Capitolo 14

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Grace



 Né dolcezza di figlio, né la pieta

del vecchio padre, né 'l debito amore

lo qual dovea Penelopè far lieta,

vincer potero dentro a me l'ardore

ch'i' ebbi a divenir del mondo esperto

e de li vizi umani e del valore.

(Inferno, canto XXVI, vv. 94 – 99)





Da qui non si scappa piccola Grace, questo è il tuo piccolo inferno, non ci sarà posto dove potrai nasconderti, non ci sarà via di fuga, non ci sarà anima viva che possa salvare la tua di anima o il tuo corpo...tutto di te mi apparterrà in eterno, sarò il tuo lamento continuo, il tuo incubo costante, il tuo pensiero incessante e quando penserai anche solo per un secondo di esserti liberata di me...guardati allo specchio e mi ritroverai di nuovo...

no...

no...

no...


Mi svegliai di soprassalto, il sudore mi grondava dalle tempie, avevo il pigiama completamente appicciato addosso, la gola secca e graffiata come se avessi urlato per ore.

Era vero, era il mio incubo costante e lo sarebbe stato in eterno, la mia anima sarebbe per sempre rimasta prigioniera di quella stanza senza vie d'uscita, il mio corpo incatenato da quelle manette invisibili, bloccato dalla paura e dal dolore, quel dolore insopportabile che mi aveva fatta piegare in due e strisciare sul pavimento macchiandolo di sangue.

Sangue...

Mi alzai di corsa dal letto, spalancai la porta e mi fiondai nel bagno, nel quale arrivai appena in tempo prima di vomitare il nulla cosmico, visto che non avevo ancora nulla nello stomaco, fui colta da numerosi spasmi e conati dolorosi che mi si propagarono dallo stomaco fino alle corde vocali, talmente forti che mi dovetti reggere con entrambe le mani alla tazza del water per non sbatterci la testa contro.

Rimasi con la faccia sul water per un tempo che mi sembrò indefinito, finchè non riuscii finalmente a riprendere fiato e controllo del mio corpo, per quanto possibile; mi rialzai lentamente, tirai lo sciacquone e mi diressi al lavabo, dove mi sciacquai il viso con l'acqua gelida e mi lavai i denti, dopodichè mi appoggiai con le mani al lavabo guardandomi nello specchio rotondo che mi rifletteva fino al seno;

quando penserai di esserti liberata di me guardati allo specchio...

il rumore dello specchio in frantumi riecheggiava ancora nelle mie orecchie, non sarebbe stato solo lui il mio incubo costante, perchè tutto di quella notte mi avrebbe perseguitato in eterno, nemmeno all'inferno avrebbe smesso, perchè quello che stavo vivendo era già il mio inferno.

Mi asciugai il viso e mi avviai nuovamente verso la mia stanza, dove recuperai l'intimo, un paio di jeans e un maglioncino bianco con lo scollo a barca, dopodichè mi rifugiai nuovamente in bagno; legai i capelli in uno chignon scombinato e dopo essermi nuovamente lavata i denti, visto che la sensazione di vomito continuava a persistere, mi buttai sotto l'acqua bollente...

Skyfall: Secrets and LiesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora