SOLDATI DI CRISTALLO. IL LABIRINTO DI HEGROVE.

Atto XXI

Violet's Pov
"Papà! Ho imparato ad usare la magia!" urlai, mentre dei nastri colorati si muovevano sopra le mie mani.

Aggrottai la fronte e scossi la testa. Me lo stavo immaginando? O ero tornata a dieci anni con papà che era di fronte a me e mi guardava?

"Bravissima tesoro. Sono orgoglioso di te." papà mi sorrise con orgoglio e ricambiai, ma il mio sorriso si spense di colpo quando vidi che lui si stava allontanando sempre di più.

"PAPA!!" urlai mentre lui scompariva nel buio.

Urlai, mentre perdevo il controllo dei miei poteri, che ero appena riuscita a controllare dopo tanta fatica.

Una donna apparve di fronte a me. Riuscì a riconoscerla a stento a causa della vista appannata dalle mie lacrime. Era la mamma di un mio compagno di classe. Era una delle mamme che amava tanto parlare di me e della mia famiglia come se fossimo degli emarginati.

Mi guardava dall'alto, mentre io ero inginocchiata con gli occhi pieni di lacrime. Il suo dito con l'unghia smaltata di azzurro era puntato su di me e mi guardava con ribrezzo. Mi stava accusando di qualcosa, ma non riuscivo a capire cosa stesse dicendo. La sua voce rimbombava nello spazio nero in cui ci trovavamo impedendomi di capire l'argomento della questione.

Sgranai gli occhi, aprendoli di scatto quando mi sentì sprofondare. Riuscì a capire solo dopo che mi trovavo ancora in acqua e stavo ancora trattenendo il fiato, con l'orologio stretto nella mia mano. Mi guardai intorno per cercare Fire e Hunter, ma non riuscì a trovarli, così senza fatica riuscì a riemergere in superficie. Presi una boccata d'aria più grande di me e mi passai una mano sul viso togliendomi i capelli dal volto e i residui fastidiosi dell'acqua dagli occhi.

Strinsi gli occhi quando il sole mi accecò e l'acqua di fronte a me splendette. Guardai la cascata che emergeva davanti a me con i ricordi confusi di come ero arrivata qui. Guardai le lancette ferme dell'orologio, che prima di schiacciare il tastino giravano impazzite. Collegai troppo tardi che ero arrivata qui grazie all'orologio, ma che intorno a me non c'erano Fire e Hunter. Mi guardai intorno con il panico negli occhi, ma nei dintorni alla cascata non c'era nessuno. Le uniche possibilità che mi vennero in mente furono che fossero ancora in acqua o che fossero ancora immersi nel mare.

L'ultima opzione mi diede i brividi. Presi un respiro profondo per immergermi nuovamente, ma sentì qualcuno riemergere a un po' di distanza da me. Mi voltai vedendo che fosse Fire, che con il corpo ricoperto di brividi, cercava di nuotare verso la riva. Mi precipitai verso di lui, abbracciandolo per aiutarlo ad arrivare a riva.

"Tutto bene?" domandai con il petto che scendeva e si abbassava con irregolarità.

Guardai il manto grigio, che era sempre stato lucido, ora spento. Tremava e piangeva, guardandomi impaurito. Senza pensarci troppo lo abbracciai, accarezzandolo con delicatezza. Stranamente si lasciò rassicurare, forse perché la sua crisi non era così grave come le altre volte.

"Dov'è Hunter?" chiesi, quando Fire si calmò a sufficienza per allontanarmi da lui.

Mi guardai intorno, ma non vidi traccia del ragazzo dagli occhi verdi. Non sentivo il suo cuore battere o il suo respiro. Strinsi con più forza l'orologio, pronta ad andare a cercarlo in acqua, ma dall'altra parte della cascata sentì un tonfo. Mi precipitai, seguita da Fire, verso la direzione in cui proveniva il rumore.

Al nostro arrivo trovammo un Hunter accasciato a terra, con gli occhi chiusi e il respiro affannato. Il suo petto si abbassava e si alzava con irregolarità e i suoi vestiti neri erano fradici. La pelle olivastra era ricoperta da goccioline d'acqua e risplendeva sotto i raggi del sole, i capelli corti erano bagnati e gli fornivano un'aria più sexy e le labbra carnose erano più chiare a causa del tempo passato sott'acqua.