𝑀𝑒𝓇𝒾

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Probabilmente
non sei più chi sei stata
ed è meglio così

Eugenio Montale


Finalmente la settimana è finita e finalmente questo weekend non è carico di compiti. Scaravento le coperte e balzo giù dal letto appagata perché, come ogni sabato mattina, mia madre compra i cornetti al bar. Il mio preferito è quello alla crema, ma questa mattina ho stranamente voglia di cioccolato; sarà perché sono in fase pre-ciclo. Alzo le braccia in aria, con i pugni serrati mi metto in punta di piedi e strizzo gli occhi per stiracchiarmi. Infilo le pantofole, calde e morbide, e scendo le scale di fretta, saltando gli ultimi due gradi. Prendo un storta, le mie abilità motorie sono micidiali la mattina, ma non mi lascio intimidire dal pizzicorino della caviglia e zoppico fino alla cucina. 

I sacchetti bianchi, chiazzati dal burro nelle brioche, urlano fumanti. Li guardo uno per uno, trovando quella che volevo. Mi siedo e addento un boccone, spargendo le briciole della sfoglia croccante sul tavolo. Nel frattempo, leggo le misere e abituali notifiche, tra cui quelle di Coralline. Mi ricorda delle serata di questa sera, alla solita ora e al solito posto, come siamo abituate a fare da quando abbiamo compiuto la maggiore età. 

Inghiotto anche l'ultimo pezzo e sfrego il pollice con  l'indice per eliminare, per quanto possibile, l'unto in eccesso. Riordino e pulisco il macello creato mangiando e poi scappo in camera, questa volta salendo le scale da persona normale. Con uno slancio debole e controllato, lascio scivolare il telefono sulla scrivania e rifaccio il letto. A malincuore, tolgo il pigiama caldo, l'impatto con l'aria fredda circostante mi rabbrividisce e rallenta i miei movimenti. Indosso una maglia, sovrastata da una felpa con la zip, e un paio di leggings neri. Siedo a peso morto sulla sedia con le rotelle e faccio due giri su di essa, prima di afferrare i bordi della scrivania e tirami sotto.

Vado avanti con l'elaborato per la maturità, senza tenere sott'occhio l'ora che passa. E cavolo, è già l'una e mezza. Ho ignorato i segnali sinfonici del mio stomaco che chiede cibo, quindi è un ottimo motivo per chiudere il tutto e andare a mangiare. Riordino libri e quaderni, ripongo la sedia sotto la scrivania ed esco socchiudendo la porta alle spalle. In cucina, c'è già mio padre che prepara il pranzo e mi pento subito di essere scesa. Faccio un mezzo giro, tenendo il fiato per non fare rumore, ma mi precede. "Allora, stasera che fai?", chiede senza voltarsi. Lascio andare l'aria che trattenevo, e mi affianco a lui, per aiutarlo. "Il solito, papà".

Il rapporto che ho con mio padre è bello, davvero, ma non mi permetterebbe mai di farmi rincasare dopo certe ore o di farmi andare in certi posti, come ha sempre permesso a mio fratello. La scusa? Lui è un maschio, un uomo, capace di difendersi da pericoli e controversie, a differenza mia, povera e docile femminuccia indifesa. Sbuffo al solo pensiero e come ogni volta la sua domanda arriva puntuale. "Ci sono dei ragazzi con voi?",  chiede, tenendo gli occhi fissi sul tagliere. "No, papà, non ci sono", giro gli occhi al cielo. "Stai comunque attenta a chi c'è". Un postilla che mi ha ripetuto fin troppe volte, da farmi odiare chiunque mi circondi.

Arriva anche mia madre, una boccata d'aria per il mood che si è creato con mio padre. Ci sediamo a tavola, mio fratello arriva correndo da camera sua. Osservo i movimenti di mia mamma mentre gesticola per raccontarci di quanto sono insopportabili i clienti di prima mattina. Sparecchio in fretta e prima di scappare in stanza, faccio un smorfia e il dito medio a mio fratello a cui oggi gli tocca il turno dei piatti. "Vaffanculo Meri, tanto toccherà anche a te", urla ironico. Chiudo la porta e giro su me stessa al centro della stanza dall'euforia che stava salendo per l'uscita di questa sera.

Passo il pomeriggio, principalmente a fare nulla, senza senso di colpa, dopotutto è weekend anche per me. Scorro la home page di Instagram, cercando qualche spunto particolare su make-up o tipi di vestiti che risaltano il fisico a triangolo invertito, come il mio. Chiacchiero con Alex al telefono e mi ricorda di quanto è bono il professor Morrison e di come vorrebbe essere cucinato da lui, sul banco da cucina.

𝑩𝒐𝒓𝒏 𝑻𝒐 𝑳𝒐𝒗𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora