professoressa fu girata.
Sofi in meno di tre secondi mi passo il bigliettino.Nn so , questa storia nn mi convince. Dopo mi racconti meglio che ora se no la strega ci scopre ok?
Mi voltai subito verso di lei e con un cenno della testa gli risposi, tornando cosí ad una noiosissima lettura di italiano.
Dopo due ore di pura noia io e Sofi decidiamo di uscire in cortile per parlare un po lontane dal caos del corridoio.Ci sediamo su una panchina sotto ad un albero ancora spoglio per essere i primi giorni di primavera e un po nascosto dalla porta da un cespuglio.
La ragazza accanto a me si siede meglio sulla panchina e si volta guardandomi. << mi spieghi allora come mai questa mattina tu e Enrico siete entrati insieme in classe e lui ti ha anche tenuto aperta la porta!? >>
<< guarda le cose sono molto piú semplici di come pensi. Questa mattina stavo venendo a scuola in bici e lui con la sua moto mi ha tagliato la strada e mi ha fatto cadere. Quando sono arrivata ho voluto farglielo notare e lui so é scusato dicendo che era di fretta e nn si era accorto ,cosí immagino che abbia voluto farsi perdonare facendo qualcosa di carino. Tutto qui. >> conclusi guardandola.
<< si ma é proprio questo il problema, la prima parte del tuo racconto rispecchia a pieno la sua personalità scontrosa ma quella cosa del " farsi perdonare", guarda, proprio nn é da lui. Per questo dono cosí sorpresa, lui é uno stronzo é impossibile che si comporti in modo gentile. >>
<< a sentire te sembra il diavolo in persona >>risposi piccata.
<< nn é per essere cattiva é che é la sua fama quella. Magari ,nn so, gli piaci e con te si comporta meglio, ma io starei attenta. Le persone come lui nn cambiano dal detto al fatto. Voglio solo che nn ti faccia stare male >> concluse dolcemente.
<< ok, grazie per l'avvertiento ma nn penso proprio di interessargli semmai é il contrario. >> la ringraziai pesando a quante pronabilità aveva una ragazza come me di piacere ad un ragazzo come lui. Nn ero esattamente brutta, ma nemmeno bella; ero alta ma nn troppo, avevo un bel seno prosperoso che avrei tanto preferito nn avere e un po di pancetta, avevo dei capelli rossi, lunghi, ne lisci e ricci e gli occhi verde bottiglia. Nel complesso nn avevo niente che potesse spiccare o che mi facesse davvero notare. L'unico tratto distintivo era il piccolo tatuaggio a forma di rosa che avevo nella parte dietro del collo.
Sofia mi ridestò dai miei pensieri<< vabbé, pensala un po come ti pare. Andiamo in classe ch tra poco suona >> detto questo si alzò e aspettò che facessi lo stesso per poi entrare di muovamente a scuola.
Visto che mancava solo un minuto al souno della campanella andammo a passo spedito verso la palestra dove avremmo svolto due ore di ginnastica.
Io nn mi definivo esattamente una persona atletica la definizione piú azzeccata per me per la parola "spotrt" era sudore, fatica e noia galattica.
Il massimo rappresentante di una attività che io io mi ostinavo improprioamente a chiamare sport era la scrittrice Jane Austen, che per l'appunto scriveva libri, ovvero il mio materiale per allenarmi, c'é chi usa una palla e chi invece come me legge un libro.L'azione piú faticosa che faccio mentre leggo é girare pagina.
Mentre le mie compagne si cambiavano nello spogliatoio io preferivo andare in bagno, lontano da occhi indiscreti.
Ma con mia grande sorpresa notai che era chiuso a chiave e quindi dovevo aspettare.Dopo due minuti ne uscí Margherita con i vestiti dai quali si era cambiata in mano e prosegui verso lo spogliatoio, lasciandomi via libera per il bagno.
Nn appena finií di cambiarmi con una t-shirt e dei pantaloncini uscií dal bagno e mi feci una coda alta per poi uscire e cercare Sofi che mi stava aspettando sulla porta.
La raggiunsi e insieme andammo verso il centro della palestra dove cominciando il riscaldamento insieme alls altre ragazze.
Intanto arrivò la professoressa e cominciammo la lezione.