Atto VI

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Violet's Pov
Amavo la neve. Mi portava alla luce vecchi ricordi, come il giorno in cui avevo visto la neve cadere ed entrare dentro il cuore delle persone. Li aveva resi dei blocchi di cristallo pronti a spezzarsi con un solo tocco. Ora la strega che aveva seminato terrore nella mia città stava perdendo i suoi poteri giorno dopo giorno. Qualcuno aveva preso la pietra di cui tutti parlano dove erano rinchiusi i cinque poteri del mondo segreto.

Acqua, fuoco, vento, terra e infine tempo.

Quando la strega aveva scagliato la neve, una parte della sua magia era finita dentro di me. Ero l'unica ad essere sopravvissuta a quella bufera senza che il cristallo si fosse insinuato nel mio cuore. Grazie alla neve avevo ottenuto i poteri dell'acqua e del fuoco, ma c'era anche il potere del tempo che qualcuno aveva ottenuto allo stesso modo. La maga Crow aveva scagliato la sua collera su un altro paese e aveva trasmesso il potere del tempo a un Deprived.

Mi chiedevo chi potesse avere il potere del tempo, ma anche chi avesse il potere dell'aria e chi il potere della terra. Nel libro che stavo leggendo c'era scritto che i maghi portavano sempre qualcosa di magico con loro. Non erano come gli luos che si utilizzavano per ampliare la magia e in quanto tali erano pericolosi, ma dei simboli che raffiguravano il potere del mago o della maga in questione.

Il mio era una collana con una goccia d'acqua con il fuoco che la spegneva. Non sapevo bene come potevano essere gli altri, ma immaginavo che quello dell'aria potesse raffigurare qualcosa legato al vento come una nuvola. Della terra un animale o una foglia. E infine il tempo, che era il potere più potente di tutti. Un orologio. Qual era il miglior modo per raffigurare il tempo in un oggetto se non in un orologio?

Fissai l'orologio che Hunter aveva posto sul taschino degli abiti che indossava. L'orologio era fermo come quel giorno. Come i cuori delle persone. Come la mia città. Come io dopo la scomparsa dei miei genitori.

"Che hai da fissare?" domandò con il suo solito tono scontroso, rimanendo con gli occhi puntati sul paesaggio che scorreva fuori dal finestrino della carrozza.

"Mi chiedevo se sei sempre così" risposi senza distogliere lo sguardo dall'orologio con le lancette immobili.

"Così come?" domandò facendo finta di nulla.

"Impertinente, ostinato e maledettamente maleducato" dissi senza peli sulla lingua.

"Insulti sempre tutti?" spostò i suoi occhi verdi su di me, mentre un angolo della sua bocca si alzò in un sorriso divertito.

"No, solo quelli che se lo meritano" risposi a tono.

Voltai lo sguardo verso Fire, che ci guardava in modo contrariato, così tirai fuori la sua bambola di pezza, dalla sacca verde riposta ai miei piedi. Gli occhi gialli di Fire iniziarono a luccicare, le sue orecchie si drizzarono e la sua coda iniziò a scodinzolare in modo quasi esagerato.

"Deve per forza muovere la coda così tanto?" domandò Hunter con una smorfia mentre la fine della coda di Fire sfiorava il suo viso.

"Devi per forza rompere così tanto?" chiesi in risposta, con il suo stesso tono.

"Digli di smetterla" ordinò a denti stretti e infastidito.

"Se tu mi dici cosa dobbiamo prendere" lo ricattai muovendo ancora di più la bambola di pezza nella mia mano.

"Non puoi ricattarmi" mi uccise con lo sguardo, serrando le labbra carnose.

"Tu credi?" inarcai un sopracciglio e mossi con più enfasi la bambola mentre la coda di Fire sfiorava sempre di più il volto di Hunter.

"Va bene, ma ora fallo smettere" acconsentii e sorrisi in modo vittorioso.

"Fire, seduto" gli ordinai e lui smise di scodinzolare ponendo fine, per mia sfortuna, alle sofferenze di Harris.

SOLDATI DI CRISTALLO.                          IL LABIRINTO DI HEGROVE.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora