Atto XIV

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Violet's Pov
"Tre giorni. Siamo prigionieri qui da tre giorni e ancora non mi hai spiegato il tuo piano" ascoltai l'ennesima lamentela di Hunter mentre vagavamo per i corridoi della grotta magica.

Avevo scoperto che non era Wyatt a comandare la grotta, ma era la grotta a cambiare a suo piacimento.

Nell'aria c'era un silenzio inquietante, dove si sentivano solo i suoni dei nostri passi e le lamentele costanti di Harris, "porta pazienza" dissi, avvicinandomi a una candela, muovendo la mano sopra alla fiamma.

Il calore si intensificò subito nel palmo della mia mano, facendomi socchiudere gli occhi. Volevo usare nuovamente i miei poteri, ma con Hunter sempre al mio fianco mi risultava difficile anche camminare a passo di Deprived.

"La mia pazienza sta finendo e così anche il cibo commestibile" commentò lui, facendomi aprire gli occhi di scatto.

In un attimo mi voltai per incrociare i suoi occhi verdi. Lo stronzo si era appena fatto una doccia e i suoi capelli, anche se cortissimi, non erano ancora asciutti e gli donavano un'aria più attraente. La sua pelle olivastra continuava ad essere perfetta, anche se mangiavamo poco e bevevamo ancora meno. Inutile dire che il suo corpo sembrava non risentire del poco cibo che stava ingerendo in questi ultimi tre giorni.

Fissai la maglietta nera, aderente a maniche corte che gli fasciava perfettamente il petto e risaltava i suoi addominali scolpiti. Per un secondo abbassai lo sguardo sui suoi pantaloni neri con le tasche ai lati che fasciavano le sue gambe toniche.

Avevamo trovato degli abiti nella camera che ci aveva dato Wyatt per dormire e stranamente i vestiti stavano perfettamente ad entrambi.

"Sono le cinque del mattino, Harris. C'è la fai a chiudere quella bocca per due minuti?" lo fulminai con lo sguardo, prima di riprendere la mia camminata verso il corridoio illuminato solo dalla luce fioca delle candele.

"Sai cosa c'è Lilith? Mi sono rotto le palle di stare chiuso in una grotta con uno che mangia melagrane ogni volta che respira, uno che ha più pelo che anni di vita e una che va in giro con tacchi a spillo e un rossetto orrendo sulle labbra" serrai le labbra per le parole che Hunter pronunciò alle mie spalle.

"Vuoi provare il tacco a spillo su i tuoi attributi?" chiesi, continuando a camminare indisturbata.

Alle quattro del mattino, secondo l'orario che segnava l'orologio da taschino di Harris, mi ero fatta una doccia, avevo indossato dei pantaloni neri e stretti, un dolcevita nero e dei tacchi neri, a punta e lucidi.

"Non riusciresti neanche ad avvicinarti" mi bloccai e un angolo della mia bocca si inarcò in un sorriso divertito.

"Scommettiamo?" mi voltai verso di lui e per errore il mio sguardo cadde, per un momento, sulle sue labbra carnose.

"Se vinco io voglio la tua collana" annunciò e serrai le labbra di colpo.

Poteva averla vista solo in un momento. L'istante in cui pensavo che tutti dormissero e ne avevo approfittato per farmi una doccia. Ovviamente mi sbagliavo. Quella notte Hunter era più che sveglio e voleva curiosare dove non gli competeva.

"L'ho vista eccome. A proposito, hai una bella voglia" schiusi le labbra e lui sogghignò divertito dalla mia reazione.

Provai della rabbia e la mia voglia di vendetta ebbe la meglio contro la ragione.

"Se vinco io, voglio il tuo orologio" patteggiai, incrociando le braccia all'altezza del petto.

"Intrigante quanto ti piacciono gli orologi, ma dovrai comprartene uno e non rompere le palle a me" assunse un tono sfrontato.

SOLDATI DI CRISTALLO.                          IL LABIRINTO DI HEGROVE.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora