Atto III

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Violet's Pov
Odiavo non poter usare la magia per fare qualunque cosa e fingermi un umana qualunque in mezzo a dei militari imbranati. Ero stata anch'io una bambina qualsiasi all'età di cinque anni. Non ricordavo com'era non usare i poteri per fare qualunque cosa. Però, il giorno in cui la neve era caduta su EtihwLatsyrc non l'avrei mai dimenticato. Era stato l'inizio di una serie di eventi che mi avevano portato in una caserma militare per vendetta. Una vendetta che infliggerò a Olys in modo lento e doloroso. Avrei dovuto farlo per la mia patria, per gli abitanti di EtihwLatsyrc, ma io ragionavo diversamente, se dovevo dare la vita per qualcosa l'avrei data per chi se lo meritava veramente. I miei genitori.

Finì i miei giri di corsa prima di tutti senza avvertire la minima fatica. Era da un sacco di tempo che non correvo, la sensazione di muovere le gambe rapidamente non mi era mancata. Non ero mai stata una bambina sportiva, odiavo il pericolo e amavo stare con la testa inchinata sotto ai libri per leggere le fiabe. Ero la tipica bambina ritenuta non troppo socievole e poco carina dai propri coetanei. Posso dire che ora avevo ricevuto quello che mi spettava. Avevo i poteri e potevo ritenermi una bella ragazza con un fisico niente male e un carattere indipendente. Non si poteva dire lo stesso dei bambini che non volevano giocare con me, anche prima di avere i poteri e che non mi ritenevano alla loro altezza.

Loro, in questo momento, erano ancora rinchiusi in casa a causa del cristallo che avvolgeva i loro cuori, mentre io ero libera e in cerca di vendetta.

Feci finta di essere affaticata dai cinque giri di corsa e strinsi l'elastico che raccoglieva i miei capelli scuri in una coda. Guardai i militari del mio stesso grado finire, anche loro, i giri di corsa in modo affannato e affaticato. Scambiai con loro alcune parole, ma questo non bastò perché tutti, alla fine dell'allenamento, andarono per i fatti propri escludendomi del tutto.

Mentre tornavo nella mia stanza e percorrevo gli alloggi solo per i militari, mi dissi che ci voleva tempo per conquistare la loro fiducia. Sapevo che dovevo andare piano e conquistare la stima dei militari gradino per gradino, ma mi infastidiva che dopo due giorni non ero ancora riuscita a fare un solo passo verso la vendetta.

Aprì la porta della mia camera per poi richiuderla subito dopo. Salutai Fire e lo coccolai per un po' cambiandogli acqua e dandogli dell'altro cibo. Dopodiché, facendo attenzione se stava arrivando qualcuno, mi cambiai i vestiti in una divisa verde pulita e profumata, grazie ai miei poteri. I miei capelli erano lavati, profumati e sistemati sulle mie spalle in morbide onde, mentre sulle mie labbra c'era il rossetto scarlatto che ero abituata a mettere dopo essermi fatta la doccia.

Andai verso il cassetto del mobile piccolo e marrone e lo aprì prendendo l'orologio che avevo riposto prima di uscire. Afferrai l'oggetto e chiusi il cassetto, dopo di ché mi sdraiai sul letto e lo maneggiai con cura.

Stavo provando a ripararlo, ma anche con la magia non sarei riuscita nel mio intento. Non ero molto afferrata nel bricolage e provare su un oggetto del genere non era il caso, ero consapevole che non avrei fatto altro che rovinarlo. Girai l'orologio dalla parte posteriore e guardai la lettera incisa sopra di esso. Quasi ammaliata ne tracciai il contorno con il pollice. Emanava magia, ma anche molta sofferenza. Come se l'orologio non fosse un oggetto inanimato, ma vivo, oppure come se fosse una persona. Una persona imprigionata in un'orologio. Sarebbe folle da pensare, ma da quando avevo i poteri ne avevo viste e lette fin troppe.

Qualcuno bussò alla porta e nascosi in fretta l'orologio dentro la divisa militare, dopo di ché andai ad aprire. Fire non sembrava spaventato, anzi, mi guardava in modo tranquillo. Aprì la porta in legno dove trovai un uomo di mezz'età con i lineamenti asiatici e la postura rigida.

"Sergente" mi salutò con il saluto militare, mettendosi in riga, aspettando un mio cenno di assenso per parlare.

"Sono il comandante Hudson Kelly del primo distretto e sono qui per scortarvi dal colonnello Olys" rispose con voce rude e trattenni un sorriso di soddisfazione.

SOLDATI DI CRISTALLO.                          IL LABIRINTO DI HEGROVE.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora