4 - Un nuovo inizio

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Ma chissà dove ti trovi
Questa città così grande alla fine
a noi ci ha reso più soli
Ci siamo persi, non siamo diversi da quelli là fuori
La strada di casa so che la ricordi
Però quando ritorni io non so se mi trovi
E siamo ancora più soli

La città - Mostro

La città - Mostro

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🪻 ALALULA 💋

Casa. Tutto è rimasto uguale. Mancano solo i monili, e quelle cose che Kim non sopportava alla vista. Sparito tutto.
L'immensa cucina in legno chiaro compare alla mia vista, e l'immagine di mamma tra i fornelli, mentre mi preparava la mia torta di mele preferita, appare magicamente davanti a me.
Posso quasi sentirne il profumo, come se fosse impregnato nei mobili, come se non me ne fossi mai andata e non avessi smesso di mangiarla.
L'enorme vetrata di ferro nero si apre sul patio che porta alla piscina, regalando una sorta di continuità tra dentro e fuori. Mamma la teneva sempre aperta, in modo che io e Ed fossimo sotto il suo controllo.
Dalla cucina si passa direttamente al salone, i divani, il tavolo dove mangiavamo tutte le domeniche insieme. Tutta la mia vita in un solo posto, i ricordi belli e brutti, le lacrime di gioia e di dolore, le urla delle risate e quelle della disperazione. Tutte in un solo luogo.

Dal salone partono due scale a vista che portano ai piani superiori separati.
Salgo lentamente quelle di sinistra e apro la mia stanza. Verrà usata da Madison, ma può comodamente ospitare tre persone. Era la tana mia e di Ed. Non ho dato il permesso che venisse modificata quando papà ha deciso che saremmo rimasti per sempre a Sacramento.
Resta l'arredamento in ferro con la vetrata tonda, il soppalco diviso in due, su cui si trovano due enormi letti matrimoniali, le pesanti tende nere, che tenevo sempre aperte per vedere il mondo fuori.
Sotto al soppalco una grande divano fatto di soli cuscinoni, era il mio posto preferito. Passavo lì molto tempo, mentre ascoltavo mamma leggere per me, o studiavo per la scuola.

Tutto è rimasto immutato, congelato nel tempo, nei miei ricordi un po' sbiaditi, ma presenti con un retrogusto dolce amaro.
La rivedo seduta accanto a me, mentre mi faceva le trecce, prima di darmi il permesso di uscire a giocare, o di raggiungere nonno nelle scuderie. Mi affaccio alla vetrata tonda. Il giardino di Moesha splende rigoglioso, nonna sicuramente ci ha messo del suo, ed insieme al giardiniere, l'hanno mantenuto tale. I cespugli di lavanda e rosmarino sono meravigliosi, non mi serve annusarli per sentirne il profumo, è inciso nel cuore.
Oltre alla mia stanza, su questo lato di casa si trova il mio bagno e lo studio di mamma.
Non sono pronta per entrarci, il pensiero che Kim possa aver buttato tutto mi procura un senso di angoscia terribile.

Scendo le scale e salgo sull'altro lato del piano. Qui c'era la camera da letto dei miei. L'ho fatta rifare completamente, non volevo dormire dove papà stava con Kim.
Come per la mia stanza, anche la loro ha il king-size posto sul soppalco, sdraiandosi le stelle fanno capolino dal soffitto di vetro.
Un grande bagno, con la sua cabina armadio, occupa la parte sottostante, dove si trova il camino e il divano. Delle grandi vetrate portano al terrazzino esterno, dove papà aveva installato una vasca idromassaggio. Questa stanza era il posto suo e di mamma, dove io potevo entrare solo dopo aver bussato.
Solo quando si è ammalata, e non chiudevano più la porta, potevo girare liberamente durante il giorno, fino ad allora hanno sempre protetto la loro privacy.

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