𝑀𝑒𝓇𝒾

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Credere una cosa perché si è
udito dirla, e perché non si è
avuto cura di esaminarla, fa
torto all'intelletto umano.
Giacomo Leopardi



Mi sveglio una seconda volta, ma questa volta è mattina. Il sole è già sorto e l'aria fresca mi colpisce il viso, ma non riesce a liberarmi dal peso che sento dentro. Continuo a pensare a Christopher, al suo silenzio, ai miei messaggi rimasti sospesi, senza una risposta.

Guardo il telefono, sperando che qualcosa sia cambiato. Nulla. Solo quel vuoto fastidioso.

Mi mordo il labbro, combattendo l'impulso di scrivergli ancora. Dovrei lasciar perdere, lo so. Eppure, una parte di me non vuole arrendersi.

Perché sono così ossessionata da lui?

Trovo la forza di alzarmi dal letto, anche se ogni movimento sembra pesare il doppio. Mi trascino in cucina, preparo il caffè senza davvero pensarci. Le mie mani si muovono in automatico, mentre la mia mente è ancora bloccata su di lui.

"Buongiorno, Meri," sento la voce di mia madre alle mie spalle, lieve ma attenta. Sento il suo sguardo su di me mentre mi verso il caffè.

"Buongiorno," rispondo senza girarmi, cercando di mascherare l'agitazione che mi porto dentro.

Lei si avvicina, appoggiandosi al tavolo. "Tutto bene?" chiede, con quel tono che conosce troppo bene quando qualcosa non va.

"Sai domani ho un colloquio per una pasticceria", dico interrompendo il sottile imbarazzo che si stava per creare.

Mia madre si gira di scatto, spalanca gli occhi e un sorriso incredulo le si forma lentamente sul viso. "Ma è fantastico, Meri!" esclama, alzandosi di colpo. Si avvicina a grandi passi e mi abbraccia così forte che mi manca il respiro per un attimo, ma la sensazione di calore e affetto è travolgente. Mi stringe come se quel gesto potesse contenere tutto l'orgoglio e la gioia che sta provando.

"Il tuo sogno, Meri! Si sta avverando," mormora con voce emozionata. "Sono così orgogliosa di te". Mi godo il suo abbraccio ancora per poco, poi scappa al lavoro.

Ora la casa è riempita solo dal silenzio. Mentre sorseggio il caffè, il telefono vibra sul tavolo. Il cuore mi balza in gola, ma quando lo afferro con la mano tremante, vedo che è solo una notifica di Alex.

Non è lui.

Sì, non sono mai stata una ragazza sicura di sé, ma riuscivo comunque a gestire i miei pensieri, i miei sentimenti - o forse è quello che credo - ma sento come se stessi camminando su un filo sottile, aspettando solo di cadere. Tutto sembra dipendere da lui, da un suo gesto, da un suo messaggio.

Sento il telefono vibrare sulla banco di cucina. Con il cuore che mi sobbalza, mi avvicino per vedere chi è: Alex. Sfiato l'aria che stavo trattenendo, senza rendermene conto.

Alex: ti sono arrivate offerte di lavoro?

La sua domanda mi coglie alla sprovvista. Di solito parliamo della giornata o di quanto Morrison "mi faccia arrossire".

Meri: si non ci crederai! Morrison mi ha offerto una lavoro in una pasticceria... NUOVA!

Passo la mattina al telefono con Alex, parlando del professor Morrison e dell'offerta di lavoro. La sua voce dall'altro lato è un rifugio familiare, ma mentre gli spiego i miei dubbi sulla proposta, sento riaffiorare l'ansia.

"È un'opportunità incredibile," dico, cercando di convincermi, "ma l'idea di lavorare in un posto così raffinato, così esigente... non so se sia l'ambiente giusto per me." Le parole escono più veloci del previsto. "I miei attacchi di panico... e se non riuscissi a gestirli? E se non fossi all'altezza?".

Alex ascolta in silenzio per un momento, poi sospira dolcemente. "Meri, ti stai preoccupando troppo, come sempre. Questa è un'offerta pazzesca, io non me la lascerei scappare." Le sue parole colpiscono i miei dubbi, alleggerendo la mia insicurezza.

"Non ti chiederà mica di essere la pasticcera Michelin di turno," continua, cercando di alleggerire la situazione. Rido nervosamente, ma una leggera insistenza si fa evidente, come se volesse spingermi ad accettare la proposta.

Aspetto ancora qualche secondo prima di rispondergli. "Non lo so Alex, ci penso" dico sfoggiando un sorrido insicuro, consapevole che non può vederlo. "Pensaci bene, Meri," persiste, "io lo dico per te, perché è un'offerta che sognerebbe qualsiasi aspirante pasticcera." Il suo tono è sempre lo stesso, ma una sensazione di stranezza mi lascia perplessa, come se ci fosse qualcosa di più dietro le sue parole.

"Eh, va bene," rispondo, cercando di sembrare decisa, come se stessi facendo un favore a entrambi. "Accetterò, perché potrebbe non ricapitarmi più." Le parole escono in modo automatico, ma dentro di me un tumulto di emozioni continua a crescere.

"Stupendo Meri! Il tuo sogno è praticamente realtà", continua frettoloso, "adesso devo andare fammi sapere quando hai firmato il contratto". Non faccio nemmeno in tempo a rispondere che Alex ha già chiuso la chiamata. Mi rimane il telefono in mano, con le sue parole che mi rimbombano nelle orecchie.

Lo faccio? Sì, lo faccio.

Fisso per qualche secondo il numero non salvato sul display, quello di Morrison. Il cuore mi batte all'impazzata nel petto e sento le mie mani sudare. Premo il pulsante e metto il telefono all'orecchio, ansiosa e in attesa.

"Mia cara Meri," risponde subito dopo il secondo squillo, la sua voce calda e melodiosa. "Sono lieto che la mia proposta sia di tuo interesse." Le sue parole sono lente e basse, facendomi arrossire.

"S-sì," tremo nel rispondere, cercando di mantenere la calma. Appoggio una mano sulla scrivania, trovando una penna e iniziando a giocherellarci per smaltire un po' di tensione.

"Domani scendo giù in città," continua Morrison, la sua voce sicura e autoritaria. "Possiamo vederci nella nuova pasticceria, così che potrai vedere il posto e firmare il contratto." Le sue parole mi riempiono di inquietudine, una sensazione che si fa strada nel mio stomaco.

Anche se nella mia testa c'è una vocina che continua a urlare "no," io accetto comunque l'invito. Mi sento impotente e vulnerabile, come se fossi comandata da un burattinaio invisibile, le sue mani invisibili che muovono i miei fili.

Smettila, Meri. È solo una proposta di lavoro. CALMATI!

"Va bene per le 9:00?" mi chiede Morrison. - NO! - "Sì, certo". Cercando di infondere un po' di determinazione nella mia voce, anche se sento la paura che mi serra la gola.

Finita la conversazione, il mio corpo ha una scarica, che mi percorre tutto il corpo. Inserisco la biro nel porta penne e mi affaccio alla finestra. Il sole di mezzogiorno picchia sull'asfalto rovente, riflettendo un calore quasi opprimente. Apro la finestra e prendo un respiro profondo, mentre l'aria calda invade il mio respiro.

Mi sdraio sul letto e scrivo un messaggio a Coco.

Meri: sei libera dopo pranzo?

Coco: per te, sono sempre libera ;)

Coralline mi risponde con una velocità inaspettata, il suo entusiasmo quasi palpabile anche attraverso lo schermo. Sento un sorriso farsi strada sul mio volto, un raggio di luce in mezzo alle mie incertezze.

Scatto in piedi, sentendo il mio stomaco brontolare. Scendo in cucina, e la vista della lasagna avanzata di mio fratello mi fa venire l'acquolina in bocca.

Mentre metto la lasagna nel microonde, la mia mente vaga. Penso a domani e all'incontro con Morrison, a cosa mi ha detto Alex, a cosa potrà dirmi Coco oggi pomeriggio e... a Christopher.

Il microonde emette un segnale, e prendo il piatto con uno scatto. Adesso ho troppa fame per pensare ai miei problemi.

𝑩𝒐𝒓𝒏 𝑻𝒐 𝑳𝒐𝒗𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora