Atto V

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Violet's Pov
Credevo che ogni umano avesse un punto debole, solo che alcune persone riuscivano a nasconderlo meglio di altre. Io avevo milioni di punti deboli ma odiavo mostrarli alle persone. In questa caserma stavo cercando di mostrarmi tenera e vulnerabile per poi poter attaccare al momento opportuno. Questa tattica stava riuscendo decisamente bene con tutti, tranne con una persona. Il tipo con i capelli rasati che mi toccava sopportare dalla mattina alla sera fingendo di essere cortese con lui.

"Lo odio" borbottai, accarezzando il manto grigio di Fire.

I suoi occhi gialli splendevano ai raggi del sole che entravano dalla finestra. Le sue orecchie riuscivano a percepire rumori anche da un altro continente. Così prevedeva le catastrofi prima che arrivassero da lui. Era un animale fatato sensibile, ma allo stesso tempo aggressivo. Era leale con chi era buono con lui, ma mordeva e portava sventura a chi non lo era.

Mi ricordavo quando mio padre l'aveva portato a casa. Era solo un cucciolo che non aveva ancora imparato ad usare i suoi poteri. Un po' come me. Era solo grazie a lui se avevo imparato ad usare la magia senza arrendermi al primo fallimento.

"Ti do ragione, Fire, ma dobbiamo farlo per mamma e papà" sussurrai continuando ad accarezzarlo.

"Ora parli anche da sola?" mi voltai di scatto, quando sullo stipite della porta della mia camera, vidi Hunter Harris che mi stava guardando.

Io e Fire eravamo seduti sul pavimento e stavamo guardando il lago al di fuori dalla finestra. Hunter se n'era andato mezz'ora fa per gli allenamenti e non l'avevo sentito tornare, nonostante il mio udito potesse sentire l'arrivo di chiunque nel raggio di miglia. Non era la prima volta che con lui succedeva e stavo iniziando ad insospettirmi.

"Ti sembro sola?" inarcai un sopracciglio e i suoi occhi verdi si spostarono su Fire.

"Mi sembri con un lupo che non vede l'ora di usarti come banchetto per la sua cena" rispose con tono strafottente.

Non parlavo con Hunter da due giorni e il fatto che era stato lui a venire da me e prendendo parola per primo mi faceva dubitare.

"È il mio animale domestico" ribadii con il suo stesso tono di voce.

"Un lupo come animale domestico? Ora sì che le ho viste tutte" scosse la testa con rassegnazione.

"Cosa ci sarebbe di strano?" domandai riducendo gli occhi in due fessure.

"Nulla, fino a quando non ti mangia" scherzò con una scrollata di spalle baccandosi un'occhiataccia da parte mia.

"Perché mai dovrebbe farlo?" gli lanciai uno sguardo d'avvertimento, ma fece finta di non vederlo.

"Fame? Divertimento? Sono solo due delle mille ipotesi del perché dovrebbe usarti come antipasto."

"Fire non farebbe del male a nessuno, a parte a te."

"Ha anche un nome quella cosa? Fire? Davvero?" inarcò un sopracciglio indicando L'Armoc.

"Che c'è di male in Fire?" domandai volendo sapere perché avesse così tanti pregiudizi.

"Fammi indovinare, gliel'hai dato a cinque anni quando tuo padre lo portò a casa pensando di farti un regalo, ma invece ha solo premeditato il tuo omicidio" serrai la mascella e lo uccisi con lo sguardo, senza far trasparire la sorpresa sui miei occhi.

Come aveva capito che era stato mio padre a portare a casa Fire?

"Non parlare di mio padre" dissi a denti stretti.

"Non è bello quando si tirano in ballo le proprie famiglie vero?" mi provocò riferendosi alla discussione avvenuta nella cucina del cottage.

"Il nostro caso è completamente diverso."

SOLDATI DI CRISTALLO.                          IL LABIRINTO DI HEGROVE.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora