𝑀𝑒𝓇𝒾

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Mi affeziono sempre,
ma so che mi sbaglio
Silent Bob


Rimango immobile, con il cuore che scalcia nel petto. I suoi passi riecheggiano sempre più distanti, ma io sono rimango ferma con l'amaro in bocca. Il vento sferza sul viso, raffreddandolo. Il mio copro vibra al pensiero di essere toccata da lui, ma mi scuoto. "Andiamo Luce", dico alla mia cagnolina, che continua a graffiarmi i pantaloni.

Cammino lentamente, con lo sguardo basso. Come è sempre stato, anche per Christopher non sono sufficiente per godere delle sue attenzioni. Osservo il mio riflesso nelle vetrate dei negozi. 

Il viso macchiato di lentiggini, occhi sproporzionati, seno eccessivo per la corporatura scheletrica. Indosso i soliti abiti anonimi e il mio viso naturale, non è mai risaltato da prodotti cosmetici. Labbra sottili e chiare, i capelli meritano più attenzione; sono informi e sfibrati. 

Gli occhi si inumidiscono, quindi smetto di pensare a ciò che sono. Arrivata a casa, mi chiudo in camera e continuo la solita routine monotona della domenica. 

I giorno passano veloci e la scuola diventa pesante di volta in volta. I test e i compiti per casa si  moltiplicano ogni settimana. La pressione della maturità aumenta e sono una crisi di nervi.

I giorni di assenza del prof. Morrison, rendono le giornate ancora più soporifere. Non c'è alcuno sguardo, alcuno gioco di parole, ma oggi sembra cessare questa monotonia.

Come segnalato dai bidelli, il nostro insegnante di cucina si presenta a lezione. Oltrepassa la classe serio e si appoggia sulla scrivania. Osserva gli studenti, uno per uno. Sistemo la postura, aspettando il mio turno. 

I nostri occhi si scontrano e noto un leggero sorriso sul volto. Rimane fisso più al lungo rispetto che ai miei compagni e lasciando salire un brivido lungo la schiena. Alex possa i gomiti pesantemente sul banco e intreccia le dita. Mi giro e lui posa il mento sul dorso delle mani, serrando e alzando gli  angoli delle labbra. "Che c'è", sorrido impacciata. So già dove vuole curiosare, ma faccio finta di niente e frugo nell'astuccio per smorzare l'imbarazzo.

Sospira rumorosamente. "Oh niente, solo... cosa c'è fra voi due?", chiede alzando le sopracciglia più volte. Sposto il suo alito dal mio naso, spingendolo via con una mano.

Guardo Morrison un'altra volta, ma questa volta noto il suo abbigliamento. La camicia nera, perfettamente stirata e le maniche girate impeccabili fino a metà degli avambracci spessi e duri. I pantaloni neri stringono le sue cosce massicce.

La lezione si avvia dopo due rimproveri e non posso fare a meno di guardarlo. Ogni volta che alzo gli occhi dal quaderno delle ricette, i suoi sono già fissi su di me, come se mi tenesse sotto controllo. 

Morrison si muove lentamente tra le postazioni e ogni volta che passa dietro le mie spalle, l'aria gelida mi sposta i capelli, attecchendo sulla pelle sensibile. Il cuore pulsa nel petto, ma cerco di non lasciarmi distrarre. 

Continuo la pianificazione del pasto, ma il suono del suo respiro vicino, mi provoca brividi intermittenti. "Cosa prepara, signorina".  La sua voce bassa, che penetra nelle orecchie, mi fa sobbalzare. Volto appena la testa e intravedo il suo volto posteggiando affianco al mio.

Poso la bowl e mi sostengo con le mani sul bordo del bancone. "Un carpaccio di capesante in salsa di agrumi e spuma di avocado". Lo guardo negli occhi, che già posavano su di me. "Ottima scelta". La sua mano posa sul mio braccio e lascio che una scarica elettrica percorra la colonna vertebrale. "Sicuramente, sarà in grado di compierne altrettante uguali". Morrison sorride appena, e in quel momento un flashback mi acceca la testa. Penso all'incontro tra Christopher e Morrison. Mi domando se è questo che si prova quando si è desiderati.

𝑩𝒐𝒓𝒏 𝑻𝒐 𝑳𝒐𝒗𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora