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Apro gli occhi e mi ritrovo circondata da scaffali pieni di libri. Lo stanzino dove mi ha portato Mike è molto piccolo, ma accogliente ed invitante. A terra un tappeto azzurro ricopre quasi tutta la superficie della modesta biblioteca, posta al centro c’è una poltrona in pelle marrone accanto ad un lumino che emette luce gialla e tenue. Una radio retrò è poggiata sopra ad una mensola e nell’ambiente risuona la dolce melodia di Johann Strauss – Danubio Blu.
Mike ha pensato proprio a tutto. Sorrido incantata e sconvolta al tempo stesso. È riuscito ad unire la mia passione per la lettura a quella per la musica classica. Lo guardo negli occhi e trattengo il folle impulso di abbracciarlo.
«che te ne pare?» mi chiede lui, mostrandomi fiero le sue belle fossette e i suoi occhi raggianti.
«è incantevole» rispondo io, senza altre parole.
«non c’era molto spazio. La barca non è tanto grande, però ho pensato di racchiudere qualche mio vecchio libro in questo piccolo stanzino, almeno potrai sentirti più a tuo agio qui. So che ti piace molto leggere»
«sì, grazie» distolgo lo sguardo dai suoi occhi e mi perdo alla vista di quegli scaffali adorni di nuove storie da scoprire.
«adesso vado a dare il cambio a Friedrich, ti lascio alle tue letture»
«Friedrich?» chiedo, sorpresa. Credevo che ci fossimo solo noi due sulla barca.
«Esatto. È colui che pilota la barca. Credevi navigasse da sola?»
Sorrido imbarazzata, rendendomi conto tutto d’un tratto di aver fatto una supposizione stupida. «giusto, sì. Dovevo immaginarlo» rispondo imprecando tra me e me.

Il mio telefono vibra mentre con la coda dell’occhio vedo Mike allontanarsi.
“Hei! Non ti scordare di me” è Ellen. “Che fai?”
Faccio una foto alla mini-biblioteca e gliela mando.
Internet è lentissimo qui.
“una libreria a bordo?” mi chiede.
“l’ha preparata Mike per me. Non prendermi in giro, però. Ci sentiamo quando la mia connessione sarà migliorata. Salutami papà.”
Ellen risponde al messaggio inviandomi un’emoticon che ride e una innamorata.
Ma piantala.
Alzo gli occhi al cielo e metto via il telefono.

Seppur lo spazio per i libri è poco c’è una vasta scelta considerando che si tratta di tutti titoli che non ho mai letto. Dopo aver osservato uno ad uno ogni libro e letto qualche trama qua e là i miei occhi si posano su di un libro che ho sempre voluto leggere, ma che per mancanza di tempo non ho mai letto. “Oceano Mare” di Alessandro Baricco.
Non credo ci possa essere momento e luogo più appropriato per iniziare questo romanzo.
Sfoglio qualche pagina e mi accorgo che ci sono già alcune frasi sottolineate, le stesse che avrei sottolineato io. Sarà stato Mike a leggerlo prima di me?
Il solo pensiero che anche lui abbia tenuto in mano questo volume e si sia appassionato a questa lettura mi riempie di entusiasmo. È bello avere hobby in comune con… beh, con gli amici.

I raggi solari riescono ancora a filtrare dalla porta e dall’oblò; quindi, spengo la lampada e mi stendo sulla poltroncina. Inizio a leggere, dimenticandomi di tutto il resto.


Sono a tre quarti dal libro, quando istintivamente premo il pulsante per accendere la luce, fuori è quasi buio. Chissà che ore sono.
Scossa ancora dalla storia e dalle frasi meravigliose e suggestive del libro mi guardo intorno fin quando non scorgo Mike in coperta intento ad osservare il cielo.
Mi sgranchisco le braccia e poggio “Oceano Mare” sulla mensola, improvvisando un segnalibro con una cordicina trovata in giro.
«bello quel libro» una voce alle mie spalle mi fa voltare. «è probabilmente uno dei miei preferiti».
Mike è appoggiato alla porta con le braccia incrociate e con sguardo sognante.
«sì, in effetti è molto bello» gli dico.
«lo hai finito?» mi chiede.
«non ancora. Nonostante sia di poche pagine è un libro molto pieno» dico, non riuscendo a spiegarmi con altre parole.
«pieno?» ripete Mike, alzando un sopracciglio.
«sì, beh… Non saprei dirlo in altri termini» giocherello nervosamente con la collana che porto al collo fintanto che Mike alza un angolo della bocca rivelando un mezzo sorriso.
«Vieni, dai» mi porge la mano.
Il mio sguardo vaga intermittente dai suoi occhi alla sua mano tesa verso di me. Infine, decido di porgergliela e la semplice sensazione della sua pelle calda a contatto con la mia mi provoca un tuffo al cuore. La sua mano ruvida e forte mi trascina verso prua, dove due divanetti bianchi si affiancano.
Mike mi lascia andare e si sporge verso la balaustra osservando il mare. La barca adesso è ferma, ancorata al fondale e non c’è più schiuma bianca attorno ad essa, solo lente e copiose onde blu che si scagliano ponderatamente contro lo scafo facendo oscillare leggermente l’imbarcazione. Osservo Mike perdersi nell’infinità del mare ed improvvisamente provo una fitta di gelosia perché sarebbe fantastico essere guardata in quel modo.
Mike si gira verso di me sorprendendomi con gli occhi fissi su di lui e distolgo frettolosamente lo sguardo, impacciata. Lui emette un piccolo verso simile ad una risata e io gli rivolgo qualche domanda per evitare che si faccia strane idee. Seppure anche lui ricambiasse i miei sentimenti e anche se provasse le mie stesse emozioni non permetterei mai che la nostra amicizia si trasformasse in altro. Non è un buon periodo per me e sono troppo terrorizzata all’idea di perdere altre persone a cui tengo molto.
«è sicuro allora che domani arriviamo?»
«sì, in mattinata saremo al porto. Ormai l’isola è vicina.»
Annuisco, osservando il mare immenso che ci circonda «è bellissimo, non è vero?» in lontananza alcuni pesci guizzano fuori dall’acqua «mi riferisco al mare» mi affretto ad aggiungere.
«sì» Mike stavolta è me che guarda, fa un cenno ad una busta posta sopra ad un rialzamento in mezzo ai divanetti. «mangiamo? Ho preparato dei panini»



Mezz’ora più tardi, entrambi sazi e con gli stomaci pieni, ci stendiamo sui divanetti intenti ad osservare le stelle, che in mezzo al nulla sembrano essersi triplicate.
Riesco ancora a riconoscere le costellazioni ma a queste si sono aggiunte altre stelle «come mai ne vedo di più?» chiedo, facendo un cenno al cielo sopra di noi.
«perché qui c’è poco inquinamento atmosferico»
Incrocio le braccia dietro la testa, soddisfatta della risposta. «sai riconoscere le costellazioni?»
«ma certo, sono un marinaio» Mike fa spallucce, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Che presuntuoso.
Sbuffo.
«tu?» mi chiede.
«sì»
«ecco, questo invece è strano. Come fai a conoscerle?» mi chiede Mike, aggrottando la fronte e ruotando su un fianco per girarsi verso di me.
Per una volta sono io a ridere per la sua espressione buffa e scrollo le spalle dicendo semplicemente «mi piacciono. L’astronomia mi piace»
«oh…» fa lui «qual è la tua preferita?»
«quella del toro» rispondo subito.
«per le Pleiadi?» mi chiede.
«ovviamente. Sono bellissime» credo che i miei occhi stiano scintillando come le stelle. È bello avere qualcuno con cui poter finalmente parlare di ciò che mi piace. Nessuno mai si interessa a queste cose. Le persone non riescono a guardare oltre il proprio naso, figuriamoci sopra la propria testa.
«la tua, invece?» chiedo.
«Orione»
«uhm… Per la cintura?» chiedo, rivolgendogli uno sguardo interrogativo, di sbieco.
Mike ride «sì, probabilmente è per la cintura luminosa. Conosci la leggenda?»
Mike guadagna la mia totale attenzione e mi giro anche io verso di lui.
I nostri respiri che si incrociano circondati dall’aria fresca della notte.
«si dice che Orione fosse un abilissimo cacciatore e ciò lo rese anche molto vanitoso al punto che decise di sfidare perfino gli dèi. Zeus, che era il re degli dèi, si offese per la sua presunzione e inviò uno scorpione gigante ad uccidere Orione. Nella lotta però morirono entrambi. Zeus per commemorare la loro battaglia decise di imprimerli nel cielo: la costellazione di Orione e quella dello scorpione. Ancora oggi si dice che rivolgendo lo sguardo verso l’alto si possa vedere lo scorpione inseguire Orione.»
I miei pensieri vagano a quel mito, mentre cerco le costellazioni nel cielo. «di questi tempi si riesce a vedere solo lo scorpione» indico un insieme di stelle che quasi toccano la linea dell’orizzonte.
«infatti»
Sorrido e mi perdo per un po’ nell’infinito sopra di me quando una domanda sorge nella mia mente, pulsante come un segnale di pericolo.
«dove dormiremo stanotte?» chiedo.
«c’è un letto giù, ma se vuoi puoi dormire anche qua. Se vuoi puoi dormire dove ti pare.» risponde Mike con noncuranza.
Annuisco, riflettendo sulle varie opzioni disponibili. Dormire a letto con lui non mi sembra per niente opportuno. D’altro canto, però, qui inizia a fare un po’ freddo… ma l’idea di dormire qua fuori mi affascina.
«ho capito, vuoi dormire qua» Mike interrompe i miei pensieri, leggendoli. Alza il materassino del divano su cui è poggiato, scoprendo una sorta di ripostiglio da cui prende delle coperte.
Me ne porge una e mi copro.
Sorrido soddisfatta. Adesso è tutto perfetto.
Mike e io rimaniamo stesi a fissarci negli occhi per un po’.
Per alcuni minuti dimentichiamo tutto il resto. Siamo solo io e lui in mezzo al nulla, cullati dalle onde incessanti del mare e dalle mille emozioni che mi fa provare.
Mi chiedo cosa provi lui. Se anche lui sente una miriade di farfalle danzare nel proprio stomaco, se anche il suo cuore sta tremando come il mio.
I suoi occhi neri illuminano la notte.
Sembra un controsenso, ma è così. Non esiste altro modo per spiegarlo. Il suo sguardo colora il buio, insieme alla mia anima cupa e per un attimo penso che forse dovrei lasciarmi andare alle emozioni.
Dalla mia bocca sfugge un gemito quando mi rendo conto che le sue labbra si stanno avvicinando sempre di più alle mie, quando mi accorgo che i nostri sospiri caldi stanno entrando in contatto facendo formicolare ogni angolo del mio corpo.
Siamo così vicini che i nostri nasi si sfiorano.

Una fitta di paura mi blocca.
«No!» grido e mi scosto leggermente da lui.
Temo che abbia interpretato il mio grido come un rifiuto e spero con tutta me stessa che non se la sia presa.
Fortunatamente lui sorride sereno, mentre mi scosta una ciocca dietro l’orecchio. «tranquilla Signorina, non faccio niente.»
Tiro un respiro di sollievo e sorrido anche io.
«hai sonno?» mi chiede lui, dopo una piccola pausa dettata dall’imbarazzo.
«si, ma non riesco a dormire» dico, facendo uno sbadiglio.
«conta le stelle» dice Mike, rivolgendo un dito verso l’alto.
Stupidamente faccio quello che mi dice, mentre lui fissa me, forse contando i miei capelli.
Uno, due, tre…

Gemma del MareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora