Capitolo 9

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Grace


Ed elli a me: "Questo misero modo

tegnon l'anime triste di coloro che visser sanza 'nfamia e sanza lodo.

(Inferno, canto III, vv. 34 – 36)





Il rumore della pioggia battente mi costrinse ad aprire gli occhi, che sarebbero rimasti chiusi molto volentieri a poltrire un altro po'.

La sera precedente era stata estenuante, ma era andata alla grande...se così si poteva dire...al di là del piccolo intoppo con Clary, la figlia di Theo Drimmel, la cena era stata un successo, il mio servizio era stato eccellente ed ero addirittura riuscita a non farmi licenziare...mi sentivo onnipotente in quel momento, tutto il contrario di due giorni prima.

Mi rigirai nel letto puntando lo sguardo verso la finestra, ricoperta da microscopiche goccioline che lasciavano intravedere il panorama pienamente autunnale che si estendeva al di fuori della casa...c'era un vero e proprio temporale...

recuperai il cellulare, che segnava le 9 in punto; Silbergh venne in cucina mentre io e Mary stavamo finendo di sistemare, dicendo che sarebbe andato via presto e che potevamo prendercela con comodo ed io avevo preso perfettamente alla lettera quel suggerimento.

Aprii whatsapp e mandai un veloce messaggio ad Arya;

Grace: la cena di ieri è andata alla grande, sabato prossimo ci passiamo una bellissima serata insieme per farmi perdonare e faremo tutto ciò che vorrai...promesso.

La risposta ovviamente non tardò ad arrivare...

Arya: sapevo che ce l'avresti fatta, sei la numero uno e ti voglio un gran bene...ma si, devi farti perdonare e immagino che con quello che voglio tu intenda proprio tutto

scossi la testa sorridendo, pienamente consapevole delle sue idee

Grace: si rompipalle, tutto

Arya: perfetto allora sabato prossimo discoteca e non accetto un no come risposta

Grace: andata...ti voglio bene, a più tardi

Poggia nuovamente il telefono sul comodino e mi beai per qualche altro minuto di quel calduccio.

In quel momento la mia testa non potè evitare di vagare tra i pensieri e i ricordi, di vagare tra le sensazioni; vedere quella bambina, una bimba senza madre, da sola contro il mondo...per quanto sua nonna o suo padre avrebbero fatto di tutto per renderla felice...la mamma era sempre la mamma, e la sua, non c'era più e questo avrebbe comportato lottare contro il mondo da sola, imparare a costruirsi una corazza contro il mondo e contro quelle mani che si sarebbero potute avvicinare a lei e contro le quali avrebbe dovuto usare tutto il coraggio del mondo;

che grande potere avevano le mani...la prima cosa che viene comunicata ad un genitore durante un'ecografia è...vostro figlio e sano, ha due mani e due gambe, con tutte e dieci le dita...le stesse piccole mani che toccheranno la propria mamma e il proprio papà per la prima volta, che terranno il biberon, che toglieranno il ciuccio e lo regaleranno agli uccellini, che raccoglieranno dei fiori in un giardino, che recupereranno una palla sbalzata troppo lontano, che impareranno a tenere una forchetta per mangiare e poi una penna per scrivere i pensieri, le paure, l'amore e l'odio su un foglio di carta che poi stracceranno e butteranno via perchè impossibile da conservare, che toccheranno la propria pelle e quella di un altro, scoprendo piacere e passioni impossibili da spiegare a parole...

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