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Il porticciolo in cui abbiamo ormeggiato è pieno di barche più o meno piccole, quella su cui siamo noi è probabilmente la più grande.
Mentre attendo Mike che prende le sue cose mi sporgo verso il pontile e noto l’acqua cristallina che ci circonda. Gruppi di pesci dalle forme e colori più bizzarri si spostano qua e là. Le barche intorno a noi sono quasi tutte pescherecci e di tanto in tanto scorgo dei signori anziani che ripiegano delle reti da pesca in riva. L’isola è piccola e ad eccezione del perimetro basso e sabbioso costeggiato da spiagge e ristorantini, il centro dell’isola è prettamente montuoso. L’aria è satura di sale e ho la netta sensazione che sarà così anche quando supereremo il molo. «sei pronta?» Mike mi raggiunge con il suo zaino da turista sulle spalle. La sua camicia color panna un po’ sbottonata lascia intravedere i suoi pettorali scuri, creando un perfetto contrasto.
Distolgo lo sguardo per non indugiare su di lui troppo a lungo.
«Andiamo!» rispondo.
Mike mi aiuta a raggiungere il molo e lo seguo.
«Carina questa gonna» arrossisco e lo ignoro, fissando la città che si apre davanti ai miei occhi.
«l’abbinamento valigia-scarpe è voluto?»
Abbasso gli occhi verso le mie converse rosse della stessa tonalità della valigia. Non avevo notato questo dettaglio.
«non è di tuo gradimento?» rispondo schiva.
«certo. Era solo una curiosità» Annuisco.
«e invece questo top…»
«Ma insomma… non hai niente di meglio da guardare? Non so se l’hai notato, ma siamo appena arrivati in un posto che non conosciamo»
«cosa c’è, Signorina… ti senti osservata?» mi sussurra Mike all’orecchio, facendomi rabbrividire.
Rimango silenziosa mentre Mike ammicca soddisfatto «Comunque non è vero che quest’isola non la conosciamo. Io ci sono già stato, sei tu quella che non la conosce»
Alzo gli occhi al cielo «come sei puntiglioso. Ci sei stato solo una volta, quindi non la conosci tanto bene.» ribatto
«la conosco abbastanza bene da sapere che preferisco guardare te piuttosto che questo posto»
Un tremolio si diffonde nel mio corpo ma tento di nasconderlo agli occhi di Mike «dev’essere un posto davvero molto brutto allora» concludo in tono sarcastico.
«al contrario»
Mi volto verso Mike.
«in realtà è parecchio bello» aggiunge lui, in tono piatto.
Mike ha deciso di fare il romantico adesso. Prima è presuntuoso, poi è romantico. Ma cosa vuole? E io cosa voglio?

Giungiamo in una piazzetta ricoperta da piccoli mattoncini grigio chiaro. Una coppia di bambini gioca col pallone infastidendo il gruppo di anziani intenti a intrattenere una chiacchierata seduti su una panchina. I pochi palazzi che sovrastano la piazza sono alti e colorati. Tutto qui ha un aspetto più vecchio, ma questo non fa che rendere il posto ancora più interessante: i balconi sono anneriti, le strade silenziose, persino la palla che rimbalza da un piede all’altro sembra non fare rumore. Alle mie orecchie giunge solo una melodia leggera che pare risvegliare in me antiche emozioni sepolte: un signore piuttosto grande d’età, dai lunghi capelli bianchi raccolti in uno chignon, suona una fisarmonica accanto a dei cespugli di rose gialle e blu.
Che colori insoliti per delle rose.
«Ti piace questo posto?» mi domanda Mike.
«molto. È così tranquillo e accogliente.» poso lo sguardo su una tortora che bagna le sue piume in una fontana posta al centro della piazza. «te lo dicevo io, che era parecchio bello» Mike alza un angolo della bocca.
Il suono della fisarmonica si ferma improvvisamente. I miei occhi corrono verso il signore stravagante che fino a qualche istante prima stava suonando e lo sorprendo a fissarmi con un’espressione incantata. Il mio sguardo si incolla al suo riempiendomi di infinite domande: Chi è quell’uomo?
Cosa vuole da me?
Perché ha smesso di suonare proprio adesso?
Perché mi guarda?
E perché lo sto guardando anche io?
Deglutisco e una lacrima di sudore mi scorre dalla fronte, bagnando il mio cappello bianco. La voce di Mike dissolve questi pensieri e mi fa ritornare alla realtà. «Lì c’è un supermercato, andiamo» indica un punto non troppo lontano dalla piazza e ci incamminiamo verso quella direzione.
«che facciamo?» gli chiedo.
«compriamo qualcosa da mangiare. A quest’ora i ristoranti staranno chiudendo. Mangiamo qualcosa al volo e poi troviamo una sistemazione per la notte. Che ne pensi?»
Do uno sguardo all’orologio da polso. Sono le 15:00. Annuisco «va bene. Cosa mangiamo?»
«pensavo ad un panino veloce, che te ne pare?»
«e un po’ di patatine.» propongo, muovendo l’indice sopra il mio mento.
«ci sto»

Entriamo nel supermercato facendo spalancare le porte automatiche di vetro e la freschezza dell’aria condizionata mi avvolge rendendomi più facile respirare. Sorrido soddisfatta e guardo Mike con aria complice.
«Starei qui tutta la giornata» dice sogghignando.
«Guarda, lì ci sono i panini» indico gli scaffali colmi di pane e panini che fiancheggiano il reparto salumi. «Signorina ferma, ferma! È meglio se prendiamo prima le patatine. Sono lì, vedi»
«Giusto»
Mike mi fa strada verso il lungo corridoio dedicato ai cibi salati e osservo una ad una le buste di snacks salati. Dopo un paio di minuti incrocio le braccia, imbronciata
«non so quale scegliere.»
«sei seria?» Mika inarca le sopracciglia e alza le braccia, spazientito. «credevo fosse facile decidere quale busta di patate comprare»
Sbuffo, infastidita «tu quale preferisci?»
«le classiche, ma io non le voglio»
Scuoto la testa «che gusti pessimi» borbotto tra me e me.
«cos’hai detto?»
«che io sono indecisa tra pomodoro o paprica»
«prendile entrambe»
«ma come entrambe?»
Mike prende le due buste e mi trascina in direzione dei panini «È vero che qua si sta bene, ma non possiamo stare in questo supermercato in eterno» mi dice. Mike fa scegliere a me la farcitura dei panini «promettimi però che non ci impiegherai anni»
«te lo prometto» gli rispondo ironica.

Alle casse c’è una ragazza dai lunghi capelli biondi e dagli occhi castani che fissa Mike e non gli toglie gli occhi di dosso nemmeno per un istante
«ragazzi tanto belli si vedono poco da queste parti. Siete della zona?» la cassiera parla con Mike sfoggiando uno sguardo malizioso.
Che sfacciata.
«no, in realtà siamo di passaggio» risponde Mike con un sorriso di cortesia.
«lo avevo immaginato, mi sarei sicuramente ricordata di te se ti avessi già visto.» dice ammiccando.
Mike e io non le diamo corda e imbustiamo i cibi appena acquistati. «se dovesse servire qualche informazione per quanto riguarda questa città posso lasciarti il mio numero, magari posso darti un passaggio qualche volta» prende una penna e inizia a scrivere su un foglio di carta.
Non ci posso credere. Il buon senso dov’è finito? «No, grazie. Non ne avremo bisogno. Staremo qui solo per pochi giorni» rispondo io, alzando un po’ la voce, senza riuscire a controllarmi.
«ah, che peccato»
Alzo gli occhi al cielo e prendo il portafogli dalla borsa per pagare. La bionda mi lancia un’occhiata velenosa e mi cade tutto dalle mani. Il tintinnio delle monete fa voltare ogni persona presente nei paraggi e affogo nell’imbarazzo più totale.
«tranquilla Gemma, pago io» Mike mi rivolge un sorriso gentile e mentre io mi affretto a recuperare le cose dal pavimento, lui paga.
«Ormai è così raro vedere un ragazzo che si offre di pagare per la propria ragazza. La tua fidanzata dev’essere contenta.» dice la vipera velenosa dietro la cassa.
«non siamo fidanzati» risponde Mike.
«ecco perché mi sembravate così poco in sintonia» esclama la biondina con un sorriso soddisfatto.
Faccio un grosso sospiro e conto fino a cinque. Non posso scaraventarle addosso la busta appena riempita. Sarebbe illegale. Mi affretto a prendere sottobraccio Mike e lo trascino fuori da quell’inferno. «Buona serata» alzo il tono della voce distogliendo finalmente lo sguardo da quel viso perfetto, ma stupido.
Che faccia tosta.

«Che ti prende?» mi chiede Mike una volta usciti fuori, trattenendo una risata.
«che mi prende cosa?» chiedo, ricomponendomi e indossando nuovamente la mia maschera dell’indifferenza.
«non so. Ti vedo strana, frustrata… oserei dire gelosa» sogghigna divertito.
Brutto cretino impertinente. Ma chi ti credi di essere?
«Gelosa? Di te? Neanche per sogno. Quella ragazza parlava troppo, si stava formando una fila inutile ed enorme dietro di noi. È per questo che ho insistito per andarcene.»
«Ah, menomale»
«Perché menomale?»
«Sai, questo bel visino…» Mike indica il suo volto facendo roteare un dito «…attira tantissime fanciulle, mi sarebbe dispiaciuto saperti costantemente gelosa delle loro avance»
Fisso le sue fossette più marcate che mai e i suoi occhi divertiti che per la prima volta mi trasmettono una sensazione nuova, di disagio. Un lento pizzicore dalle braccia si muove verso tutto il corpo fermandosi al centro del petto, lasciandomi un fastidioso nodo allo stomaco. Ma invece di dargliela vinta decido di giocare anch’io «se sapessi il mio visetto invece quanto è apprezzato dai ragazzi… a volte ho l’imbarazzo della scelta»
Lo sguardo divertito di Mike svanisce di colpo.
«Che succede? Non è che quello geloso sei tu?»
Mike scuote la testa silenzioso e abbassa lo sguardo.

Dopo alcuni minuti ci troviamo in una grotta bianca che si affaccia sul mare. «Che bello questo posto!» mi guardo intorno incantata.
«vuoi che mangiamo qua?»
Annuisco, felice «ne sarei felice»
«Dai, aiutami. Mettiamo un telo a terra»


I minuti successivi al pranzo li trascorriamo seduti in silenzio sul telo, con i piedi scalzi nella sabbia umida, il suono delle onde che si infrange dolcemente sugli scogli chiari a pochi passi da noi, il sale che ci pizzica le labbra. Osserviamo entrambi la grotta in cui ci troviamo, bellissima e luminosa, sembra incorniciare il mare.
«Conoscevi già questo posto?» rompo il silenzio.
«ci sono venuto un paio di volte durante la mia precedente visita a quest’isola. Mi ha subito affascinato» «si sta proprio bene qui. È così rilassante» non riesco a trattenere uno sbadiglio.
«hai sonno, Signorina?»
«sono stanca»
«è normale» Mike si avvicina a me e mi poggia le mani sulle spalle. Sussulto al suo tocco.
«sta’ tranquilla. Chiudi gli occhi e ascolta solo il rumore del mare.» Chiudo gli occhi concentrandomi sulla sensazione delle sue mani calde che si muovono sulla mia pelle, roteando sulle spalle e massaggiando delicatamente lungo la spina dorsale. «ascolta il suono delle onde che dopo un tragitto infinito giungono finalmente a riva. Senti il vento leggero che pian piano rinfresca la tua pelle. La sabbia morbida che fa da tappeto ai tuoi piedi» Mike è ad un soffio da me. Sussurra solleticandomi il collo, poi si avvicina ancora di più, rivolgendosi al mio orecchio destro
«lo senti questo?» mi chiede, quasi impercettibile.
Mi fa girare verso di lui, mi prende la mano e me la porta sul suo cuore. Batte forte. Apro gli occhi e lo guardo. Le nostre mani tremano. Non avevo mai provato niente di simile.
I suoi occhi neri affondano nei miei. Sono come un’ombra in questa grotta chiara, isolata dal mondo.
«Richiudi gli occhi, non barare» Faccio come mi dice, non essendo più in grado di compiere un qualsiasi tipo di pensiero logico.
Mike lascia la mia mano e mi accarezza la bocca.
«Senti il sapore delle labbra salate»
Il suo fiato su di me mi lascia in estasi. «quali labbra?» chiedo con un filo di voce.
«le mie»

Le sue labbra, salate come prometteva, sfiorano lentamente le mie. Il suo profumo mi inonda e sono travolta dalle emozioni. La sua lingua si insinua nella mia bocca. Mike mi prende la mano e me la poggia nuovamente sul suo cuore che batte all’impazzata, all’unisono col mio. Gli mordo le labbra e le assaporo come fossero qualcosa di prezioso. Qualcosa che non va sprecato.
Le mie braccia avvolgono il suo collo e stringo Mike più vicino a me.
Lui ha il sapore dei baci attesi e a lungo desiderati.

Ci siamo baciati a lungo, per minuti, forse ore. Il tempo scorreva ma noi non ce ne siamo accorti. Avevamo bisogno di quei baci. Col fiato corto, poi infine ci siamo staccati. La mia fronte poggiata alla sua, i nasi che si sfiorano. Un’improvvisa sensazione allo stomaco contrasta le precedenti. Un nodo: paura.
Mi sento precipitare.
«Mike, dobbiamo parlare.»

Gemma del MareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora