Cibo per gli occhi

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<< quindi stai tentanto di convincermi che non hai mai avuto un ragazzo? >> mi chiese Enrico assorto masticando lentamente la sua ultima fetta di pizza.
<< beh, puoi anche non crederci ma è la pura verità. >> risposi un po' imbarazzata posando lo suardo lontano verso il piccolo laghetto artificiale del parco. La sua superfice era calma e placida e le papere vi scivolavano quasi senza emettere rumore. Di tanto in tanto il vento scompigliava qua e la dei gruppetti d'erba alta che incorniciavano tutto il perimetro dello stagno d'acqua. C'era una calma paradisiaca, se non fosse stato per quelle domande di cui avrei fatto a voltentieri a meno.
Dopo la fuga dalla scuola ci eravamo fermati qualche metro più lontano dal portone entrambi ridendo con il fiatone.  Quando ci eravamo ripresi Enrico aveva proposto di andare a prendere da qualche parte una pizza da poter portar via e così avevamo fatto, allontanandoci senza più fretta, lasciandoci l'edificio brulicante di studenti alle spalle.
Con le pizze ancora calde e rese irresistibili dal loro inconfondibile aroma, poi, ci eravamo incamminati verso il parco più vicino dove, all'ombra di un albero e immersi nella quiete, avevamo addentato assorti il primo morso di quella delizia discoidale. Per qualche breve istante c'era stato solo un calmo silenzio accompagnato di tanto in tanto da qualche sospiro d'apprezzamento e da occhiate complici.
Ben presto però il silenzio fu spezzato dalla raffica di domande di un Enrico stranamente loquace e di buon umore, che un po tormentava dei fili d'erba e un po mi rivolgeva una dopo l'altra domande sul mio passato e le mie esperienze.
<< beh... come si fa a credere ad una cazzata simile?! >> fui riportata al presente dal suo tono stupito.
<< ti prego risparmia ad entrambi l'imbarazzo di sentirti dire cose del tipo "come hanno fatto a lasciar scappare una bella ragazza come te? " oppure "devono essere stati davvero cechi per non averti notata". Ti prego, sappiamo tutti e due che sarebbero solo delle stupide frasi fondamentalnente vuote usate per un rimorchio assicurato. Con me non attaccano. >> conclusi la mia arringa finendo  un'altra fetta.
Enrico mi guardó intensamente per qualche secondo senza emettere alcun suono e poi sembrò aver superato il momento di riflessione, tornando quello di prima.
<< dico solo che non lo immaginavo. Voglio dire alla tua età. >> disse << però forse ho capito il problema. >> affermò con aria superiorità.
<< e sarebbe? Ti supplico, illuminami  >> chiesi sinceramente interessata.
Mi guardò con sguardo furbo leccandosi leggermente il labbro inferiore. Con un balzo agile si avventó sul mio cartone di pizza e rubò l'ultima fetta, per ritornare alla fine alla  sua posizione di qualche istante prima con un sorrisone da un orecchio all'altro dopo aver mangiato in un sol boccone  più di metà fetta e con un secondo finendola. Assaporó per qualche secondo e con sguardo soddisfatto mi svelò la sua tanto illuminante conclusione << tu e il tuo caratterino non sempre pacifico siete, come posso spiegartelo.... >> si tamburello per qualche secondo il mento sotto il mio sguardo ancora allibito << ecco, diaciamo che siete come un repellente per i ragazzi >> concluse fiero del suo ragionamento.
Calò il silenzio per un minuto buono nel quale Enrico sembrava soppesare quale sarebbe stata  la mia reazione e io lo fissavo cercando di trattenere la rabbia. Mi sentivo offesa nel profondo, in qualche modo lui ci riusciva sempre ad avere questo effetto su di me. Ero rimasta stupita da quello che mi aveva detto, pur rimanendo apparentemente calmo e scherzoso e in un certo senso mi aveva anche molto innervosita: chi cavolo era lui per  sentenziare cosa potesse o no far si che i ragazzi si tenessero alla larga da me? Non era nessuno. Io sapevo quello che volevo e di certo non mi andava di sprecare del tempo con dei ragazzini che non erano seriamente interessati a me, ad ogni parte di me. Ero io che rifutavo loro e non il contrario. Non volevo fingere e nascondermi dietro a degli stupidi cliché della ragazza perfetta senza personalità , non con la persona con cui volevo condividere l'amore. No. Avrei aspettato finché non avessi trovato la persona giusta che avrebbe accettato tutto il pacchetto completo, compreso il mio caratterino non proprio facile. Si, era quella la risposta vincente.
Rimasi ancora per qualche istante immobile a pensare. Non volevo dare la soddisfazione a Enrico di vedermi esplodere.... ma, andiamo,  chi volevo prendere in giro. Mi aveva rubato l'ultima fetta della MIA pizza!!!
Feci un respiro profondo e guardai il ragazzo di fronte a me con apparente aria tranquilla e controllata, rivolgendogli anche un sorriso. Enrico, forse per intuizione o per puro spirito di autoconservazione, stava cercando di parlare, forse per calmarmi << senti se é per l-... >> ma ci aveva messo un attimo di troppo per provare per  quella strada. Non gli lasciai finire neanche  la frase che gli saltai addosso come una furia facendolo cadere all'indietro con la schiena sull'erba. In quella posizione sentivo di poterlo sottomettere una volta tanto e puntando gli occhi inviperiti nei suoi gli ringhiai contro << tu hai mangiato l'ultima fetta della mia pizza!! >> sembrava leggermente divertito mentre io lo stavo chiaramente assalendo. Gli arpionai la giacca con le mani  <<  non ridere, stupido. Io sono seria e tu sei chiaramente in una situazione di inferiorità per farmi arrabbiare ancora di piú. Accetta le conseguenze, il mio stomaco grida vendettaaaa!!!! >> urlai cominciando a colpirlo alla cieca sul petto e sulle braccia.
<< smettila ti prego. Ahaha  >> affermò ridacchiando << ahahaha, per favore mi fai il solletico così . >> spiegó, muovendosi e torcendosi. Mi fermai un momento per guardarlo con sguardo perplesso dall'alto della mia posizione e lui ne approfitto per capovolgere la situazione. Colsi il suo rapido cambio di posizione troppo tardi per poterlo fermare e così persi il contatto con i suoi addominali per finire a terra. Senza troppa gentilezza mi aveva fatta cadere da sopra il suo addome e stavolta si era messo lui al posto di comando, intrappolandomi sotto di lui. 
<< hai osato farmi il solletico. >> affermò con sguardo ferino. Cercai di giustificarmi, di spiegargli  che quei pugni glieli avevo tirati per far male e non per fargli il solletico. Ma venni interrotta dalla sua voce decisa, un sorrisetto gli increspava leggermente l'angolo della bocca << e adesso dovrai pagarne le conseguenze. >> concluse furbo abbassandosi verso il mio corpo indifeso.
Senza troppe cerimonie cominció apassare le mani sulla pancia, esattamente dove ero più vulnerabile al solletico e un ondata di risa cominció istantaneamente a scrosciarmi fuori dalle labbra. Cominciai a contorcermi e a divincolarmi ma era pressoché inutile la sua presa sui miei fianchi era troppo forte per poterlo disarcionare. << come hai detto?  Vuoi che la smetta? >> chiese retorico. Cercai invano di rispondere,avevo il corpo sconquassato dalle risate. << non ho sentito accidenti. Stai ridendo troppo forte. Hai detto qualcosa? >> domandò senza fermarsi.  Continuò a stuzzicare e tormentarmi e io a muovermi come un anguilla e aridere a crepapelle, tanto che mi facevano mallissimo il diaframma e lo stomaco. In un ultimo tentativo disperato di fuga gli diedi un colpo alla gamba destra con cui si poggiava al terreno, col solo risultato di farci ruzzolare tutti e due giù dal pendio molto vicini al bordo del laghetto. Pericolosamente vicini pensai con orrore. Enrico sembro pensare la stessa cosa e fermò entrambi a non più di qualche metro dalla superficie bagnata che prima avevo osservato con tanta ammirazione. Restammo per qualche istante immobili, avvinghiati.
Sospirai di sollievo. La cosa positiva era che aveva smesso di farmi il solletico, ma la posizione non era per niente cambiata e lui continuava a svettare sopra di me.
Cercai di spostarmi per rimettermi in piedi, il momento dei giochi era evidentemente finito. Ma lui non sembrava dello stesso avviso e continuava a tenermi ferma, inchiodandomi nel frattempo con uno sguardo che mi perforava la retina tanto era intenso. Rimasi ammaliata come al solito da quegli occhi così profondi e chiari, lentamente però ora il loro inconfondibile color ghiaccio stava cedendo il posto al nero dell'iride che continuava ad allargarsi, sembrava voler mangiarsi tutto l'occhio e anche me.  Aveva uno sguardo da vero predatore  ma stavolta non sarei stata io la sua preda. No. Almeno di questo potevo dire di esserne davvero certa. 
Stavolta toccava a me capeggiare.

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