Ero nel corridoio deserto a tormentarmi stupidamente un lembo della maglia, mentre Sofia mi studiava dubbiosa.
Durante la lezione d'arte con una scusa eravamo riuscite ad uscire e ora eravamo una di fronte all'altra, ma io nn riuscivo a spiccicare parola. Tutto quello che volevo dire si era soffermato nell'anticamera delle corde vocali e nn riuscivo proprio a sfogarlo. Fissavo un punto indefinito alle spalle della mia migliore amica che, con sguardo corrucciato, nn faceva nulla per nn forzarmi a dire per forza qualcosa, anche se fra noi aleggiava un imbarazzante silenzio e io di cose ne avevo parecchie da dire.
Le possibilità di vuotare il sacco erano infinite, tipo partendo dall'inizio, con l'evento chiave di tutta la serataccia, ovvero che ero stata molestata da un ragazzo ubriaco che nn riusciva a tenere apposto la lingua e le mani, per continuare ero scappata e avevo trovato Margherita semisvenuta sull'asfalto, l'avevo portata a casa e la mattina successiva se n'era andata senza neanche un grazie, per di piú oggi nn era neanche venuta a scuola, dove peraltro quell'idiota di Enrico si era allestito un bel teatrino con le ochette. Ora che sapevo da dove cominciare però nn riuscivo ancora a spiegarmi perché ero cosí turbata, nervosa e arrabbiata ma prima che potessi riversare tutto il fiume di parole che mi scorrevano nella testa, mi ritrovavo fra le esili braccia di Sofia, che con una stretta dolce ma decisa mi cullava.
<< me lo vuoi dire che ti succede?? >> chiese accarezzandomi i capelli.
Scossí energicamente la testa, con le lacrime silenziose che fino a qualche attimo prima stavo sforzando di trattenere, che si riversavano veloci dai miei occhi, andando a bagnare la spalla del maglione di Sofi. Nn sapevo perché stavo piangendo, nn c'era davvero un motivo, le ragioni del mio sfogo era davvero futili ma, piú mi sforzavo di smettere piú continuavo e nn riuscivo a fermarmi.
<< p-penserai che sono una v-vera lag-gna...P-piango sempre >> singhiozzai scostandomi dal corpicino della mia amica.
<< nn lo penso affato. Quello che penso invece é che c'é qualcosa che nn va e nn riesco a spiegarmi cosa sia. Ma io sono qui, nn ti preoccupare di quello che posso pensare io e invece dimmi cosa pensi tu. >> spiegò guardandomi fisso negli occhi, in modo rassicurante.
<< m-mi dispiace, ti ho bagnato tutto il maglione. >> dissi cercando di frenare le lacrime sulle guance, indicando timidamente la sua spalla.
Sofia abbassò lentamente lo sguardo per seguire la direzione della mia mano e riportò la sua attenzione di nuovo su di me.
<< cosa vuoi che me ne importi del maglione?! >> esclamò decisa allontanando la questione con un gesto della mano << la mia migliore amica é qui davanti a me in lacrime e nn ne so il motivo, nn me ne importa niente di uno stupido maglione bagnato... Si asciuga! >> spiegò alterata, per qualcosa che nn capivo.
<< va bene. >> dissi << nn so se riuscirò a spiegare tutto quello che mi frulla per la testa senza tralasciare qualcosa, ma ci proverò. >> continuai respirando a fondo e ricacciando indietro le ultime lacrime che si stavano affrettando ad uscire.
Lentamente, sotto lo sguardo incoraggiante di Sofi partii dall'inizio e riversai tutta la mia ansia raccontando tutti gli eventi a partire da quando avevo appoggiato la pocchettes in bagno fino a quando la mattina seguente mi era ficcata a viva forza le cuffiette nelle orecchie, per smorzare il rumore del mondo, che girando normalmente attorno a me, mi frastornava.
Mi aveva ascoltando in silenzio, lasciandomi raccontare tutto senza mai interrompermi e ora mi fissava pensierosa mentre io cercavo di indovinare la sua possibile reazione dalla facciata impenetrabile che aveva.
Le diedi un minuto, poi due,tre, ma nn accennava ancora a muovere un solo muscolo. Giusto per accertarmi che nn stesse dormendo in piedi, a occhi aperti sventolai una mano davanti al suo sguardo rapito. Un rapido guizzo degli occhi mi avvisò che era tornata in se e lentamente la sua faccia si trasformò in una maschera di rabbia.
<< quel deficiente!! Pensavo che ti facesse uscire un pochino dal tuo guscio nn che ti saltasse addosso. Credevo che fosse un bravo ragazzo infondo, ma se lo prendo... Gli stacco quella testa e ci gioco a pallavolo d- >> cominciò a inveire.
<< ferma, cosa hai detto?? Eri d'accordo con lui? >> chiesi scioccata.
<< certo che no! Pensavo che volesse solo pavoneggiarsi un po e corteggiarti, sicuramente nn ti avrebbe fatto male, quello. Nn credevo certo che ti molestasse in quel modo. Scusa, é dalle elementari che andiamo a scuola insieme, pensavo di conoscerlo oramai... evidentemente no. >> si giustificò abbassando gli occhi colpevole.
<< nn é colpa tua. >> la rassicurai << era ubriaco, magari nn regge bene l'alcol, tutto qui. >> alzai le spalle
<< no, é piuttosto bravo a reggere l'alcol normalmente. >> spiegò << e comunque nn lo giustifica, é lo stesso un idiota di proporzioni cosmiche! >> rispose alzando le soppracciglia, accigliata.
<< comunque nn é l'unico che ieri sera ha alzato un po troppo il gomito. >> cambiai discorso.
<< già, un po la capisco comunque. Quando eravamo alla festa ho visto che Kate ballava avvinghiata ad un bel moro, Alex mi pare. Erano molto presi diciamo... >> spiegò alzando e abbassando le soppracciglia ritmicamente.
<< scusa ma cosa centra Kate? >> chiesi confusa mordicchiandomi l'interno della guancia.
Sofia mi fissò allungo come per cercare un modo per sganciare la bomba che stava trattenendo, ma che lentamente si stava avvicinando alla superficie.
Guardò il corridoio attentamente da destra a sinistra, poi si chinò in avanti come se dovesse confidarmi un segreto e a bassa voce mormorò << kate é la ragazza di cui é innamorata da quasi un anno Margherita. >>
Sbattei convulsamente le ciglia e boccheggiai come un pesce, prima di chiedere in un sussurro appena accennato << vuoi dire che Margherita é....? >> nn riuscií a finire la frase. Era cosí stupido che nn riuscissi a dire una semplice parola di cui avevo già sentito parlare qualche volta e a cui nn avevo mai dato un reale peso, una parola che avevo sempre sentito lontana anni luce da me.
<< sí, é lesbica, anche se nn le piace che si sappia in giro. >> confermò Sofia << possiamo andare? stai meglio ora? >> chiese premurosa.
<< si, meglio. >> mormorai poco convinta.
<< allora andiamo in classe?? Se no la professoressa si accorge che siamo uscite.>> domandò.
<< no, vado un'attimo a sitemarmi in bagno e torno, tu vai intanto. >> risposi, sentendo le guance tirare leggermente per le lacrime.
Volevo stare un po da sola, mi aveva fatto piacere confidarmi con quelcuno per una volta, ma ora volevo il tempo per riflettere e assorbire le informazioni che mi aveva dato Sofia. Il cervello mi rimbombava di parole e tuttavia per una ragione che ancora nn comprendevo nn riuscivo a scacciarne una in particolare.
Mi sentivo davvero un idiota al solo pensiero, nn avevo davvero motivo per avere quella reazione, ma ero scioccata perché mi si era aperto tutto un mondo, che fino a qualche istante prima nn avevo mai considerato.
Ero ancora ferma in mobile in mezzo al corridoio quando sentií dei passi alle mie spalle. Ero sicura di essere nei guai; ero fuori dalla classe nel bel mezzo dell'orario scolastico e mi avrebbe messo nei pasticci con il professore, che si stava certemente avvicinando, anche se nn avevo il coraggio di girarmi o muovermi per controllare.
<< aurora. >> mi chiamò una voce decisa.
Mi girai, sapendo che la voce nn apparteneva a nessun professore, infatti Enrico se ne stava a pochi passi da me con il solito sguardo sicuro, che mi squadrava e aspettava che rispondessi.
In mente avevo solo la certezza che dovevo scappare a gambe levate da lui, tuttavia causa la confusione generale nel mio cervello in sovvraccarico, tilt, black out, nn muovevo un muscolo.
<< enrico. >> riuscií solo a dire, immobile come una statua.
Con un passo si avvicinò e mi prese il polso, cominciando a trascinarmi verso le aule al piano superiore. Risvegliandomi, con mille capanelli d'allarme che scampanellavano, strappai decisa la mano dalla sua, indietreggiando di un passo.
Enrico si girò di scatto e si avvicinò, quasi minaccioso.
<< voglio solo parlare. >> disse << ma qui nn é il luogo adatto, potrebbe arrivare un professore da un momento all'altro e saremmo nei guai. >> spiegò, piú lentamente vedendo la mia faccia spaventata.
<< io con te nn ci voglio parlare. Nn sono stata abbastanza chiara con te ieri sera? >> chiesi, strattonandolo invano arrabbiata.
<< si, lo sei stata. >> confermò, con un ombra idecifrabile negli occhi << ma davvero, vorrei mettere in chiaro un paio di cose, prima che mi consideri un pervertito fino alla fine dei tuoi giorni. >> continuò.
<< ma io nn v- >> << ti assicuro che nn ci metterò molto e quando vorrai potrai andartene. >> mi interruppe assumendo una faccia da angioletto.
Ultimamente la gente mi interrompeva sempre santo celo!! Nn sapevo cosa fare, ma la prospettiva di dover tornare in classe era davvero poco allettante.
Con un Enrico angioletto in attesa davanti a me, decisi allora di buttarmi di slancio, accettandone tutte le conseguenze che ne sarebbero derivate e lo superai salendo le scale.
<< se dobbiamo proprio parlare, facciamo in fretta >> lo incoraggiai.