Curiosità e adrenalina

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Mi sentivo a disagio, nn volevo stare cosí attaccata addosso ad Enrico, ma per qualche ragione ero curiosa di vedere cosa sarebbe successo e mi sentivo strana vicino a lui, ero trepidante, percorsa dai brividi e i suoi occhi mi fissavano come due pozzi oscuri. Il meraviglioso azzurro dei suoi occhi era completamente sparito e cominciavo ad avere un po paura, eravamo talmente stretti che riuscivo a sentira la sua acqua di colonia che mi inebriava le narici contrastante con l' odore dell'alcol nel suo alito.
Continuava ad avvicinarsi sapevo cosa voleva e questa volta sarebbe riuscito nel suo intento, ma ero ancora una volta stordita, incapace di parlare e di oppormi, mentre lo guardavo vedevo chiaramente che nn aveva buone intenzioni, ma era cosí vicino e io ero inerme. Sucesse tutto molto velocemente, aveva azzerato le distanze in un battito di ciglio e si era fiondato su di me facendo scontrare le nostre labbra e strigendomi in una morsa possessiva accarezzandomi di tanto in tanto il fianco con una mano e avvolgendo la schiena con l'altra. Stavo cercando in tutti i modi di sfuggirgli puntellando i pugni sul suo torace, ma a lui sembrava nn importare, anzi cercava l'accesso alla mia bocca dando colpetti decisi alle mie labbra serrate, ricevendo il mio rifiuto deciso.
Sorrise furbamente sulle mie labbra e intrappolò i miei polsi con una mano mentre con la mano libera scese velocemente verso l'orlo del mio vestito, nn volevo arrivasse a quel punto ero orripilata dalle sue intenzionie e mi dimenai più che potevo, ma era troppo forte per me e mi sfuggí un urletto dalle labbra, dando cosí la possibilità a Enrico di infilare la sua lingua dentro la mia bocca. Sapeva di alcol e tabacco da far rivoltare lo stomaco, e ormai ero completamente in preda alla paura, la curiosità di pochi attimi fa svanita nel nulla e le lacrime di disperazione che scendevano copiosamente sulle mie guance. In un attimo di coraggio tentai il tutto per tutto, potevo giocare anche io con lui. Cominciai a rincorrere la sua lingua facendogli scappare un piccolo gemito di apprezzamento, sfilai i polsi dalla sua presa e capovolsi la situazione mettendolo al mio posto contro al lavandino, mi staccai brutalmente dalle sue labbra lasciandolo per un attimo interdetto e sfoderai un sorriso accattivante, dopodiché mi avvicinai con un ghigno e gli sferrai un bel calcio proprio sulle parti basse. Mi scagliai velocemente verso la porta per scappare da lui e mi voltai solo una volta a guardarlo, piegato in due dal dolore e il viso contorto in una smorfia mentre imprecava.
<< nn mi toccare mai piú, nn mi parlare, anzi nn ti avvicinare proprio o giuro che la prossima volta colpirò piú forte, chiaro?! Sei un verme. >> sputai il mio insulto con tutta l' adrenalina che mi scorreva velocemente in corpo.
<< maledett- >> ringhiò protendendosi verso di me per afferrarmi. Nn lo lasciai neanche finire la frase che mi chiusi la porta alle spalle, tirando un sospiro di sollievo e asciugando le lacrime, cercando di sistemare alla meglio il trucco appena sbavato.
Vidi la maniglia girare e mi allontanai in fretta correndo giú dalle scale, poi addentrandomi in mezzo alla massa di corpi accalcati sul salone riconvertito a pista, ricevendo anche un paio di apprezzamenti da qualche ragazzo ubriaco, che ignoravo a testa bassa, procedendo per la mia strada.
Passata la scarica di adrenalina mi sentivo mancare il fiato, ero nel panico e nn riuscivo a trovare i miei amici da nessuna parte, mi feci strada per uscire in giardino, dove speravo ancora una volta di incontrare Sofia o qualcuno che conoscevo.
Perlustrai con lo sguardo tutto il giardino due volte prima di riuscire a vedere, finalmente, il vestito verde della mia amica ondeggiare vicino al bordo della piscina. Mi avvicinai incespicando nel terreno curato, prima di decidere di togliere i tacchi che si incastravano fastidiosamente nel prato appena bagnato dalla condensa della sera. La sensazione degli ciuffetti d'erba soffice e fresca che mi accarezzano i piedi subito mi rilassò, come a reclamare un primitivo legame fra terra e uomo.
Ero quasi arrivata alla piscina, dove il nostro gruppetto di amici stava ridendo per chissà quale battuta, quando una ragazzo mi incastrò in mano un bicchiere pieno di un liquido rosastro che aveva tutta l'aria di essere alcolico. Senza pensarci ne inghiottii una generosa sorsata, assaporando la sensazione agrodolce dell'alcol che mi scorreva in gola calmando i miei nervi e alleggerendo di poco la mia testa. Ero stanca e francamente nn ne potevo piú, volevo solo salutare tutti e tornarmene a casa mia, rinchiudermi nel caldo tepore delle quattro mura della mia camera e dimenticare tutta la serata.
<< hey, Aurora ti unisci a noi?! >> chiese gentilmente Luca, alzando il suo bicchiere come a proporre un brindisi, leggermente brillo.
Mi sedetti su uno sdraio ai margini della piscina dove erano già radunati Sofia, Luca, Matteo e una ragazza bionda che avevo scoperto chiamarsi Greta e sembrava molto timida, avvolta in un grazioso vestito al ginocchio color cipria.
Mi doleva da matti la testa e nn riuscivo ad ascoltare neanche una parola di quello che dicevano i ragazzi, che stavano discutendo animatamente.
Mi sporsi verso Sofi per mormorarle all'orecchio in modo che nessun'altro sentisse << ricordami perché mi hai trascinata a questa festa. >> chiesi esasperata sorseggiando un po del liquido nel bicchiere.
<< perché sei la mia migliore amica e ti devo assolutamente trovare un ragazzo e questa casa e piena di ragazzi interessanti e carini. >> concluse strizzando l'occhio allegra e rivolgendo la sua attenzione agli altri, ignara di quello che mi era successo poco prima.
Richiamai la sua attenzione picchiettando un dito sulla sua schiena scoperta << senti, io sono stanca, me ne torno a casa. >> dissi enfatizzando la parola stanca in modo che capisse e nn mi facesse domande.
<< hey tesoro, stai bene? >> chiese preoccupata finalmente prestandomi tutta la sua attenzione.
<< certo, sono solo stanca. Nn sono abituata a... questo. >> spiegai facendo un ampio gesto che mostrava tutto ciò che ci circondava.
<< va bene, domani ne riparliamo però ?! >> mi guardò con sguardo inquisitore.
<< va bene. >> mi alzai lentamente con la testa che girava leggermente.
<< a domani ragazzi io vado. >> li salutai.
<< ma come?! Te ne vai di già? >> chiese Luca. << lasciala stare Luca. >> lo rimproverò Sofia, tirandogli una gomitata allo stomaco. << ahi... ma cosa ho detto?! >> sentì chiedere alle mie spalle accompagnata da un coro di risate, segno che il gomito di Sofia aveva colpito ancora.
Mi allontanai recuperando scarpe e pochettes e bevendo l'ultimo sorso del liquore rosastro dal bicchiere, prima di lasciarmi alle spalle la festa e tutto ciò che ne era derivato.
Nn ero ancora ubriaca, anche se ci mancava poco, ma tuttavia procedevo con passo leggermente malfermo sul marciapiede e cominciavano anche a mancarmi le forze.
Continuai ad avanzare sulla strada buia priva di automobili e di tanto in tanto illuminata solo da qualche lampione, prima di fermarmi davanti alla vista di una figura riversa sull' asfalto, apparentemente priva di coscienza. Mi chiani verso la figura per soccorrerla, scostando la coltrina di capelli davanti al viso in cerca di un segno distintivo che potesse farmela riconoscere, rimanendo di stucco davanti a ciò che i miei occhi difficilmente vedevano nella notte, ma che nn lasciavano dubbio su chi fosse.

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